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Arriva lo “spazza prescrizione”. E divide gli alleati

Arriva lo “spazza prescrizione”. E divide gli alleatiUn'aula di tribunale

Giustizia Anche la Lega contro l'emendamento grillino che trasforma il disegno di legge anticorruzione. Sulla ammissibilità l'ultima parola ai 5 Stelle. Ma la sfida del partito di Salvini è ad alzo zero: pioggia di proposte ostili, come quella che vuole imporre un notaio alla piattaforma Rousseau

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 2 novembre 2018

Matteo Salvini non c’era quando, il 6 settembre scorso, il Consiglio dei ministri approvò il disegno di legge anticorruzione. O almeno annunciò di averlo approvato, visto che ci vollero altri diciotto giorni prima che fosse effettivamente trasmesso alla camera dei deputati, segno anche questo che Lega e M5S sull’argomento sono divisi. Adesso che lo «Spazzacorrotti» – così lo chiamano i grillini sui social – è arrivato nella settimana decisiva in commissione, l’ostruzionismo della Lega viene allo scoperto. Il partito del ministro dell’interno deposita una messe di emendamenti, tra i quali diversi soppressivi di interi articoli (otto, su dodici articoli in totale del disegno di legge) e altri capaci di stravolgere il provvedimento. Si comporta, cioè, «quasi da opposizione», come disse Salvini dei 5 Stelle che a parti rovesciate provarono a cambiare il decreto sicurezza. Ma soprattutto la Lega si mette di traverso al provvedimento bandiera dei grillini, l’asso nella manica tirato fuori dal ministro della giustizia Bonafede: lo stop definitivo alla prescrizione dopo il processo di primo grado. L’emendamento è inammissibile anche per i rappresentanti leghisti nelle commissioni affari costituzionali e giustizia; la decisione è nelle mani dei due presidenti delle commissioni. Entrambi del Movimento 5 stelle.

Giuseppe Brescia e Giulia Sarti decideranno lunedì, ma la questione è già uscita dal piano tecnico e viene gestita direttamente dal vertice politico dei partiti. La frenata al provvedimento anticorruzione, che sta i 5 Stelle come la legittima difesa sta alla Lega, è chiaramente una mossa tattica. Se per un verso gli emendamenti leghisti attaccano il cuore del disegno di legge – il daspo «a vita» per i corrotti, l’agente sotto copertura, l’accesso ai benefici carcerari – per un altro sono delle vere e proprie provocazioni agli alleati. Un emendamento prevede l’obbligatorietà dello statuto per i movimenti politici oltre che per i partiti, un altro – sempre a firma Lega – che la regolarità dei voti sulle piattaforme online venga garantita da un notaio.

Prima di tutto a dividere i due partiti di governo sarà la prescrizione, già parecchio ridimensionata a giugno 2007 dalla riforma Orlando. Non abbastanza per i grillini, ed ecco allora l’emendamento – «non concordato», giurano i leghisti – capace di squilibrare l’intero disegno di legge. La riforma della prescrizione è radicale, anche se non raggiunge le vette promesse da Di Battista in campagna elettorale: «La fermeremo al momento del rinvio a giudizio». Ci si avvicina. L’emendamento 1.100 firmato dai relatori (anche in questo caso, tutti e due grillini) stabilisce che i termini di prescrizione siano interrotti (il testo dice «sospesi», ma per non riprendere mai più) dopo la sentenza di primo grado, condanna o assoluzione che sia. Una classica norma-manifesto, dal momento che è destinata a vivere solo il tempo necessario perché qualcuno la porti davanti alla Corte costituzionale. La nostra Carta stabilisce infatti che la legge deve assicurare la «ragionevole durata del processo», mentre in questo modo, dopo il primo grado, i processi potrebbero durare anche all’infinito. Non è neanche una novità di immediata applicazione, visto che le regole sulla prescrizione non possono essere retroattive: bisognerà attendere nuovi reati e nuovi processi.

Una riforma di tale rilevanza secondo i 5 Stelle può trovare spazio in tre commi (d-bis, d-ter e d-quater) da inserire nel primo articolo di un disegno di legge che si occupa nel titolo della lotta alla corruzione. Un po’ come un condono per Ischia in mezzo a un decreto per il ponte di Genova. I leghisti si sono uniti a tutti gli altri partiti che hanno chiesto l’inammissibilità. O in subordine la riapertura dei termini di discussione: la legge viaggia con procedura d’urgenza e dovrebbe approdare in aula il 12 novembre. Sulla prescrizione «non è avvenuta nessuna istruttoria legislativa degna di questo nome», ricorda il deputato Pd Stefano Ceccanti; in commissione sono stati ascoltati giuristi e costituzionalisti ma di prescrizione ancora non si parlava. Nella notte tra mercoledì e giovedì, subito dopo il voto del decreto Genova, in aula Forza Italia e Pd hanno chiesto l’intervento del presidente Fico. Brescia, presidente M5S della prima commissione, ha detto ieri che l’ammissibilità di tutti gli emendamenti, a cominciare da quello sulla prescrizione, sarà valutata «nella piena consapevolezza della delicatezza e della rilevanza dell’argomento». Ma anche «condividendo lo spirito dei presentatori che non vogliono più rinviare la discussione in merito».

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