Cultura

Appunti per sogni da «carnezzeria»

Appunti per sogni da «carnezzeria»Le edizioni Precarie

Cucine letterarie / 4 Storia delle Edizioni Precarie di Palermo, che pubblica su carte alimentari. Ci sono anche i fogli rugosi per avvolgere il pesce dei «cuoppi». Libriccini, quaderni e notes per raccontare le radici di una città

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 17 agosto 2019

Hanno nomi antichi e suoni che ben si adattano alle loro qualità estetiche e funzionali, le carte alimentari dei mercati di Palermo: pelleaglio, detta anche soli dorati, si usa per avvolgere dolciumi e della buccia dell’aromatico bulbo mantiene l’impalpabile spessore, il tocco vellutato e il candore punteggiato da piccoli soli che brillano, per anticipi di felicità gustativa. La Carta bigia, usata per la frutta, è di colore neutro, tanto poi alle cromie sgargianti ci pensa la natura; la carta sfoglio in più toni dal rosa chiaro, al rosa intenso al giallino, si presta a molti usi, dalla carne alla gastronomia.
C’È POI LA CARTA paraffinata per il primo involucro della carne da taglio, capolavoro di sintesi ed ecologia: trasparente e calda come un vetro opalescente, si piega con suoni morbidi, che già dicono tutto del contenuto. Contenente e contenuto stanno in una relazione di unità funzionale e semantica degna di un ipotetico Compasso d’Oro perpetuo: un tempo diffusa nei mercati di tutto il Paese, perché la lasciamo scomparire come un oggetto inutile, posato in un angolo e dimenticato, direbbe Ungaretti, per accettare vaschette rigide e algide, espressione plastica e malinconica di un cibo che non è più cultura?
Ecco la carta fioretto, rugosa e materica, più pesante per incartare il pesce nei mitici cuoppi, i coni con cui si consegna al cliente il prodotto del mare, più leggera e chiara per i cartocci della simienza o calia, cioè i semi e le granaglie – semi di zucca, di girasole, di senape – della festa di Santa Rosalia. Stampata a secco con una pressa ricavata da un crick per auto, ad esempio, la carta fioretto può recare scritte in braille, mentre i semi impressi lasciano il loro segno, disegnando costellazioni e ricordando che sono vita futura.

La carta da pesce a Palermo ha magnifiche raffigurazioni sul lato esterno – polpi, tonni, pesci vari – cui forse il cliente non fa troppo caso: ma tagliandola e rifilandola nascono figurazioni sempre nuove, accostamenti inattesi, mentre le alte voci che si alzano – i vuci – dai banchi del pesce della Vucciria o di Ballarò e i silenzi dei banchi dei pesci sotto il mare si parlano da lontano, con echi di salti a pelo d’acqua. Con questo repertorio di carte alimentari, con questa ricchezza di piccole storie di tradizione locale e cultura popolare, Carmela Dacchille, bruna architetta pugliese di nascita e romano-olandese di studi e formazione, ha avviato anni orsono una singolare e poetica produzione di libriccini e quaderni, taccuini e notes fatti e rilegati a mano – con azione lenta, lentamente, ci tiene a dire – per appuntare pensieri e disegni da non disperdere.
Giunta nel 2013 a Palermo per un matrimonio (quanta carta soli dorati avrà avvolto i cabaret di pasticcini di quel rinfresco?) ci si è poi fermata, convinta dalla città e dai tempi pacati, riflessivi di Palermo.

DALLA CURIOSITÀ e dall’incanto per questi tipi di carte, manifesto di resistenza a costumi sociali frettolosi e disgreganti, nascono le Edizioni Precarie, un ricettacolo di idee e di trame narrative di quartiere e oltre: un progetto di condivisione culturale e di ricerca grafica e design di peculiare eleganza, tanto che nel 2016 le EP sono state selezionate proprio per il Compasso d’Oro.
Per sgombrare il campo dagli equivoci, Precarie vuole rimandare al concetto di mutamento, di trasformazione che è insito nella vita stessa: todo cambia. Negli anni a Carmela Dacchille si sono affiancate Giulia Basile, Alessandra Figuccia e Rossella Palazzolo, e la produzione si è arricchita di nuove creazioni e di attività laboratoriali di incisione, grafica e stampa – bella la tecnica munariana della timbratura a partire dagli scarti alimentari, come code di pesce, finocchietto o cipolle – condotte da artisti di varia provenienza.
In pieno centro storico, le EP hanno sede nello Spazio Precario, in via Alessandro Paternostro, e respirano quel mondo che dei mercati palermitani è humus e teatro di umana commedia. In oltre un lustro di attività, le EP hanno prodotto ormai numerose serie/collane, delle quali alcuni titoli conoscono un successo costante e periodiche riedizioni: tra questi va citato il Carnet de rêve, il quaderno dei sogni, il primo manufatto uscito dalle mani operose di Dacchille, libro notturno che ha come ingredienti «la carta delle ’carnezzerie’» (macellerie) palermitane: carta cerata all’esterno e fogli di carta grigia all’interno, ideali per avvolgere la carne e per custodire i sogni… Da conservare preferibilmente vicino al letto» (dall’edizione 2016).

