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Arci Roma: «Sul patrimonio pubblico capitolino serve una svolta»

Arci Roma: «Sul patrimonio pubblico capitolino serve una svolta»Il congresso dell'Arci Roma all'Angelo Mai – Giansandro Merli

All'Angelo Mai il congresso provinciale Al centro dell'incontro la fine della delibera 140 sui beni indisponibili e le prospettive per il tessuto sociale romano

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 4 maggio 2022

All’Angelo Mai, storico centro sociale e culturale della capitale, si è svolto ieri il congresso provinciale di Arci Roma. Organizzazione che conta su 85mila soci, 80 circoli, 200 lavoratori e 500 volontari. Al centro dell’incontro la «battaglia per il patrimonio pubblico», cioè il braccio di ferro che da ormai sette anni contrappone le amministrazioni cittadine al tessuto sociale della città. Era il 2015 e la giunta di centro-sinistra guidata da Ignazio Marino approvava la delibera 140 che avrebbe tagliato le gambe a centinaia di realtà sociali, con richieste di sgomberi e risarcimenti.

Ormai tutti concordano sull’esigenza di superarla. Lo aveva detto anche Virginia Raggi, senza portarlo fino in fondo. Anche per questo ieri era presente mezza giunta comunale: gli assessori Tobia Zevi (Patrimonio), Andrea Catarci (Decentramento), Claudia Pratelli (Scuola), Barbara Funari (Politiche sociali). E poi la presidente del I municipio Lorenza Bonaccorsi. Il sindaco Roberto Gualtieri (Pd) era atteso ma pare che all’ultimo abbia storto il naso per la location. L’Angelo Mai, infatti, è uno spazio occupato. È uno di quelli a cui la concessione è scaduta. «600 casi su 600 assegnazioni, in pratica nessuno è in regola» ha detto Zevi.

L’assessore ha annunciato per il 18 maggio un’assemblea sul patrimonio indisponibile della capitale. L’obiettivo è approvare un nuovo regolamento prima dell’estate e dopo riprendere le assegnazioni. «Sarà molto importante capire cosa c’è scritto nel testo, ancora non lo sappiamo», dice Vito Scalisi, presidente Arci Roma.

Altro problema irrisolto riguarda gli spazi gravati da irregolarità amministrative degli anni precedenti. Tra questi c’è lo stesso Angelo Mai e l’atelier autogestito Esc, di San Lorenzo, condannato a pagare 230mila euro. «Zevi dice che è impossibile agire su sentenze già emesse, ma come Arci chiediamo un intervento anche in quella direzione. Servono tavoli di concertazione veri: parliamo di cifre enormi su realtà importanti che soffrono le conseguenze della cattiva gestione delle giunte precedenti», continua Scalisi.

Gli altri temi al centro del congresso sono stati la riforma del terzo settore, l’odissea dei rifiuti romani e i problemi che derivano dalla cosiddetta «malamovida». Anche in questo campo molti interventi hanno sottolineato la necessità di aumentare e sostenere gli spazi di socialità e produzione culturale, soprattutto quelli ospitati nel patrimonio pubblico capitolino.

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