Aspettando il gennaio di Trump, tornano i post-it del malessere alla fermata della metro
Le differenze rispetto a otto anni fa Prima manifestazione di protesta in programma, la Women’s March a Washington, solo due giorni prima dell’insediamento del tycoon alla Casa bianca. Nel frattempo, “subway therapy”
Le differenze rispetto a otto anni fa Prima manifestazione di protesta in programma, la Women’s March a Washington, solo due giorni prima dell’insediamento del tycoon alla Casa bianca. Nel frattempo, “subway therapy”
Nel 2016 la prima manifestazione contro Donald Trump e tutto quello che la sua amministrazione avrebbe rappresentato si è svolta il giorno seguente la vittoria del tycoon. Nella sola New York si erano mobilitate 120.000 persone, indignate dal fatto che la maggioranza dei cittadini americani fosse rappresentata da un presidente che non aveva votato, eletto grazie al famigerato sistema dei collegi elettorali che non sempre coincide con il pensiero politico collettivo.
Quest anno la storia è molto diversa, Trump ha vinto le elezioni a furor di voto popolare, e la resistenza a ciò che lui e il suo movimento rappresentano non ha ancora mostrato il proprio volto, ci sono solo come dei piccoli tentativi che non si sa ancora se prenderanno una forma più solida nei prossimi mesi e quale sarai questa ipotetica forma.
AL MOMENTO la Women’s March ha annunciato una manifestazione che si terrà a Washington il 18 gennaio, due giorni prima dell’entrata di Trump alla Casa Bianca. La prima Women’s March si era tenuta il giorno dopo l’insediamento di Trump, nel 2017, ed è considerata la più grande manifestazione mai vista negli Usa. Otto anni dopo, il sabato prima del secondo insediamento di Trump, delle organizzazioni come Abortion Access Now, Planned Parenthood e Aclu, faranno nuovamente fronte comune contro la destra. Altri gruppi stanno preparando, invece, una manifestazione proprio per il giorno dell’insediamento, il 20 gennaio, di cui la maggior parte sono gruppi studenteschi che si battono per la Palestina e la fine della guerra a Gaza e che hanno sostenuto il movimento degli “uncommitted”.
«NON CAPISCO PERCHÉ vogliate protestare per un risultato elettorale che avete contribuito a creare», ha commentato uno degli iscritti alla mailing list degli organizzatori, altri hanno sottolineato che ad organizzare questa manifestazione, né altre contro Trump, non si è presentata la leader dei verdi Jill Stein, che molti nei gruppi ProPal hanno votato in segno di protesta.
«Ogni volta Stein scompare fra un’elezione e l’altra, a quanto pare si mostra solo ogni 4 anni», ha scritto una iscritta sottolineando che questa è anche l’opinione sia di Alexandria Ocasio-Cortez che di Cornell West.
Chris Smalls, il principale organizzatore del sindacato di Amazon, invece, presente nello stesso gruppo di attivisti, cerca di portare la discussione su argomenti che possano unire, e non frazionare un movimento che sta provando a nascere e di cui «abbiamo bisogno tutti, per il bene dei lavoratori, delle minoranze e della nostra democrazia».
A dare voce al malessere di chi non si riconosce in questi Stati Uniti di destra, a New York è tornata quella che nel 2016 era stata chiamata “subway therapy”, una fermata della metropolitana alle porte del Greenwich Village dove i newyorkesi sono invitati a condividere i propri sentimenti tramite post-It attaccati sui muri. L’organizzazione madre di questa iniziativa è Listening Lab, associazione che promuove la conversazione e il confronto all’interno delle comunità di New York. Oltre a mettere a disposizione post-It e pennarelli, chi arriva alla fermata trova un membro dell’organizzazione seduto a un tavolo per parlare con chiunque abbia bisogno di esprimere il proprio malessere o solo per essere ascoltato.
«SUBWAY THERAPY è un progetto che invita le persone a parlare tra loro attraverso la scrittura – ha dichiarato al portale di notizie Gothamist il fondatore del progetto Matt Chavez -. È un modo per invitare all’espressione pacifica e alla costruzione di comunità che in questo momento cruciale e più importante che mai».
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