Altri sei uccisi da bande criminali nei centri arabi. «Ben Gvir sta a guardare»
Israele. Uno degli agguati della criminalità ieri nei pressi di Haifa – screenshot da Telegram
Internazionale

Altri sei uccisi da bande criminali nei centri arabi. «Ben Gvir sta a guardare»

Israele Il governo Netanyahu, denuncia la minoranza araba, affronta solo a parole le sparatorie della criminalità organizzata che nel 2023 hanno fatto 190 morti. Guarda il video.
Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 settembre 2023
Michele GiorgioGERUSALEMME

Sei arabi israeliani (i palestinesi con cittadinanza israeliana), sono stati uccisi ieri in due agguati di stile mafioso, cinque dei quali in una sparatoria avvenuta in una cittadina beduina. Si tratta degli ultimi sanguinosi sviluppi della guerra in Galilea tra i clan criminali Hariri e Bakri, la causa di buona parte dei 190 uccisi a colpi d’arma da fuoco registrati dall’inizio del 2023 nei centri abitati arabi. Una strage che, denuncia la minoranza araba, il governo Netanyahu e in particolare il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, continuano ad affrontare solo a parole evitando di intraprendere azioni concrete per arrestare capi e manovalanza delle organizzazioni criminali. Sino ad oggi solo in pochi casi le indagini hanno portato all’arresto dei responsabili di omicidi a sfondo criminale.

Ieri è stato ucciso in pieno giorno ad Haifa un uomo in apparenza scambiato per un suo parente coinvolto in una faida. Atef Abu Kalib, proprietario di una discarica, è caduto in un’imboscata organizzata da due uomini armati mascherati. Gli aggressori, uno dei quali in possesso di un mitra, si sono avvicinati all’auto e hanno sparato ad Abu Kalib decine di volte a distanza ravvicinata. Sono poi fuggiti facendo perdere le loro tracce. Poche ore dopo, cinque membri di una stessa famiglia sono stati falciati da raffiche di mitra in una casa a Basmat Tabun, un villaggio beduino a est di Haifa. Le vittime sono due fratelli di 14 e 17 anni, una madre quarantenne con il figlio di 25 anni e un parente ventenne.

Non è chiaro se le sue sparatorie siano collegate. Certo è che il conflitto tra gli Hariri di Umm el Fahem, a loro volta spaccati in due fazioni opposte, e il clan di Samir Bakri si sta facendo sempre più cruento. Sul piatto c’è il controllo del traffico di cocaina e delle armi, le estorsioni, lo sfruttamento della prostituzione e i proventi dell’usura. Proprio i prestiti non restituiti sarebbero una delle ragioni dietro in buon numero di omicidi.

Israele che ha saputo sbaragliare la potente la mafia russa – formata ebrei immigrati dall’ex Urss – non appare invece in grado di dare una risposta alla ondata di omicidi nei centri arabi. Per i rappresentanti della società civile palestinese in Israele, la mancanza di azioni di polizia e governo è legata a un «pregiudizio etnico». In sostanza, visto che «ammazzarsi sono gli arabi», le forze dell’ordine non investirebbero tempo, uomini e risorse nelle indagini. Inoltre, secondo una tesi diffusa tra i palestinesi, la polizia non agirebbe contro le bande rivali poiché in non pochi casi i criminali sarebbero informatori del servizio di sicurezza interno, lo Shin Bet, incaricati di sorvegliare proprio i cittadini arabi. Il premier Netanyahu e il ministro Ben Gvir smentiscono ma sino ad oggi si sono visti poche azioni concrete.

GUARDA IL VIDEO DELL’AGGUATO AD HAIFA

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento