Nel porto di Ravenna, ieri alle 18, decine di cittadine e cittadini hanno preso parte all’iniziativa contro il traffico di armi organizzata dall’organizzazione giovanile Cambiare Rotta e da Osa (Opposizione studentesca alternativa). Il presidio si è svolto davanti all’Autorità portuale di Ravenna per denunciare il passaggio di una nave della Zim Integrated Shipping Services (Zim), compagnia navale israeliana che trasporta armi per Israele e che in questi giorni farà scalo a Ravenna. «Abbiamo chiamato a raccolta studenti, lavoratori e la città tutta a schierarsi attivamente contro la guerra – spiega Caterina – Viviamo in uno dei paesi in prima fila nel sostegno al genocidio dei palestinesi, dobbiamo mobilitarci contro il nemico in casa nostra, contro il nostro governo e gli interessi dei capitalisti italiani e israeliani. La continuazione di rapporti commerciali tra l’Italia e Israele equivale a una partecipazione diretta del “nostro” paese nel genocidio in corso».

«La Zim è la stessa compagnia già bloccata il 10 novembre dai portuali di Genova – aggiunge Fabio – Abbiamo contattato i portuali ravennati, ma non riuscivano a organizzare un blocco, anche perché qui a Ravenna non c’è una storia di proteste di questo tipo. Abbiamo comunque voluto esserci, anche solo con un presidio, per rimarcare la nostra contrarietà al supporto logistico alla guerra in Palestina, per lanciare un grido di protesta contro la strage a Gaza ma soprattutto per sensibilizzare la cittadinanza e gli stessi portuali. Vogliamo che sia solo il primo passo». Alcuni portuali presenziano al si-in, ma preferiscono non rilasciare dichiarazioni.

Ravenna città silente, assoggettata da decenni al petrolchimico e a «mamma Eni» come la chiamano da queste parti, si sta risvegliando anche grazie all’azione di piccoli ma combattivi gruppi ambientalisti che da almeno due anni stanno duramente contestando l’arrivo del rigassificatore, previsto per il prossimo anno. «Siamo qui perché guerra e fossile sono due facce della stessa medaglia, il conflitto che sta devastando la Palestina è alimentato anche dalla nostra dipendenza dal gas e da stati come Israele che controllano importanti giacimenti di gas, con cui anche Eni fa accordi», dichiarano Mauro e Giovanna, storici attivisti del Coordinamento ravennate per il Clima fuori dal Fossile.

I manifestanti richiamano l’eco mondiale della protesta: «Al porto di Oakland i lavoratori hanno bloccato le navi piene di armi dirette in Israele, mentre a Liegi, in Belgio, i lavoratori della logistica si stanno rifiutando di caricare armi sui voli cargo per Tel Aviv». Zim, grande compagnia marittima israeliana, quotata in borsa e con sede ad Haifa, attivamente coinvolta nel trasporto di armi, è boicottata in tutto il mondo da portuali e cittadini che hanno accolto l’appello lanciato lo scorso 16 ottobre dai sindacati palestinesi per «smettere di armare Israele». Dal Belgio alla Catalogna, un insieme di sindacati della logistica e dei trasporti hanno esortato i lavoratori a rifiutarsi di caricare armamenti diretti verso Israele. Un mese fa anche al porto di Melbourne e poi di Sydney gli attivisti hanno bloccato i camion della Zim, sdraiandosi davanti ai mezzi. Tanto che la compagnia si è vista costretta ad avvisare i propri “clienti” di possibili interruzioni nel servizio.

«Di fronte al genocidio a cui stiamo assistendo e all’evidente complicità tra Israele e il nostro governo, che si dichiara neutrale, ma continua a sostenere politicamente e militarmente Israele, respingendo ipocritamente anche la proposta di un cessate il fuoco, è necessario continuare a mobilitarsi e portare avanti boicottaggio attivo contro il continuo traffico di armi, il massacro a Gaza e l’occupazione della Palestina. Nessuna complicità con Israele, fuori la guerra da Ravenna!», gridano gli attivisti sventolando bandiere palestinesi.