Andare a votare può essere un gesto. Il bisogno di uscire da se stessi
Promemoria per il 26 maggio Votare alle prossime elezioni nonostante la trascuratezza dell’Europa nei confronti di chi la abita? Nonostante la crisi di legittimità della politica e del sistema dei partiti che non ha saputo […]
Promemoria per il 26 maggio Votare alle prossime elezioni nonostante la trascuratezza dell’Europa nei confronti di chi la abita? Nonostante la crisi di legittimità della politica e del sistema dei partiti che non ha saputo […]
Votare alle prossime elezioni nonostante la trascuratezza dell’Europa nei confronti di chi la abita? Nonostante la crisi di legittimità della politica e del sistema dei partiti che non ha saputo impedire la mortificazione antropologica di tanti paesi tra i quali il nostro?
Partiti – chi più chi meno – che hanno permesso alle incertezze, alle inquietudini, alle paure di crescere nel tempo. Adesso la situazione si è radicalizzata con i media che plasmano la nostra percezione. Con la propaganda che ridisegna i sentimenti, le tendenze, le emozioni mentre la spietatezza di pochi (che però detengono il potere) approfitta dell’acquiescenza di tanti che il potere non ce l’hanno. Infine, la violenza si è incistata nella società.
Non ci illudiamo che i governi abbiano la bacchetta magica tuttavia il governo attuale sembra non rendersi conto della deriva in cui stiamo affogando. Anzi, non prova imbarazzo ad attizzarla legando il suo destino (e le sorti del paese) a tre punti in più o in meno nelle elezioni europee, scommettendo – se i risultati fossero deludenti per uno dei due firmatari del contratto – sulle elezioni politiche. E poi sulla presidenza della Repubblica.
Intanto, i nodi sono rimasti gli stessi del secolo scorso, ingigantiti dal clima d’intolleranza, dall’istigazione a prendersela con i più deboli.
Rispondere con “prima gli italiani”; rassicurare attraverso il possesso di un’arma (eppure sul Corriere della Sera del 16 maggio scorso, il gommista di Arezzo ha detto “Odio la pistola con cui ho ucciso”) provoca solo delle risposte violente.
Certo, di cose belle e giuste ne accadono. Troppe però sono quelle negative che ormai soffocano la nostra vita. Continuano a girarci in testa frasi come “Ti stupro”, sintesi dell’umiliazione del corpo e della mente di tante donne; raccogliamo i segnali della crudeltà contro i bambini, del disprezzo verso i più deboli, verso quanti arrivano dal mare.
Prevaricazione maschile nello stupro di Viterbo; freddezza nelle torture imposte al “pazzo di Manduria” da un gruppo di ragazzini con il paese che stava a guardare; noncuranza nei passi del sicario che, dopo aver colpito la piccola Noemi, ne ha scavalcato due volte il corpo steso a terra, per inseguire il suo obiettivo e quindi per fuggire.
E’ venuta meno la compassione, la partecipazione? Una madre, per scusare il gesto del figlio ha spiegato: “In questo paese funziona soltanto un bar”. Però la compagna di uno dei ragazzi di Manduria è andata alla polizia rifiutando il ruolo di complice: un No all’indifferenza. Così per gli sconosciuti che hanno lasciato un fiore alla mamma rom di Casal Bruciato.
Di associazioni che attraverso gesti diversi “si prendono cura”, ce ne sono tante. Pure votare il 26 di maggio può essere un gesto.
Non il solo, non quello definitivo. Piuttosto, la traduzione del bisogno di uscire da se stessi, il dare importanza al bene comune, la voglia di assumersi delle responsabilità.
Dopo quella data, nei luoghi del femminismo dove prende forma un discorso più vicino alla vita delle persone, bisognerà assieme ad altri sperimentare risposte alle politiche per la convivenza e contro l’esclusione. “Il dopo” non deve essere come l’oggi e resta tanto lavoro arretrato da fare.
*** Il Gruppo Femminista del Mercoledì: Letizia Paolozzi, Maria Luisa Boccia, Bianca Pomeranzi, Elettra Deiana, Stefania Vulterini, Fulvia Bandoli
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