Mentre in Consiglio dei ministri il governo Meloni include nel pacchetto sicurezza l’aumento di pene per chi truffa anziani e persone fragili (da 2 a 6 anni di carcere e la possibilità dell’arresto in flagranza), la Corte europea dei diritti dell’Uomo condanna definitivamente l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione Edu riguardo al caso del professor Carlo Gilardi, un anziano ex insegnante che è stato rinchiuso per tre anni dal 30 ottobre 2020 e fino alla sua morte in una Rsa, a Lecco, contro la sua volontà per iniziativa della sua amministratrice di sostegno, sulla base del mandato del giudice tutelare, con il supposto fine di preservarlo dal suo badante accusato di circonvenzione di incapace. Ricoverato nella Rsa addirittura «con l’aiuto della forza pubblica», per tre anni l’uomo, allora novantenne ma completamente capace di intendere e volere come dimostrarono vari referti medici, venne isolato completamente dal mondo esterno, impedendo le visite perfino ad un parlamentare del Pd e permettendole soltanto al Garante nazionale delle persone private di libertà, Mauro Palma. Secondo la Corte di Strasburgo, «l’ingerenza finalizzata a proteggere il benessere dell’anziano collocato per supposta protezione in una Rsa a Lecco non era né proporzionata né idonea alla sua situazione individuale».

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I giudici della Cedu si erano già espressi in questo senso il 6 luglio scorso ma l’avvocato di Stato Lorenzo D’Ascia aveva presentato ricorso alla Grande Chambre. «Le affermazioni a caldo di talune Istituzioni coinvolte, secondo cui la decisione di luglio era solo provvisoria e che la realtà dei fatti sarebbe emersa con il ricorso alla Grande Camera, sono state smentite. La violazione dell’articolo 8 da parte dell’Italia è ora acclarata», scrive in una nota Mauro Palma. Che puntualizza: «Il Garante nazionale si era astenuto dal commentare talune affermazioni che insinuavano che tale pronuncia avesse pedissequamente sposato la tesi dell’Autorità di garanzia. Valutazione offensiva per la Corte stessa». Ora il collegio dell’Autorità di garanzia «esprime rammarico per il fatto che il signor Gilardi non abbia potuto godersi le conseguenze di tale decisione e che l’uscita dalla Rsa, da lui più volte richiesta, si sia risolta nel ricovero in un hospice per gli ultimi suoi giorni, dove è deceduto».

A ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo è stato il cugino del signor Gilardi, Augusto Calvi. Solo grazie al suo intervento si è potuto stabilire che, questa volta, a truffare un uomo e a privarlo deliberatamente del suo bene più prezioso – la libertà – è stato un tribunale. Ossia lo Stato italiano.

La storia del signor Gilardi, così come viene riportata nella sentenza definitiva di Strasburgo, è lunga e complessa. L’anziano godeva di buone facoltà economiche ma nella sua vita «seguiva i precetti “francescani”, abitando semplicità e donando i suoi soldi a chi ne aveva bisogno», scrivono i giudici.

In particolare, aveva lasciato ad un suo badante (condannato poi, nel giugno 2022, in primo grado per circonvenzione di incapace) la possibilità di accedere ad alcuni appartamenti di cui era proprietario. Gilardi infatti, secondo i suoi familiari, «non era in grado di gestire i limiti di questa pratica, che lo poneva in una situazione di vulnerabilità». Per questo un giudice tutelare, a cui i familiari si erano rivolti, nominò un amministratore di sostegno. Il quale però via via venne investito di sempre maggiori poteri nei confronti dell’amministrato: dalla possibilità di decidere «sulla soluzione abitativa più adeguata» a Gilardi, ai «rapporti con l’autorità socio-sanitaria», fino ai «consensi e autorizzazioni relativi alle azioni necessarie a tutelare il benessere e la salute» dell’anziano perché, secondo il giudice tutelare, «la sua sicurezza fisica e il suo benessere erano ormai seriamente compromessi».

Il caso si guadagnò gli onori delle cronache televisive, vi furono manifestazioni a favore della «liberazione di Gilardi» e se ne parlò perfino in Parlamento. Il Garante Palma, che aveva chiesto di avviare un percorso per far rientrare l’anziano nella propria abitazione, si rivolse infine alla procura di Lecco, che indagò. Purtroppo, come scrivono con una certa preveggenza i giudici di Strasburgo Renata Degener e Marko Bošnjak, «invano». Perché Gilardi, il professore, come lo chiamavano a Lecco, è morto il 22 ottobre scorso. Rinchiuso nella Rsa.