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Arrestati presunti responsabili uccisione israeliana. I coloni vogliono di più

Arrestati presunti responsabili uccisione israeliana. I coloni vogliono di piùCisgiordania. Controlli alle porte di Hebron (archivio)

Territori occupati Sarebbero due fratelli palestinesi individuati, pare, con i sistemi di sorveglianza digitali disseminati in tutta Hebron. Ieri ucciso un giovane a Zababdah (Jenin).

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 agosto 2023

Grazie ai sistemi di sorveglianza elettronica che hanno installato a Hebron e che riuscirebbero a controllare ogni movimento dei palestinesi, l’esercito e l’intelligence di Israele avrebbero catturato già ieri i responsabili dell’attacco armato in cui due giorni fa è rimasta uccisa una colona, Batsheva Nigri. Almeno così scrivevano ieri i media locali. Si tratterebbe di due fratelli Saqr e Muhammad al Shantir. I due sarebbero stati arrestati in una fattoria a sud della città. Erano in possesso di un mitra M16. Di Zababdeh (Jenin) invece era Othman Abu Kharj, 19 anni, colpito alla testa e ucciso da un proiettile sparato da soldati israeliani durante proteste alle porte di villaggio. Dall’inizio dell’anno sono stati uccisi in Cisgiordania 228 palestinesi, tra cui 43 bambini e 8 anziani, secondo dati dell’Osservatorio Shirin.

Per il ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, contano però solo gli oltre trenta israeliani – quasi tutti coloni e soldati – uccisi nello stesso periodo dai palestinesi. Ieri, durante la riunione del gabinetto di sicurezza convocato dal premier Netanyahu dopo l’uccisione di tre coloni tra sabato e lunedì, Ben Gvir ha sottolineato che numeri così si sono registrati solo durante la seconda Intifada venti anni fa. E ha di nuovo criticato il ministro della difesa Yoav Gallant. Ha chiesto che la chiusura di Hebron e del villaggio di Huwara (dove sabato sono stati uccisi due israeliani) sia prolungata ed estesa ad altri centri abitati. Secondo i giornali, Gallant, sulla base delle valutazioni che gli arrivano dai comandi militari e dell’intelligence, ritiene invece che una repressione ancora più dura spingerà altri palestinesi verso la militanza armata contro le forze israeliane in Cisgiordania. In ogni caso ieri ha ricevuto dal gabinetto di sicurezza e dal premier Netanyahu i poteri per l’impiego di una maggiore forza militare nel territorio occupato.

Sul terreno ci sono però i coloni che invocano misure punitive straordinarie contro i palestinesi. I capi delle principali colonie in Cisgiordania, ieri si sono radunati davanti all’ufficio del premier a Gerusalemme per una protesta contro «l’approccio moderato alla sicurezza» del governo. «Chiediamo un’operazione militare profonda e prolungata. Ci vergogniamo di dover protestare davanti all’ufficio del Primo Ministro di una maggioranza completamente di destra e di dover chiedere all’esecutivo attuale di imparare dai governi del Mapai come combattere il terrorismo», ha detto uno di loro riferendosi i governi laburisti dei primi anni di Israele, noti per il pugno di ferro impiegato contro i palestinesi.

Secondo i coloni la «colpa» va data anche all’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen che, dicono, non «lotta contro il terrorismo». È un’idea diffusa tra non pochi israeliani, in particolare a destra, che l’Anp sia nata trent’anni fa non per creare le fondamenta di uno Stato palestinese indipendente bensì per operare come un servizio di sicurezza aggiuntivo dedicato alla difesa di Israele. Una opinione che oggi condividono anche numerosi palestinesi.

 

 

 

 

 

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