ACCOMPAGNA il pregiato taccuino una figurina di pasta di pane dipinta: un Sacro cuore o delle mani intrecciate in segno di fratellanza. Sono queste le decorazioni (esiste anche un tenero Gesù Bambino che dorme, e affida i sogni al suo quadernetto) che il sig. Buda prepara per guarnire i dolci, secondo il calendario liturgico, che rispetta puntualmente.
Riservato e introverso, scucivolo, Buda crea anche mirabili foglie di pasta martorana.
Cciù assai ni pierdu cciù assai n’haju; si un mi movu sugnu fimmina, si mi movu sugnu masculu: sono alcuni indovinelli popolari scelti tra quelli raccolti dal grande etnologo Giuseppe Pitrè nel XIX secolo e segnano con timbro a mano la copertina, la definisce della serie Devinettes. All’interno, la soluzione: la prima è il sonno, la seconda aria e vento. Chiaro e potente il messaggio antropologico delle Devinettes: una terra che mantiene salde radici linguistiche può affrontare con maggior consapevolezza il dinamismo in atto e futuro, e chi a quella terra appartiene, o chi vi passa per viaggi lunghi o brevi, l’amerà di più.

Le Edizioni Precarie oggi sono presenti in numerose città italiane, e possono contare su un pubblico di appassionati estimatori; a Milano le si può trovare presso la tipografia Bonvini 1909, vicino corso Lodi, una cartoleria e tipografia storica, che esprime affinità elettiva con le EP: cura dei dettagli, calmo recupero dei saperi a rischio estinzione, innesti di creatività.
Dice Edoardo Fonti: «Noi le amiamo di cuore, le Edizioni Precarie, le quali hanno d’altronde un seguito e dei loro fan. I turisti stranieri ne apprezzano l’originalità e l’artigianalità e quel tocco di poesia che viene dal mercato. Noi, per parte nostra, raccontiamo la produzione di EP, e ne scaturisce una narrazione affascinante».

DALLA COLLABORAZIONE con Bonvini presto nascerà I pioppi di neve e Milano, un taccuino sulle carte milanesi frutto di una primaverile residenza d’artista, quando Milano è sotto la coltre dei pollini dei pioppi, come una neve tardiva. Anche la libreria Corraini, sempre a Milano, vende i prodotti delle Edizioni Precarie. Marzia Corraini, donna dai gusti assai precisi, afferma che il curioso mix di elementi d’origine delle carte e la cura esecutiva dei taccuini e quaderni EP «ci ha convinti subito… si sente quasi il profumo dei vicoli della Vucciria o di un arancino (o arancina) appena sfornato, eppure siamo a Milano, Bologna, Torino, Mantova…».
Le Edizioni Precarie hanno, infine, allo studio una nuova produzione, ancora senza titolo, dedicata ai personaggi e alle storie che le hanno incuriosite e stimolate in questi anni: piccole biografie su carta alimentare. Troveranno spazio il Sig. Buda, ma anche Baldo che fa il miglior caffè di Palermo e Suleiman, il sarto africano di Ballarò, che produce magnifici abiti per la sua comunità ma anche bomber attualissimi con inserti di tessuto di laggiù.
Aspettiamo di leggerli, questi nuovi contenitori di racconti tattili e visuali, con le loro aniconiche microstorie a rapirci, per un istante sorprendente o come una carezza che resta.

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Le tavole della letteratura sono sempre state imbandite. A volte, il cibo stesso, un ingrediente, una ricetta, una tradizione conviviale sono stati i motori della narrazione. Si sono trasformati in personaggi, assumendo su di loro temi simbolici, rappresentando la vita, la morte, il destino, le emozioni. Fino a fine agosto, pubblicheremo una serie di pagine dedicate a romanzi con qualcosa da mangiare. Il logo delle nostre «Cucine letterarie» è «Kitchen range» di Roy Lichtenstein, un’opera del 1962.

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