In data 19 marzo 2024, un gruppo composito formato da rappresentanze studentesche, docenti e personale amministrativo presentava al Senato Accademico dell’Università di Bologna una formale interrogazione di due diligence nella quale si chiedeva alla governance di Ateneo di autotutelarsi rendendo pubblico lo stato delle proprie collaborazioni e partnership con realtà del complesso militare industriale, in particolare in relazione alla condotta di Israele a Gaza dall’ottobre 2023.

Sulla base

– del diritto umanitario internazionale che obbliga imprese e singoli amministratori ad astenersi da ogni forma di sostegno, diretto, indiretto ed anche non intenzionale, alla violazione dei diritti umani[1];

– dei Principi Guida dell’ONU che richiedono che le imprese evitino di causare impatti negativi sui diritti umani o di contribuire agli stessi attraverso le proprie attività, di intervenire quando essi si verifichino e prevenire o mitigare tali impatti sui diritti umani anche se esse non vi abbiano contribuito;

– dell’indicazione di dotarsi di politiche per adempiere alle proprie responsabilità di rispettare i diritti umani, specie durante le situazioni di conflitto armato, avviando processi di due diligence e ulteriori procedure che permettano di identificare, prevenire e rimediare a qualsiasi impatto negativo sui diritti umani da esse causato o al quale possono contribuire[2];

– delle recenti prese di posizione dei più alti organi preposti alla valutazione delle violazioni del diritto internazionale umanitario e di crimini di guerra, tra cui la Corte Internazionale di Giustizia, che ha intimato a Israele un immediato cessate il fuoco (24 maggio 2024), e il procuratore della Corte Penale Internazionale che ha chiesto ai giudici di emettere dei mandati di cattura per il Primo Ministro israeliano e il Ministro della difesa, così come per alcuni esponenti di Hamas (20 maggio 2024), nonché di altri vari pronunciamenti della comunità internazionale[3] che ritengono Israele responsabile di genocidio.

Stante il fatto che:

– il crimine di genocidio è uno dei più gravi per il diritto internazionale. Gli Stati firmatari della Convenzione internazionale per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948 sono obbligati a fare ciò che è in loro potere per prevenire tale crimine. Il mancato rispetto di questo principio può configurare reati di complicità;

– si profila la necessità di un maggiore livello di attenzione da parte dell’Ateneo circa le implicazioni etiche delle proprie partnerships, al fine di evitare qualsiasi possibilità di complicità con enti ed aziende coinvolte nella violazione dei diritti umani della popolazione palestinese e nella potenziale condotta genocidaria dello Stato di Israele.

Riteniamo importante, in questo scenario, esporre alcune palesi criticità circa lo stato della cooperazione scientifico-tecnica portata avanti da diverse strutture dell’Ateneo con istituti universitari israeliani e con aziende che si profilano altamente problematiche, poiché direttamente connesse con i crimini di guerra che l’esercito e lo Stato israeliano stanno commettendo nella striscia di Gaza, secondo la Corte Internazionale di Giustizia.

Il nostro Ateneo ha all’attivo numerosi progetti di ricerca che vedono tra i partners l’azienda Thales ed il centro di ricerca isrealiano Technion, due istituzioni al centro del complesso militare/industriale con forti e dirette connessioni nella violazione dei diritti umani dei palestinesi a Gaza e nei crimini descritti dalla Corte Internazionale di Giustizia.[4]

Il Gruppo Thales

Controllato dal governo francese e partecipato dall’impresa bellica Dassault è l’undicesimo produttore di armi globale, il quarto in Europa, con proventi legati alla vendita di armi per circa 8 miliardi di euro nel 2023.

Thales opera in tre segmenti di mercato:

– Tecnologie aerospaziali;

– Tecnologie di difesa e sicurezza, in particolare, sistemi sensoriali, tra cui radar e sonar; sensori di target aerei; sistemi di comunicazione radio tattica; sistemi di comando e controllo; veicoli blindati; sistemi navali; missili; e droni.

– Tecnologie di identificazione biometrica e di identità digitale.

Concentrandoci soprattutto su Gaza mostreremo come molte tecnologie di difesa e sicurezza sviluppate da Thales, responsabili della metà dei profitti totali della società, vengono utilizzate in vari conflitti globali.

Nel Regno Unito Thales produce il drone spia Watchkeeper con una joint venture con la compagnia israeliana Elbit Systems, che ne controlla il 51% delle azioni[5].Fin dal 2004 il Watchkeeper e’ stato utilizzato dall’esercito Britannico nei conflitti in Afghanistan ed Iraq. Dal 2020 UK Border Control utilizza Watchkeeper per monitorare i flussi migratori ‘illegali’ nella Manica; Frontex lo usa per monitorare i flussi migratori alle frontiere in Portogallo e Olanda.

