Ancona, mille in piazza contro le grandi navi
Il corteo La protesta contro il piano per la nuova banchina e la costruzione di una piattaforma di 2400 metri quadri per l’attracco e la partenza delle grandi crociere
Il corteo La protesta contro il piano per la nuova banchina e la costruzione di una piattaforma di 2400 metri quadri per l’attracco e la partenza delle grandi crociere
Al grido di «porto, ambiente, salute, lavoro» ieri pomeriggio in mille hanno sfilato per le strade di Ancona per dire no al progetto di banchinamento per le grandi navi. Da piazza Pertini fino all’arco di Traiano, passando ovviamente per il porto. Sull’onda delle modifiche al piano del porto, dallo scorso maggio sono andate in scena diverse assemblee pubbliche poi confluite in una piattaforma unica che comprende, tra gli altri, il Movimento 5 Stelle, Potere al Popolo, la lista civica Altra idea di città e la Rete NoG7.
Ormai da anni nel capoluogo marchigiano si sta tentando di portare l’attenzione sulla questione del porto, situato in centro città, e il banchinamento delle grandi navi. Ormai da anni ci si interroga sul Piano regolatore portuale che si colloca all’interno del Documento di programmazione strategica del sistema portuale (Dpss), che recentemente è stato approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che detta le linee per la pianificazione attuativa del porto di Ancona. Un piano regolatore che viene demandato all’autorità portuale e sganciato dalla presa in carico da parte del Comune di Ancona, che dovrebbe tutelare gli interessi dei cittadini e della collettività tutta. Un piano regolatore che di fatto sgancia il porto antico dalla fruibilità cittadina rivelando un’incostituzionalità di fondo nel ricomprendere all’interno dell’ambito portuale aree pubbliche e private esterne all’area demaniale di sua competenza, che accolgono anche una parte paesaggistica e monumentale che va ampiamente oltre gli interessi economici che si vogliono perseguire con il banchinamento delle grandi navi. In particolare, il banchinamento del Molo Clementino – progetto che nasce intorno al 2018 e approvato in consiglio comunale nel 2019 con l’unico voto contrario proveniente dal consigliere di Altra idea di città – che prevede la costruzione di una piattaforma di 2400 metri quadri per l’attracco e la partenza delle grandi navi da crociera (per intenderci, navi di 300 metri di lunghezza e con un’altezza di 60 metri) cambierebbe la configurazione del porto antico ribaltandone completamente la fruibilità; quest’ultima tolta alla cittadinanza per essere demandata ai soggetti che nutrono grandi interessi economici in quell’area. Senza dimenticare la questione dell’inquinamento e dell’impatto ambientale, la cui valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente non è ancora pervenuta.
Tanto che viene da chiedersi – in maniera retorica – su cosa si basino gli accordi presi nel frattempo con Msc crociere, Anek e Fincantieri. Ciò va considerato anche alla luce delle scelte che altre grandi città portuali italiane ed europee – Venezia, Barcellona, Maiorca, Dubrovnik – hanno preso negli ultimi anni in merito alle grandi navi e rispetto ad un turismo «mordi e fuggi» che poco restituisce in termini economici a queste città. In controtendenza, dunque, anche sul tipo di turismo che si vuole incentivare per far crescere Ancona, un capoluogo di regione che fatica a emergere in termini economici, culturali, ambientali.
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