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Alluvione travolge le Marche, nove morti e quattro dispersi

Alluvione travolge le Marche, nove morti e quattro dispersi

Tomba d'acqua Una quantità di pioggia eccezionale. Un disastro annunciato da appena un’allerta gialla

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 17 settembre 2022

In due ore il cielo ha buttato giù tutta l’acqua che aveva risparmiato nell’ultimo anno: sono stati 420 i millimetri di pioggia che si sono abbattuti sulle province di Ancona e di Pesaro. Un disastro annunciato appena da un’allerta gialla (alta ma non altissima) e che lascia dietro di sé nove morti, quattro dispersi (tra cui un bambino di 8 anni e una ragazza di 17), cinquanta feriti e centinaia di sfollati. A subire i danni maggiori è stata l’area nei dintorni di Senigallia: Cantiano, Ostra, Barbara, Trecastelli, Castellone di Suasa.

L’onda di fango ha cominciato a crescere nella serata di venerdì e per tutta la notte le strade sono state invase dall’acqua, con auto scaraventate via, palazzi allagati, garage che sembrano acquari, balaustre dei ponti sommerse. Molti si sono salvati salendo ai piani alti dei palazzi, qualcuno addirittura si è arrampicato sui tetti. Sin dall’ora di cena i sindaci dei paesi hanno cominciato a far girare messaggi in cui chiedevano alle persone di restare al sicuro rimanendo dentro casa, ma la velocità con cui il fiume Misa e quasi tutti i suoi affluenti sono cresciuti e hanno rotto gli argini, senza lasciare scampo.

LE TESTIMONIANZE DESCRIVONO una situazione apocalittica: «Mio zio è morto perché ha sottovalutato il pericolo – racconta un ragazzo di Pianello -, non ha voluto lasciare casa sua ed è rimasto intrappolato». Ad Ostra quattro cadaveri sono stati ritrovati dentro un garage, altri due sono stati ritrovati nel palazzo dell’ufficio postale. «Una scena impressionante – dice un testimone -, l’acqua era arrivata fino al soffitto».

QUELLO CHE SI OSSERVA il giorno dopo, quando il cielo ha cominciato a liberarsi dalle nuvole, è un paesaggio disintegrato: l’acqua che si ritira scopre il fango, le persone escono dalle case e si aggirano con fare disperso. C’è chi prova a pulire le strade con le scope e con le pale, chi va alla ricerca di amici e parenti per assicurarsi che stiano bene, chi semplicemente è incredulo per un disastro imprevisto. Le previsioni del tempo parlavano di forti piogge, ma nessuno si aspettava un nubifragio di tale portata. La carovana dei soccorsi dei vigili del fuoco e della protezione civile ha faticato non poco a raggiungere tutte le zone ferite dal maltempo: la situazione in molte strade provinciali era impraticabile e adesso, dopo la gran massa d’acqua, il pericolo è quello delle frane.

SE A SENIGALLIA la situazione è drammatica – addirittura si è allagato un piano dell’ospedale, con i pazienti che sono stati dirottati altrove -, nei comuni e nelle frazioni che la circondano, verso la collina, non si può che parlare di disastro. Oltre alla conta delle vittime e dei feriti, infatti, adesso bisognerà fare i conti con una ricostruzione non troppo dissimile rispetto a quella dei paesi terremotati a poche decine di chilometri di distanza. Solo per le prime necessità il governo ha proclamato lo stato d’emergenza per le Marche e ha stanziato subito 5 milioni di euro, ma il conto è destinato a crescere in maniera esponenziale.

«È PIOVUTO IN QUALCHE ora un terzo di quello che normalmente piove in queste zone in un anno, e in alcune zone ha piovuto il doppio di quello che piove in estate. È abbastanza evidente che l’evento, per come si è manifestato, è stato molto molto peggiore di quello che era stato previsto», così il capo della protezione civile Fabrizio Curcio.
Sul fronte politico, il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha ricevuto le telefonate di solidarietà sia del premier Draghi (che nel pomeriggio ha visitato i luoghi del disastro» sia di Mattarella e, almeno, per un giorno la campagna elettorale da queste parti pare essersi fermata.

«STIAMO TUTTI sottovalutando drammaticamente la rivolta dell’ambiente e della natura e tutti dobbiamo metterci più attenzione alla questione ambientale, un tema entrato in campagna elettorale dall’inizio con il ghiacciaio della Marmolada crollato fino ad oggi lungo mesi di siccità, caldo, roghi e morte come accaduto in queste ore», ha commentato il segretario del Pd Enrico Letta. Dal Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte dice che «dobbiamo contrastare i cambiamenti climatici e dobbiamo sistemare il nostro territorio perché il dissesto idrogeologico diventa un rischio per l’incolumità nostra, delle nostre famiglie e dei nostri figli».

ATTESTATI DI SOLIDARIETÀ e di vicinanza, oltre a offerte di aiuto, sono arrivate da questi tutte le regioni d’Italia. Anche il Papa, per il World Ozone Day ha scritto su Twitter che «lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici».
Per oggi è prevista una nuova allerta gialla legata al maltempo. «Non ci faremo trovare impreparati», dicono tutti in coro. Si vedrà. Il problema è che ci sarà sempre una prossima volta.

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