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Ascari (M5S): «Nordio risponda sul caso Yaeesh. Si rischia un precedente pericoloso»

Anan YaeeshAnan Yaeesh

Italia/Israele Intervista alla parlamentare firmataria, con tutto l'intergruppo "Per la pace in Palestina e Israele", dell'interrogazione al ministro della giustizia: «Vogliamo sapere su quali basi il cittadino palestinese è stato arrestato. Se l’estradizione venisse autorizzata, di quanti altri palestinesi Israele potrebbe chiedere l’estradizione?»

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 18 febbraio 2024

È firmata da tutto l’intergruppo parlamentare «Per la pace tra Palestina e Israele» l’interrogazione indirizzata al ministro della giustizia Nordio e a quello degli esteri Tajani in merito alla richiesta di estradizione del 37enne palestinese Anan Yaeesh, in prigione in Italia dal 29 gennaio. «È stata sostenuta da tutti, Laura Boldrini, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli… Più di venti parlamentari», ci spiega Stefania Ascari del Movimento 5Stelle.

Cosa chiedete ai ministri?

Chiarimenti sulla richiesta di estradizione di Israele che, se concessa, creerebbe un precedente serissimo alla luce dell’obbligo di giusto processo e delle condizioni di detenzione nelle prigioni israeliane, come descritte anche dall’ultima relazione della relatrice speciale Onu Francesca Albanese. Condizioni disumane e di tortura. Parliamo di un ragazzo residente in Italia, titolare di regolare permesso, con un passato di persecuzioni alle spalle in quanto palestinese. Riteniamo inaccettabile che Israele muova simili richieste arbitrariamente e che l’Italia si pieghi.

Colpisce, oltre all’accoglimento della richiesta, la scelta della misura cautelare più pesante, il carcere, a fronte – tra l’altro – di una documentazione nebulosa.

Chiediamo di capire sulla base di quali accuse a un cittadino regolarmente residente sia stata ristretta la libertà personale con la misura più grave presente nel nostro ordinamento penale. Nell’interrogazione evidenziamo che Yaeesh ha alle spalle un passato di resistenza politica in Cisgiordania e ha subìto sofferenze e persecuzioni.

Al di là al di là del reato che potrebbe aver commesso o meno, l’estradizione è vietata se c’è il rischio di subire trattamenti disumani e torture.

Parliamo di un paese che utilizza tortura, privazione del cibo del sonno e detenzione arbitraria amministrativa senza aver commesso reati. E parliamo di più di 5.000 palestinesi detenuti in queste condizioni dal 7 ottobre in avanti. Torno sul punto per me più pericoloso: creare un precedente. Quanti cittadini palestinesi potrebbero venire estradati? Se l’estradizione venisse autorizzata, di quanti altri palestinesi Israele potrebbe chiedere l’estradizione?

La decisione di Nordio di accettare a scatola chiusa ha un significato politico prima che giuridico? Ribadire il sostegno allo Stato di Israele?

Da giurista ho bisogno di conoscere gli atti. Però una decisione così immediata onestamente non me la ricordo. Soprattutto in un momento in cui è in corso un conflitto gravissimo in cui all’orrore del 7 ottobre, che noi abbiamo condannato fermamente, è seguito un orrore che va avanti, l’uccisione di 30mila palestinesi. Si concederebbe un’estradizione in un momento in cui è in atto un massacro senza precedenti.

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