Con Elbit System, Thales produce il killer drone Hermes 450, utilizzato dall’esercito israeliano contro la popolazione civile e responsabile della strage dei sette volontari della World Kitchen il 3 Aprile 2024. La partnership Thales-Elbit System, tramite la sussidiaria UAV Tactical System, produce anche l’ultima generazione di droni killer Orbiter utilizzati dall’esercito israeliano nella West Bank sin dal 2008, ed ora a Gaza. Nella fabbrica di Belfast, Thales produce i missili di terra Lightweight Modular Missiles (LMM) ed il super missile anti-tank NLAW, in joint venture con il Gruppo automobilistico svedese Saab, venduti, sin dal 2022, ai governi ucraino ed israeliano[6].

In Francia, Thales produce sistemi elettronici per l’aereo Dassault Rafel jet, l’ultimissima generazione di aereo ‘polifunzionale’ utilizzato dall’esercito israeliano che combina deterrenza, supporto missilistico ed offensiva nucleare. Sviluppando la stessa filiera tecnologica, il gruppo Dassault ha una joint venture con l’azienda israeliana Rafael Advanced System per produrre i missili da terra Spike utilizzati nella guerra in Libano nel 1982 e nel 2006, e nel conflitto a Gaza sin dal 2014. Sempre in Francia Thales e Dassault producono il sistema di warfare integrato e di Advanced Missile Warning SPECTRA, utilizzato dal governo ucraino e nell’industria aerospaziale israeliana.

Thales Australia, oltre a produrre il carro armato Bushmaster, utilizzato dal governo ucraino, è in partnership con la ditta israeliana Plasan, uno dei più grossi produttori di armi del mondo, esportatore globale di soluzioni belliche, e fornitore tra gli altri dell’esercito olandese, greco e del Regno Unito.

Inoltre, attraverso la divisione di identità digitale e cybersecurity, Thales fornisce servizi di riconoscimento facciale, di mappatura di identità digitale remota e cloud-based, oltre che di gestione dei dati biometrici a Frontex. Thales gestisce per il governo francese le operazioni di cyber sicurezza nel porto di Calais e, per il governo israeliano, quelle di ‘border control’ nella West Bank. Insieme ad Airbus e Leonardo, Thales è infine responsabile della militarizzazione di molte frontiere a livello globale e della creazione di Border Walls in Europa[7].

Technion (Israel Institute of Technology)

Technion è da decenni un centro di ricerca scientifica e tecnologica inscindibilmente legato all’apparato militare israeliano e all’occupazione dei territori palestinesi.

Il Technion è un’istituzione cruciale per lo sviluppo delle tecnologie utilizzate dall’esercito israeliano (IDF) contro i palestinesi in azioni regolari e diffuse di sorveglianza, furto di terreni, sfratti ingiustificati, restrizioni alla libertà di movimento e repressione violenta. Essendo l’università leader in ambito scientifico e tecnologico in Israele (che, ricordiamo, è il più importante esportatore mondiale di droni), Technion è stata centrale nello sviluppo della tecnologia UAV (unmanned aerial vehicle/drone) per veicoli aerei militari senza pilota e droni fantasma come il “drone Stealth”, che può volare fino a 1.850 miglia e sganciare bombe da 500 kg tramite controllo remoto. Technion ha anche innovato le capacità di controllo remoto per il bulldozer corazzato Caterpillar D-9, uno strumento utilizzato nella continua distruzione delle case palestinesi: oltre 27.000 case sono state distrutte dal 1967 senza contare la distruzione totale di Gaza negli ultimi mesi.

Technion, inoltre, collabora strettamente con Rafael, l’azienda governativa israeliana che progetta sistemi d’arma avanzati[8] e con Elbit, menzionata sopra in relazione alla partnership con Thales.

Rafael, IAI ed Elbit Systems sono aziende leader nel settore militare ed esportatori di tecnologie di guerra. Elbit è leader nel design e produzione di droni, mentre Rafael e IAI nel design e produzione di sistemi missilistici. Droni prodotti da Elbit e IAI contenenti missili prodotti da Rafael sono stati utilizzati nelle offensive contro i palestinesi della striscia di Gaza nel 2008-9, nel 2012, e nel 2014. I display systems sui velivoli militari come i jet F16 e gli elicotteri Apache che permettono ai piloti di lanciare missili muovendo la testa, sono stati utilizzati per bombardare i palestinesi a Gaza dal 2008 fino al 2021. In tutte queste offensive il UN Human Rights Council e altre organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno accusato Israele di avere commesso crimini di guerra. Nell’offensiva in corso Elbit Systems fornisce UAVs, artiglieria, munizioni e sistemi di guerra elettronica, Thales produce il Watchkeeper drone. Rafael è invece responsabile del progetto Storm Clouds definito come “a significant breakthrough in upgrading the IAF’s capabilities and is a significant force multiplier.” [9] [una svolta significativa nel potenziamento delle capacità dell’IAF ed un significativo moltiplicatore di forza].

