Italia

Aree di pericolosità idraulica alta? «La Regione Marche non le considera»

Aree di pericolosità idraulica alta? «La Regione Marche non le considera» – Ansa

Sul sito dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale è pubblicata una «mosaicatura» che identifica le aree a pericolosità idraulica elevata P3, quelle che rischiano alluvioni frequenti (con […]

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 17 settembre 2022

Sul sito dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale è pubblicata una «mosaicatura» che identifica le aree a pericolosità idraulica elevata P3, quelle che rischiano alluvioni frequenti (con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni), media P2 (con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e bassa P1 (con scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi). «Nell’ultimo rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia sono state incluse per le Marche le aree interessate dall’alluvione del 2014», spiega Barbara Lastoria. Si tratta in particolare di Senigallia, Ostra e Ostra Vetere. «Gli eventi del passato, tutti quelli che hanno una rilevanza, sono fondamentali nella predisposizione delle mappe del rischio alluvione. Nelle Marche esiste solo lo scenario di pericolo medio e sono perimetrate tutte le aree che hanno possibilità di essere inondate con un tempo di ritorno di oltre cento anni», spiega Lastoria.

Eppure la realtà suona diversa leggendo il Piano di Emergenza di Protezione Civile del Comune di Senigallia. In città tra il 1892 e il 2014 ci sono stati episodi di allagamento ogni 8 anni. Nel 2014 «in tre ore, il livello del fiume Misa è passato da sotto il livello di attenzione a sopra il livello di allarme raggiungendo i 6,00 metri».

La «mosaicatura» dell’Ispra, però, non prevede nelle Marche alcuna zona con scenari P3, quello di pericolosità elevata. Sono dati che la Regione non raccoglie e non trasmette: «Non lo so perché non lo fa, o perché lo ritiene poco utile e considera sufficiente presentare l’insieme delle aree con uno scenario di pericolosità media o per qualche altro motivo che non conosco», spiega Lastoria secondo cui però l’omissione non è rilevante. Anche se, aggiunge, la differenza non è banale: la definizione della pericolosità e del rischio alluvione «implicano una normazione del territorio, regole di utilizzo del suolo: di fronte a una pericolosità elevata, è necessario un regime di tutela molto spinto che comporta anche l’esigenza di mettere in condizioni di sicurezza le persone che vivono in un’area». Le aree caratterizzate da una pericolosità media occupano l’8,4% della superficie d’Italia. Nelle Marche, invece, appena il 2,6%. Nelle Marche le famiglie che vivono in aree a rischio alluvione sarebbero appena 26mila. Davvero poche, se le rapportiamo al resto del Paese, in cui sono in tutto 4 milioni. A meno che, come mostrano gli eventi di mercoledì, a far difetto non siano i dati.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento