Alluvione Emilia Romagna, niente soldi per la ricostruzione
Clima Rinviato di nuovo lo stanziamento di 4,5 miliardi di euro promessi dal governo. Secondo il commissario Figliolo, mancano le coperture finanziarie
Clima Rinviato di nuovo lo stanziamento di 4,5 miliardi di euro promessi dal governo. Secondo il commissario Figliolo, mancano le coperture finanziarie
Il governo Meloni continua a rimandare lo stanziamento dei 4,5 miliardi di euro promessi all’Emilia-Romagna per la ricostruzione post-alluvione. L’ennesimo rinvio è stato comunicato lunedì, nel corso di un incontro tra la struttura commissariale, i ministeri, la regione e i comuni che era stata convocata per l’approvazione definitiva del Piano speciale per la ricostruzione. Invece, a sorpresa il commissario Francesco Figliuolo ha annunciato il rinvio perché mancherebbero le coperture finanziarie da parte del ministero dell’economia e finanze.
L’impegno dei 4,5 miliardi era stato definito in seguito alla diffusa alluvione del 16 e 17 maggio 2023, quando una pioggia molto intensa provocò l’esondazione di 21 fiumi, 17 morti e più di 20 mila sfollati in 37 comuni. Dopo quell’evento in Emilia-Romagna sono avvenute altre due gravi alluvioni, l’ultima il 19 e 20 ottobre scorsi. Il territorio è sempre più fragile e compromesso, e la regione attende l’approvazione del piano e dei sostegni economici per iniziare le opere di ricostruzione e adattamento. Ma il governo continua a nicchiare.
Con le elezioni regionali in programma il 17 e 18 novembre, il clima è di estrema tensione. Più volte gli esponenti dell’esecutivo, col ministro Musumeci e il viceministro Bignami in testa, hanno accusato la regione Emilia-Romagna di inefficienza; mentre gli amministratori locali – compresi quelli di centrodestra, come il sindaco di Brisighella Massimiliano Pederzoli – denunciano che non è stato stanziato ancora un centesimo. Un’altra critica riguarda la decisione del governo di accentrare la struttura commissariale a Roma anziché sul territorio, accentuando così le lungaggini burocratiche.
Per ora, gli unici soldi arrivati hanno riguardato le opere di somma urgenza subito dopo l’alluvione, mentre per gli interventi strutturali non si è visto ancora nulla. In Emilia-Romagna sono necessari profondi riassetti degli insediamenti urbani e dei fiumi: questo territorio sta infatti subendo più di altri le conseguenze degli eventi estremi provocati dalla crisi climatica, aggravati dall’eccessiva cementificazione favorita dalle politiche degli ultimi decenni.
Il sindaco di Faenza Massimo Isola ha parlato di «sconcerto generale» per il rinvio. «Ma non si era sempre stato detto che “i soldi ci sono”?», si è chiesto il primo cittadino della città più colpita dalle alluvioni degli ultimi 18 mesi.
Tentando una mediazione, la regione Emilia-Romagna ha chiesto che vengano stanziati almeno 877 milioni per le opere più urgenti.
«Nessuno si aspetta di avere subito a disposizione i 4,5 miliardi di euro previsti dal piano, perché parliamo di una mole di opere strutturali che richiederanno diversi anni per essere completate», ha detto la presidente regionale facente funzioni Irene Priolo. Ma «al contrario, non si può nemmeno pensare che la prossima legge di bilancio non metta nulla sul 2025 e 2026, perché c’è assoluta urgenza di partire. Per questo abbiamo avanzato una proposta: si approvi il piano e contestualmente si dia avvio a un primo stralcio di interventi che comprende le opere più urgenti. Questo primo stralcio richiederebbe nel triennio 2025-2027 circa 877 milioni, una cifra importante ma ragionevole per avviare gli interventi decisivi».
Ma dal governo, per ora, il silenzio continua.
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