«Le chiacchiere sull’agenda Draghi non esistono, si tratta di un metodo senza formula politica. La centralità va al lavoro a ai beni comuni» spiega Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Art 1.

Calenda torna a cannoneggiare il centrosinistra «coalizione senza programma, zattera di salvataggio per il ceto politico».
È sempre molto indulgente con la destra verso cui ha una simpatia naturale, politica ma persino antropologica. È chiaro che fa la campagna elettorale contro la sinistra a partire da Democratici e progressisti, l’obiettivo è far vincere Meloni e co. La questione morale oggi non sono solo i politici che rubano ma anche quelli narcisisti che non mantengono la parola, inseguono i follower più che le idee. Così non ci sono più partiti ma capintesta con formazioni personali che dopo le elezioni si sciolgono.

Il centrodestra mette subito nel mirino il Quirinale.
L’illusione ottica che ci fosse un pezzo moderato nella destra è una forma di ingenuità imperdonabile, non esistono i moderati da qual lato dello schieramento, questo ci dice la storia degli ultimi 30 anni. Berlusconi è il padre di Salvini e Meloni, il primo ad aver sdoganato il post fascismo in Italia, è chiaro che appena ha l’occasione mette naturalmente in campo delle proposte di carattere eversivo.

Salvini ha iniziato la sua campagna all’insegna di ‘Credo’ proiettato sui muri.
Salvini è cattolico quanto io sono di destra. Mi ricorda il mussoliniano «credere, obbedire, combattere» oltre che un uso improprio dell’illuminazione, cosa che stride con la crisi climatica, che è la priorità assoluta, e la guerra che dovrebbe raccomandare un uso parco dell’energia.

L’alleanza con i 5S non è più praticabile.
Conte è un uomo intelligente, un sincero democratico, sapeva benissimo che nel momento in cui contribuiva a innescare la crisi, su cui la destra si è gettata per andare a elezioni anticipate, si sarebbe incrinato il rapporto con i progressisti. Non credo che Conte abbia fatto la scelta senza calcolarne gli effetti. Una decisione presa in un momento particolare: la domanda di stabilità non è un valore in sé ma in questa fase drammatica, tra guerra, pandemia e inflazione a due cifre, in qualche modo corrisponde a un bisogno di protezione dei ceti più deboli. Larghissima parte del popolo non ha capito le ragioni delle crisi, l’ha vista come la politica che pensa solo a se stessa. Il tavolo che faticosamente si era aperto, grazie anche all’iniziativa di Conte, tra governo e sindacati si è immediatamente interrotto per le elezioni anticipate. Nel menu c’erano tre cose: rivalutazione del potere d’acquisto per contrastare l’inflazione; salario minimo; misure contro la precarietà, tema fortissimo. Arrivano 209 miliardi di euro ma la ripresa sta generando lavori precari e instabili. Per questo i sindacati e tutto l’associazionismo ci hanno detto di non portare il paese al voto.

È una strada chiusa anche per il futuro?
È una frattura dolorosa soprattutto per noi di Art 1 che abbiamo lavorato fino all’ultimo minuto utile, anche fino a ieri, per trovare una soluzione almeno tecnica per andare insieme alle elezioni. La legge elettorale, pessima, prevede per l’uninominale che si vada insieme anche senza programma né leadership comune. È come un cenone di Natale dove i parenti si vedono una volta all’anno, stanno insieme fino a mezzanotte e poi si separano. Abbiamo lavorato fin dal 2013 a far cadere il muro di incomunicabilità tra il Movimento e il centrosinistra, anche quando ci prendevano per matti. Il primo tentativo l’ha fatto Bersani. Questa strategia subisce una battuta d’arresto ma non è morta, da parte nostra non arriverà nessun attacco ai 5S o al presidente Conte, rivendichiamo la nostra esperienza nel Conte 2, che giudichiamo positiva, con il lavoro sui beni comuni a partire dalla Sanità pubblica. Dopo il voto si vedrà, il nemico comune è la destra.

Siete nella lista Democratici e progressisti, qual è il vostro spazio di azione politica?
Saremo presenti con i candidati in tutte le regioni. Abbiamo fatto un congresso ad aprile coinvolgendo 14mila persone su una piattaforma unitaria, quella di Speranza, che ha preso il 90% dei voti. Piattaforma che diceva due cose: lavorare al campo largo progressista e investire sulla lista unitaria della sinistra democratica, a partire dalle forze che sono nel solco del socialismo europeo. Portiamo nel progetto due priorità. La prima è la centralità del lavoro con una piattaforma laburista: eliminare la precarietà, a partire da una legge sulla rappresentanza che consenta di arginare i contratti pirata, affrontare la grande questione salariale. E poi i beni comuni a partire da Salute e Scuola, sottratte alla legge del profitto.