Antico teatro di anatomia, Zaia lo manda all’asta, i veneziani insorgono
Venezia Lo spazio, nel sestiere di Santa Croce, autogestito dal 2015, ora verrebbe alienato
Venezia Lo spazio, nel sestiere di Santa Croce, autogestito dal 2015, ora verrebbe alienato
Nel cuore di Venezia la Regione Veneto decide di vendere l’Antico Teatro di Anatomia (Ata), edificio che vede la luce nel XVII secolo. Vincolato dalla Soprintendenza fin dal 1920 e designato in seguito a bene pubblico amministrato dalla Regione, l’Ata si trova nel sestiere di Santa Croce dove il tessuto sociale è cresciuto e si è mantenuto vivo.
La Regione ha tentato più volte di venderlo con aste pubbliche. Ultimamente, il 21 settembre, con trattativa privata, è stato aggiudicato per 911 mila euro all’imprenditore Alberto Bastianello, intenzionato a trasformarlo in ristorante, chiedendo il cambio d’uso, che ne triplicherebbe il valore rispetto al prezzo di acquisto.
Dal 2015 un gruppo di abitanti e alcune associazioni veneziane si sono mobilitate, proponendo un articolato progetto culturale aperto alla città, per evitare questa ennesima alienazione di patrimonio pubblico e, dopo la firma del rogito del 28 settembre, con un atto di riappropriazione civica, hanno riaperto e restituito l’Ata alla città, trasformando questo luogo, fino ad allora chiuso e spoglio, in fucina di idee e progetti, accogliendo tutti i giorni realtà associative, famiglie, esposizioni artistiche, progetti socio-culturali e laboratori aperti alla cittadinanza, mentre artisti, musicisti, poeti, studiosi, attori, ricercatori propongono qui, in segno di solidarietà, le loro attività.
Con la collaborazione dei genitori della zona è stata aperta e gestita una ludoteca costruita e gestita con libri e giocattoli donati. La riapertura ha portato «servizi» alla zona e alla città e per questo oggi il luogo vale molto più di quando era un ufficio o qualora fosse diventato l’ennesimo ristorante.
I veneziani impegnati in questa battaglia chiedono al ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – il Mibact – oltre che a Regione e Comune di Venezia di esercitare il diritto di prelazione entro il 25 novembre, restituendo questo bene pubblico alla comunità. Una settimana fa la Regione ha «staccato la luce», dopo aver già bloccato l’erogazione del gas, pensando di fiaccare la «resistenza degli occupanti», costretti al freddo e al buio.
Invece – per usare una metafora – la fiamma è stata riattizzata. Al freddo e al buio, tra cene a lume di candele e colazioni in cui gli abitanti della zona portano il caffè ai presidianti che hanno passato lì la notte, le iniziative sono continuate, la solidarietà attiva della popolazione è cresciuta.
Il caso è sempre più presente sui giornali locali e tg regionali e forse questo sta suscitando la preoccupazione di politici e amministratori, se, dopo lungo silenzio, a ridosso della scadenza del 25, ora ci sono flebili segnali di apertura e il governatore Luca Zaia designa il vice presidente della Regione Veneto a incontrare i cittadini che da oltre 50 giorni occupano l’Antico Teatro. Siamo di fronte a una azione collettiva di cittadini che mettono in discussione una tendenza generale, che a Venezia, città fisicamente «inespandibile», è particolarmente drammatica.
Per questo non si tratta di una rivendicazione locale, ma trattandosi di Venezia, di un caso la cui capacità di invertire la tendenza è di interesse nazionale e internazionale.
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