Insieme ad Elbit, Technion ha creato all’interno della Facoltà di Ingegneria tecnologie per scopi militari. Con il supporto diretto e indiretto di Technion, Elbit ha costruito il muro di separazione tra Israele e Palestina dichiarato illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia già nel 2004. In collaborazione con Rafael, studenti e docenti di Technion hanno realizzato ricerche e ideato i missili ‘Ramtech’, oltre a vari altri velivoli utilizzati per la repressione e uccisione di civili palestinesi, così come i carri armati Merkava-4.

I legami tra Technion ed il complesso militare e industriale sono così forti che Technion ha creato diversi programmi di studio indirizzati specificamente a corpi militari. Un esempio è Alonim, un programma di studio accelerato in ‘data science’ a seguito del quale si può essere incorporati in progetti R&D (Research and Development) negli apparati militari e di sicurezza. Un altro programma per militari, Brakim, (BS to Msc program), pensato per training con finalità di impiego nel settore militare/ industriale, è stato realizzato in partnership con Ben-Gurion University. D’altra parte, come ha dichiarato il chairman di Elbit system Michael Federman: “Technion is woven into Elbit’s DNA”[10].

Il Dipartimento di ingegneria aerospaziale del Technion è stato sviluppato in sinergia con le industrie militari israeliane, con le quali continua ad avere strette collaborazioni. Tra gli altri, si segnalano diversi progetti finanziati da quest’ultimo e da Rafael con lo scopo di avanzare la ricerca per la produzione di tecnologie sempre più sofisticate per droni e missili.

Nel 2021 Technion ha stipulato un accordo con Elbit, Rafael e Lockheed Martin per lo studio di nuovi software. Technion, così come altre università israeliane, collabora con il MAFAT (Israel’s Administration for the Development of Weapons and Technological Infrastructure), il direttorato per la Ricerca e Sviluppo del Ministero della Difesa israeliano. In Israele, vi è inoltre una ulteriore forma di compenetrazione tra apparato militare ed accademico, dato che molti generali ormai prossimi alla fine delle loro carriere nell’apparato militare diventano sovente docenti nelle istituzioni accademiche israeliane.

Alla luce di quanto fin qui delineato, è evidente che continuare a collaborare con istituzioni il cui ruolo nei crimini contro l’umanità e nel genocidio nei territori occupati palestinesi è così chiaro e lineare rischia seriamente di vedere il nostro Ateneo divenire complice, tramite atti positivi e omissivi di violazioni della convenzione internazionale contro il genocidio di cui l’Italia è firmataria.

Collaborazioni con università e aziende direttamente coinvolte nel genocidio in corso risultano inoltre inaccettabili alla luce della distruzione di tutte le università di Gaza e di 371 scuole, con l’uccisione di centinaia tra docenti, studenti e professori universitari, una violenza sistematica descritta come ‘scolasticidio’ da esperti di diritto internazionale[11].

Sulla base di quanto fino qui descritto, e ulteriormente motivati dalla richiesta formulata il 29 maggio da 50 esperti delle Nazioni Unite di intraprendere un’azione internazionale di sanzione ed embargo a seguito dell’ennesimo attacco a civili palestinesi a Tel el Sultan, (Rafah), in una zona dichiarata sicura dall’esercito israeliano dove hanno perso la vita, arsi vivi, decine di sfollati, per lo più donne e bambini,

CHIEDIAMO che il nostro Ateneo si impegni a:

– sospendere tutte le collaborazioni che l’Ateneo di Bologna ha con soggetti commerciali, industriali e di ricerca legati all’industria bellica israeliana, a partire, con priorità immediata, dal gruppo Thales e dal Technion. Come evidenziato dalla risoluzione della Corte Internazionale di Giustizia, questi legami possono configurare una complicità col crimine di genocidio;

– non rinnovare accordi con università israeliane che risultano complici nella violazione dei diritti umani dei palestinesi fino a quando il governo israeliano non rispetterà il diritto internazionale;

– creare un Osservatorio Etico come strumento essenziale per il monitoraggio e la valutazione sistematica e continuativa nel tempo di tutte le relazioni (sia già in essere che future) che l’Ateneo intrattiene con imprese che fanno parte del complesso militare/industriale/energetico, tanto nel campo della ricerca quanto nella sua normale gestione operativa e nei rapporti istituzionali, indipendentemente dagli stati coinvolti.

