L’annuncio, non certo un fulmine a ciel sereno, ma sicuramente un bello scossone, lo ha fatto ieri mattina, in una riunione delle sezioni milanesi dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani: «Mi dimetto da presidente provinciale, le mie dimissioni sono irrevocabili». Le ragioni, politiche: «Non sono d’accordo con la linea dell’Anpi, che il 9 marzo farà una manifestazione nazionale con la Cgil in cui ha inserito anche l’espressione “impedire il genocidio”». Per il presidente dimissionario, Roberto Cenati, la parola genocidio è sì diventata virale, ma va trattata con grande cura. Una posizione che Cenati aveva espresso pochi giorni fa in un’intervista al Corriere della sera, provocando molte polemiche e che, «dopo alcuni giorni di profonda riflessione», lo ha portato al grande passo.

«IL GOVERNO di estrema destra di Netanyhau, dopo l’ignobile attacco di Hamas, ha fatto un bagno di sangue uccidendo tantissime persone, tra cui donne e bambini – ha sottolineato – ma il termine genocidio va usato con delicatezza, perché è lo sterminio programmato scientificamente di una popolazione». Cenati, che ha raccolto la solidarietà della comunità ebraica milanese, e la proposta da parte del consigliere comunale milanese Daniele Nahum di candidarlo per il prossimo Ambrogino d’oro (la massima onorificenza milanese, ndr), ha detto di aver parlato della sua decisione anche con la senatrice a vita Liliana Segre, che si sarebbe detta «dispiaciuta del passo indietro».

NON È LA PRIMA VOLTA che Cenati entra in conflitto con i vertici nazionali dell’Anpi. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, le sue posizioni nettamente pro invio delle armi al governo di Zelensky lo avevano già portato in contrasto con il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, impegnato invece, sempre al fianco della Cgil, per un movimento pacifista. Dopo il 7 ottobre, il nuovo scontro.

A MILANO ogni sabato ci sono manifestazioni pro Palestina, promosse dalla comunità palestinese e dai giovani palestinesi, spesso con migliaia di persone in piazza. E nei cortei si sono viste bandiere delle varie sezioni Anpi. Ma sono sempre state presenze individuali, o di sezione, mai avallate a livello provinciale, come ancora ieri Cenati ha tenuto a sottolineare: «Non abbiamo mai partecipato a queste iniziative perché non condividiamo le loro posizioni – ha ricordato il presidente dimissionario – questo però non ha mai impedito che iscritti vi abbiano in qualche caso preso parte».

ALLA BASE della decisione di Cenati, come ha spiegato lui stesso, il fatto che in quei cortei si sia inneggiato ad Hamas e alla resistenza palestinese, cosa che a suo avviso è in contrasto con le sue posizioni, che sono quelle storiche del «due popoli due stati». «Non posso dire che una posizione non la condivido e poi rimanere», ha concluso Cenati, consapevole che la sua linea è minoritaria e che soprattutto le sezioni territoriali hanno sempre espresso posizioni più nette, più in linea con quelle del presidente nazionale.

AL CORTEO milanese di ieri pro Palestina i manifestanti hanno parlato di vergogna, riferendosi alle posizioni di Cenati, mentre il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo si è detto stupito delle sue parole, ricordando che il termine genocidio è stato usato dal tribunale penale internazionale: «Sulla questione del genocidio si è avuto un ampio dibattito: ‘impediamo il genocidio’ vuol dire che c’è la forte preoccupazione che possa esserci. Mi hanno detto che nella riunione di oggi (ieri ndr) del Comitato direttivo ci sono state critiche molto ampie e aspre al presidente Cenati, quindi è un problema prevalentemente milanese. Cenati fa parte anche del Comitato nazionale e da quando c’è stato il congresso non ha mai votato contro nulla».

ORA L’ANPI milanese, la più grande d’Italia, con 119 sezioni e oltre 12mila iscritti, si ritrova dopo 13 anni senza una guida. Cenati, 71 anni, iscritto all’associazione dal 1997, era infatti stato eletto presidente nel 2011, e due anni fa era stato riconfermato per i successivi cinque anni. Con le sue dimissioni, e quelle dell’intera segretaria provinciale, si apre la corsa alla successione. Giovedì il comitato provinciale indicherà il nuovo presidente. In pole position per prendere il suo posto ci sarebbe Primo Minelli, attuale vicepresidente, con un passato alla Cgil e una posizione simile a quella del dimissionario. Per Cenati, qualche ben informato parla di una candidatura alle prossime europee nelle liste del Pd, anche se da ambienti democratici si nega che si sia discusso di questa ipotesi. Quel che è certo, è che il termine genocidio divide, e non solo sul palco di Sanremo.