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Aspettando la tregua, Gaza non trova pace: raid ovunque

Aspettando la tregua, Gaza non trova pace: raid ovunqueUna fossa comune a Khan Yunis: i corpi di 110 palestinesi seppelliti nella città meridionale di Gaza – Ap/Mohammed Talatene

Israele/Palestina Bombardamenti a Khan Yunis, Rafah, Beit Lahiya, Nuseirat. 15mila uccisi dal 7 ottobre. In manette il direttore dello Shifa, sotto interrogatorio dei servizi israeliani: è accusato di aver coperto Hamas

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 24 novembre 2023
Michele GiorgioGERUSALEMME

Saltata ieri mattina, la tregua di quattro giorni tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza dovrebbe scattare questa mattina alle 7 locali, le 6 in Italia. Se non ci saranno ulteriori intoppi. Bombardamenti israeliani, combattimenti e lanci di razzi avranno termine (temporaneamente) nel nord e nel sud di Gaza e un flusso di aiuti umanitari più sostenuto entrerà nella Striscia.

Si parla di 200 autocarri. Poi alle ore 16 i primi 13 dei 50 ostaggi israeliani che Hamas si è impegnato a rilasciare, saranno consegnati alla Croce rossa che li porterà a una postazione dell’esercito israeliano. Si tratta di donne, madri (una di loro avrebbe partorito nei giorni scorsi), ragazzi e bambini.

Saranno trasferiti in vari centri ospedalieri dove incontreranno le famiglie. Ieri Israele ha ricevuto l’elenco con i nomi degli ostaggi che saranno liberati oggi e nei prossimi tre giorni. Include tre israeliane in possesso anche della cittadinanza Usa, tra le quali una bambina di quattro anni.

IL QATAR, che ha mediato tra le due parti in guerra, confermando ieri l’inizio della tregua, ha indicato che oggi sarà scarcerata da Israele una parte dei 150 prigionieri politici palestinesi che il governo Netanyahu si è impegnato a liberare. Quaranta, secondo la tv Canale 13. Sono in prevalenza donne e adolescenti.

Non è noto se già oggi tornerà alla sua abitazione di Jabal Al Mukaber (Gerusalemme est) Israa Jaabis, il più conosciuto dei 300 nomi che compongono la lista di prigionieri palestinesi che saranno scarcerati se Hamas libererà altri 50 ostaggi, oltre a quelli già decisi. Jaabis fu arrestata nel 2015 vicino al checkpoint di Al-Zayyim (Gerusalemme). Trasportava nella sua auto un televisore, suppellettili e una bombola del gas.

La sua auto prese fuoco a causa di una perdita di gas e la donna rimase gravemente ustionata su tutto il corpo. I soldati di guardia al posto di blocco non l’aiutarono sospettando che Jaabis volesse compiere un attacco, accusa che la donna ha sempre negato. Arrestata e incarcerata, nel 2016 è stata condannata a undici anni di prigione e il suo caso è stato portato in ambito internazionale.

Tra i minori palestinesi che saranno scarcerati, alcuni sarebbero stati arrestati nelle scorse settimane in Cisgiordania e Gerusalemme, durante le retate compiute da Israele dopo l’attacco di Hamas. Sono 145 gli adolescenti palestinesi arrestati dal 7 ottobre.

Se decine di israeliani si preparavano ieri sera ad abbracciare i loro familiari rimasti in ostaggio di Hamas per quasi 50 giorni, a Gaza i civili cercavano ancora scampo dalle bombe. Anche ieri, giorno che tanti palestinesi si auguravano di tregua, i bombardamenti aerei hanno colpito ovunque a conferma che, terminata la «pausa umanitaria», le forze armate israeliane lanceranno l’offensiva anche nel sud di Gaza dove sono sfollati dal nord circa un milione di persone. Il ministro della Difesa israeliano Gallant prevede «altri due mesi» di operazioni militari a Gaza.

FONTI GIORNALISTICHE palestinesi ieri riferivano di una scuola con dentro sfollati, la Abu Hussein nel campo profughi di Jabaliya, colpita da un missile (27 uccisi). Bombardamenti con decine di morti e feriti a Khan Yunis, Rafah e ore prima nel campo profughi di Nuseirat e Beit Lahiya dove è stato ridotto in macerie un intero quartiere e nove famiglie sono state decimate.

Migliaia di sfollati continuano a fuggire verso la parte meridionale di Gaza, ma dal nord vanno a sud anche i cadaveri. I cimiteri in quella parte della Striscia scoppiano dopo i quasi 15mila morti fatti dai bombardamenti aerei, secondo i dati forniti dal ministero della sanità di Gaza. 111 salme, chiuse in sacche di colore azzurro, sono state trasferite dall’ospedale Shifa e sepolte in una fossa comune. Nessuno ha potuto identificarle.

Allo Shifa ieri i soldati israeliani hanno arrestato il direttore Mohammed Abu Salmiye con l’accusa di aver ignorato se non addirittura di aver coperto le attività di militanti di Hamas che, denuncia Israele, avrebbero costruito una rete di gallerie sotterranee a scopo militare. Mentre Israele afferma che Hamas ha localizzato le sue strutture operative sotto l’ospedale, i palestinesi accusano l’esercito dello Stato ebraico di aver preso di mira una struttura medica dove migliaia di civili avevano cercato rifugio dagli attacchi aerei.

Assieme ad Abu Salmiye sono stati arrestati altri medici dello Shifa, a un posto di blocco sulla strada che collega il nord di Gaza al sud. Mai Al-Kayla, la ministra della sanità dell’Autorità nazionale palestinese a Ramallah ha denunciato l’arresto di Abu Salmiye come una violazione del diritto umanitario internazionale. Quello del direttore dello Shifa non è il primo e soprattutto non sarà l’ultimo a Gaza. Israele ha rioccupato la Striscia da cui aveva evacuato soldati e coloni nel 2005.

Intanto funzionari delle Nazioni unite ed esperti internazionali avvertono che quattro giorni di tregua, al di là dei proclami di Israele, non basteranno ad alleviare in modo significativo le difficoltà enormi in cui si dibattono i palestinesi. La pausa, spiegano, è un cerotto su una crisi umanitaria spaventosa. Il direttore esecutivo di Doctors of the World, Joel Weiler, ha definito «uno scherzo» l’idea che l’aiuto umanitario vitale per quasi due milioni di palestinesi nel sud di Gaza possa essere fornito in quattro giorni.

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