Bologna, 4 giugno 2024

[1]https://www.securityhumanrightshub.org/sites/default/files/2022-08/UNDP_Heightened_Human_Rights_Due_Diligence_for_Business_in_Conflict-Affected_Contexts_V2.pdf

[2]https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/publications/guidingprinciplesbusinesshr_en.pdf

[3]https://www.un.org/unispal/document/anatomy-of-a-genocide-report-of-the-special-rapporteur-on-the-situation-of-human-rights-in-the-palestinian-territory-occupied-since-1967-to-human-rights-council-advance-unedited-version-a-hrc-55/

[4]https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20240126-ord-01-00-en.pdf

[5]Watchkeeper

[6]https://www.homelandsecurity-technology.com/projects/orbiter-mini-uav-system-israel/;https://www.thalesgroup.com/en/countries-europe/united-kingdom/news/delivering-resilience-thales-belfast-provide-next-batch-saab

[7]https://www.tni.org/files/publication-downloads/business_of_building_walls_-_full_report.pdf

[8]https://www.rafael.co.il/

[9]https://bylinetimes.com/2024/05/28/idf-lies-about-independent-army-investigator-ties-to-ai-targeted-killing-technology-in-rafah-and-gaza/

https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/israeli-defence-firm-elbit-systems-q4-profit-dips-gaza-war-helped-revenue-2024-03-26/

https://www.statewatch.org/analyses/2024/european-money-for-the-war-in-gaza-how-eu-research-funding-supports-the-israeli-arms-industry/

https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza/

https://www.972mag.com/mass-assassination-factory-israel-calculated-bombing-gaza/

[10]https://hayadan.com/elbit-donate-laboratory-to-the-technion-1606085

[11]https://www.ohchr.org/en/press-releases/2024/04/un-experts-deeply-concerned-over-scholasticide-gaza

https://www.aljazeera.com/opinions/2024/5/29/open-letter-by-gaza-academics-and-university-administrators-to-the-world

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Primi firmatari:

Marco Alberio, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Giulia Allegrini, Dipartimento delle Arti

Annarita Angelini, Dipartimento delle Arti

Pier Giorgio Ardeni, Dipartimento di Scienze Economiche

Silvia Bagni, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Raffaella Baritono, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Matteo Battistini, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Francesco Bellucci, Dipartimento delle Arti

Maurizio Bergamaschi, Dipartimento di Sociologia e Diritto
dell’Economia

Francesca Biancani, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Consuelo Bianchelli, Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

Paulus Albertus Blokker, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Alessandra Bonazzi, Dipartimento delle Arti

Alessandra Bonoli, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali

Vando Borghi, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Caterina Bori, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Federico Chicchi, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Giulia Cimini, Dipartimento di Scienze Politiche e Social

Giovanna Cosenza, Dipartimento delle Arti

Monica Dall’Asta, Dipartimento delle Arti

Filippo Del Lucchese (FILO)

Alessia Di Eugenio, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne

Daniele Donati, Dipartimento delle Arti

Antonio Fiori, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Emanuele Frixa, Dipartimento delle Arti

Annalisa Furia, Dipartimento di Beni Culturali

Mauro Gatti, Dipartimento di Scienze Giuridiche

Paolo Gaibazzi, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

Rossella Ghigi, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

Elena Giacomelli, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Barbara Giullari, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Camilla Ioli, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Giuliana Laschi, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Vincenzo Lavenia, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Renata Lizzi, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Roberta Lorenzetti, Dipartimento delle Arti

Alice Mattoni, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Antonio Francesco Maturo, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Sandro Mezzadra, Dipartimento delle Arti

Massimiliano Mollona, Dipartimento delle Arti

Melissa Moralli, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Veronica Moretti, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Pierluigi Musaro’, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economi

Sara Pennellini, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali

Giorgia Perletta, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Ines Peta, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne

Lorenzo Pezzani, Dipartimento delle Arti

Ilaria Pitti, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Maurilio Pirone, Dipartimento delle arti

Francesco Privitera, Dipartimeno di scienze politiche e sociali

Timothy Raeymaekers, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Maurizio Ricciardi, Dipartimento delle Arti

Bruno Riccio, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

Angela Romano, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Toni Rovatti, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Paola Rudan, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Paulina Sabugal Paz, Dipartimento delle Arti

Ruba Salih, Dipartimento delle Arti

Federica Santangelo, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Monica Sassatelli, Dipartimento delle Arti

Roberta Sassatelli, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Sadra Sicurella, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia

Ester Sigillo’, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Ines Tolic, Dipartimento delle Arti

Arianna Tassinari, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Giorgio Tassinari, Dipartimento di Scienze Statistiche “Paolo Fortunati”

Martina Tazzioli, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Dario Tuorto, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

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