Antony Blinken: «È importante il modo in cui vi difenderete»
«Un bambino, un neonato, crivellato di colpi, soldati decapitati, giovani bruciati vivi nelle loro macchine, potrei continuare, ma è semplicemente depravazione nel peggior modo immaginabile». Così il segretario di Stato Usa Antony Blinken – in un incontro con la stampa nella serata di ieri a Tel Aviv – ha descritto le immagini consegnategli da ufficiali israeliani che immortalano le stragi di Hamas nei kibbutz al confine con Gaza. Foto, poi pubblicate online dall’ufficio del premier di Israele, che mostrano anche i corpi di bimbi bruciati.
In mattinata, Blinken aveva incontrato il premier Benyamin Netanyahu per ribadire in una conferenza congiunta il sostegno degli Stati uniti a Israele, e gli aiuti già annunciati dal presidente Joe Biden nei discorsi di questi giorni: «Forniremo munizioni e strumenti per l’intercettazione per rifornire Iron Dome», oltre a lavorare con il Congresso Usa «per far sì che tutte le necessità della Difesa israeliana siano soddisfatte».
Con le parole impiegate a Bruxelles all’incontro dei ministri degli Esteri della Nato dal segretario della Difesa Usa Lloyd Austin, non esistono «condizioni» per questi aiuti dagli Stati uniti all’alleato israeliano. Ma – ha aggiunto Austin – «speriamo e ci aspettiamo che l’esercito di Israele faccia la cosa giusta». Termini vaghi quanto quelli impiegati da Blinken nell’incontro con Netanyahu: il segretario di Stato non critica mai apertamente il bombardamento incessante di Gaza. «Israele ha il diritto di difendersi», ha osservato. «Ma come lo fa», il modo in cui si difende, «è importante». «Hamas – ha aggiunto – non rappresenta il popolo palestinese».
Blinken ha anche affermato che sono 25 i cittadini statunitensi morti nell’attacco di Hamas, e che gli Usa stanno lavorando per assicurare che gli ostaggi vengano rilasciati. Oggi sarà in Giordania per incontrare il re Abdullah II e il presidente dell’Anp Mahmous Abbas – poi il suo “tour” mediorientale continuerà in Arabia Saudita, Egitto, Emirati, Qatar: «Per evitare un allargamento del conflitto».
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