Sotto il tipico cielo bianco di Bologna si stagliavano nitidi il rosso degli striscioni e i tanti colori che componevano il grande corteo di ieri organizzato dal Collettivo di Fabbrica GKN insieme a Fridays for Future Italia, Assemblea NoPassante e Rete Sovranità Alimentare. Alla parola «insorgiamo», scelta dal Collettivo per accompagnare una lotta iniziata come rifiuto di accettare un ingiusto licenziamento ma dilagata in un’istanza radicale più ampia, si è unita quella, altrettanto importante di «convergenza», che ha fatto da collante al movimento impegnato nel percorso di cambiamento sociale.

Almeno 15 mila persone hanno calpestato con i loro passi il terreno simbolico della tangenziale bolognese, su cui è stato approvato da Comune e Regione il progetto di allargamento del Passante di mezzo a 18 corsie. Il Passante, divenuto «l’opera simbolo del consumo di suolo che trasforma fertili terreni agricoli in sterili piattaforme di cemento; che rappresenta un sistema economico in cui il profitto viene prima della salute» si aggiunge ad altre opere in programma, come rigassificatori, inceneritori, poli logistici, impianti di risalita che esprimono come la transizione ecologica sia molto sbandierata, ma poco concreta nella realtà dei fatti.

E’ questa la denuncia di un movimento in cui le diverse realtà che lo compongono si sono incontrate per prendersi sotto braccio e avanzare individuando i punti in comune e di forza, facendo della complessità non più un ostacolo, ma una ricchezza, convinti che per superare veramente la crisi sociale e ambientale sia imprescindibile una visione integrata che porti a cambiare l’intero sistema produttivo. E’ il contenuto veicolato dallo slogan che ha accompagnato il lancio della manifestazione: “Per i diritti, l’ambiente, la salute, gli spazi pubblici e comuni, una vita bella e per la pace, è ancora tempo di convergere: per questo, per altro, per tutto, che rappresenta “l’ambizione di trovare risposte complessive a domande soggettive diverse”.

Gli attivisti hanno lanciato frutta marcia contro le pompe di benzina, «per denunciare la costruzione di 7 nuove stazioni di servizio su terreni agricoli. Un’azione non violenta per ribadire che per sopravvivere abbiamo bisogno di cibo sano e aria pulita, non possiamo bere la benzina o mangiare soldi.

In cambio della comodità di pochi – ribadisce Fridays for future – , il Comune è disposto a sacrificare la sovranità alimentare dei molti che vivono in queste aree. Mentre le famiglie devono scegliere tra pagare l’elettricità o la spesa, i politici investono più di un miliardo di euro in asfalto e costringono nuove famiglie alla dipendenza alimentare dalla distribuzione organizzata».

Sono quelle che il corteo ha portato in superficie, attraverso le varie anime che lo hanno attraversato. Come la convergenza Contadina e Agroecologica, di cui fanno parte numerose associazioni, come la Rete per la sovranità alimentare Emilia-Romagna; Fuori mercato, Autogestione in movimento;Genuino Clandestino Firenze; Mondeggi Fattoria Senza Padroni; ToscanaBio per la sostenibilità; Sfruttazero; Contadinazioni, solo per citarne alcune, che si battono per chiedere sostegno e riconoscimento dell’agricoltura contadina.

La piccola agricoltura assicura il diritto alla sovranità alimentare, un concetto fondamentale legato all’acceso a un cibo sano e disponibile e oggi pericoloso nella lettura equivoca che ne sta dando il nuovo governo. Così come anche i tentativi di ostacolare le tutele sui diritti di autodeterminazione, per esempio l’interruzione volontaria della gravidanza.
L’intenzione del corteo era quella di seguire quel filo rosso che unisce le tante realtà di lotta nel panorama sociale «per creare no spazio in cui far valere rivendicazioni comuni senza rinunciare alle differenze che esse esprimono: l’impressione è che l’inizio sia ben riuscito. Prossima tappa il 5 novembre a Napoli.