I rilievi espressi dalla portavoce della Commissione Ue Veerle Nuyts riguardo l’estreneità, con le finalità del Pnrr, della norma che permette alle associazioni anti-abortiste di entrare a pieno titolo nell’organizzazione dei servizi consultoriali non preoccupa minimamente né la maggioranza né il governo. Il decreto Pnrr dev’essere convertito in legge entro il primo maggio e dunque, come è stato per il voto alla Camera, l’esecutivo ha intenzione di porre la fiducia sul testo anche al Senato. Blindato quindi anche l’articolo 44-quinquies, inserito in commissione Bilancio alla Camera tramite l’emendamento Malagola (Fd’I), che prevede la possibilità per le Regioni che «organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1» (ossia quella parte del Pnrr che finanzia «Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale») di avvalersi di associazioni che lavorano a supporto della maternità.

Rimangono però molti interrogativi che non sembrano trovare risposte: cosa ci fa nella legge una norma di questo genere se, come sostiene la maggioranza, non cambia l’obiettivo di spesa dei fondi del Pnrr? Se servisse solo a ribadire ciò che è già scritto nella legge 194, allora l’estraneità della norma alla materia trattata non renderebbe la legge di conversione del decreto Pnrr di fatto incostituzionale? Si può davvero pensare che si tratti solo di un errore oppure di una norma-propaganda?

Ieri il ministro della Pubblica Amministrazione nonché segretario regionale del Piemonte di Forza Italia, Paolo Zangrillo, in un’intervista alla Stampa ha assicurato che lasciare, all’interno dei consultori, gestire ai gruppi anti-abortisti – come avviene già in Piemonte con il Fondo Vita Nascente – soldi pubblici destinati al sociale «non minaccia la legge 194». La quale, precisa il ministro, «funziona e nessuno la vuole cambiare. Solo vogliamo darne piena applicazione, con l’equilibrio che da sempre è nel nostro Dna».

Peccato però che la maggioranza – con l’astensione di un solo esponente di FI e di 15 deputati leghisti – abbia poi bocciato un odg del Pd che impegnava il governo proprio ad applicare nella sua interezza la legge 194. Lo fa notare l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori del Pd, convinta che quel voto – espresso dopo l’emendamento con cui le destre di governo hanno «affrontato una materia sensibile e delicata come l’aborto, estranea alla materia del Pnrr» – confermi che non si tratti di errori e che la buona fede sia «sconfessata dal blitz dove forma diventa sostanza», «riaffermando la cifra identitaria del provvedimento».

In effetti, a conferma dell’ipotesi di una norma-manifesto, si ricordi che nelle Case della comunità (che rientrano nella Missione 6, componente 1 del Pnrr) è già previsto che debbano trovare posto le associazioni del Terzo settore di sostegno al benessere dalla persona (Croce rossa, associazioni di familiari, ecc.). L’emendamento di Fd’I aggiunge ora i gruppi anti abortisti, sotto le spoglie di enti a supporto alle madri in difficoltà, tra coloro che possono entrare nell’organigramma dei servizi consultoriali interni alle reti di prossimità.

Ma secondo Pro vita & Famiglia non c’è alcuna estraneità della norma con il Pnrr: «D’altro canto – spiega il portavoce Jacopo Coghe – nessuna ripresa né resilienza sarà mai possibile se l’Ue non affronterà di petto il tragico inverno demografico che rischia di far collassare i sistemi socio-economici dei suoi Paesi membri, e che vede nel sostegno alla maternità e alla natalità uno snodo cruciale e obbligato». Insomma, il contrasto all’aborto non per il benessere delle donne che eventualmente lo subissero, ma come forma di crescita demografica.