Allevati o selvatici: la triste sorte degli animali
Nelle stalle, nei cortili, nelle scuderie, nelle tane. Nell’alluvione – come nelle numerose emergenze, spesso man-made – perdono la vita tanti animali, allevati, da compagnia o selvatici. Altri vengono salvati dai soccorritori. Altri ancora rimangono in grave pericolo. I soccorsi lavorano anche per loro ma con grandi difficoltà, soprattutto in un’area con molti allevamenti intensivi.
Volevano salvare la loro asinella ma sono stati travolti dal Savio uscito dagli argini: Palma e suo marito Sauro a Ronta di Cesena avevano un’azienda agricola che produceva erbe aromatiche. Vittorio, a Forlì, è annegato mentre cercava di portare via i conigli. Rosella è stata alla fine tratta in salvo nella sua fattoria didattica ma nel cortile sono morti annegati capre, galline faraone, pecore.
Sott’acqua sono finite oltre 5mila aziende agricole, secondo un monitoraggio Coldiretti, con i loro animali: la triste conta dei morti riguarderà anche loro. Tanti altri rimangono difficili da raggiungere con il foraggio e con l’acqua – tragico paradosso – nelle zone collinari, per via di frane e smottamenti. A Lugo di Romagna un allevatore di tremila maiali, nella stalla allagata, ha chiesto un posto asciutto dove portare in salvo – in qualche modo – almeno i piccoli.
Del resto, si precisa in un corso di formazione della Croce rossa sulle emergenze idrogeologiche, durante le alluvioni uno dei problemi gravi è la gestione degli animali da reddito. Anche dopo la loro morte per annegamento…
I soccorsi sono ininterrotti e si moltiplicano le strutture disponibili a dare ricovero. A Budrio, i volontari e le guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Bologna hanno portato in salvo i cavalli di una scuderia, rimasti isolati e feriti nel crollo del ponte Motta. A Russi in provincia di Ravenna gli addetti della clinica veterinaria girano per le campagne con jeep a rimorchio rispondendo alle chiamate; salvati asini, animali da cortile, conigli, ma diverse zone sono irraggiungibili.
Per la Lav, Beatrice Rezzaghi responsabile dell’Unità di emergenza spiega che in tante stalle l’acqua è alta; gli animali vanno spostati a mano e affondano nel terreno; difficile portarli via finché non si abbassa il livello. Vanno meglio i soccorsi per gli animali da affezione, anche quelli nei rifugi. La stessa Lav ha raggiunto un canile con 58 animali: messi in sicurezza insieme ai vigili del fuoco.
A Senigallia, l’Oipa di Ancona con altre associazioni è riuscita a evacuare un rifugio per cani. E l’Oipa di Bologna ha trasferito animali da un canile e ne ha salvati altri rimasti bloccati in una casa sommersa e in un capannone allagato. Le colonie feline sono in gran parte distrutte ma i gatti sono molto agili e meno indifesi. Anche le guardie zoofile dell’Enpa sono attive e hanno recuperato cani in provincia di Forlì-Cesena.
E gli animali selvatici? Impossibile quantificare le vittime bloccate o spazzate via prima di essere riuscite a raggiungere aree meno danneggiate.
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