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Alla Knesset pronte tre leggi per rendere l’Unrwa «organizzazione terroristica»

Alla Knesset pronte tre leggi per rendere l’Unrwa «organizzazione terroristica»Unrwa, Gaza – Ap

Governo israeliano Giovedì Tel Aviv ha confiscato la terra su cui sorge la sede dell’agenzia Onu a Gerusalemme est

Pubblicato circa un mese faEdizione del 12 ottobre 2024

Israele vuole rendere fuori legge l’Unrwa per cacciarla definitivamente dai Territori occupati. L’agenzia dell’Onu, impegnata a sostenere le comunità palestinesi rifugiate in Medio Oriente, è stata sempre nel mirino di Tel Aviv che ora, per espellerla dalla zona, punta a criminalizzarla direttamente tramite il parlamento. Nei giorni scorsi l’Intergruppo parlamentare per la Pace tra la Palestina e Israele e il Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, hanno ricevuto Marta Lorenzo Rodriguez (responsabile per l’Europa dell’Unrwa) ed Elena Mancusi (membro dell’ufficio Europa per l’Unrwa), per discutere della situazione umanitaria in Medio Oriente e dell’impegno dell’agenzia Onu. Dall’incontro è emerso che ci sono due o tre progetti di legge in discussione alla Knesset che, se fossero approvati, porterebbero conseguenze pesantissime per l’Unrwa e per le intere Nazioni unite. Uno dei testi punterebbe proprio a dichiarare l’Unrwa «organizzazione terroristica» così da rendere perseguibili i membri del suo staff in base alle leggi sull’antiterrorismo.

IL COMMISSARIO generale dell’Unrwa Philippe Lazzarini ha parlato della grave situazione nel corso del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. «Il clima di impunità che prevale non si dissolverà senza un’azione decisa. Possiamo sostenere la Carta delle Nazioni unite e far rispettare il diritto internazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra e le decisioni delle corti internazionali, senza eccezioni. Oppure possiamo ammettere che l’ordine internazionale basato sulle regole del secondo dopoguerra sia giunto al termine». Prosegue: «Liberarsi della principale agenzia che fornisce aiuti ai palestinesi è stato “quasi un obiettivo” di Israele durante tutta la guerra a Gaza. L’organizzazione farà poi chiarezza sui finanziamenti da parte degli Stati uniti – l’unico paese a tagliare i finanziamenti sulla base di affermazioni israeliane non dimostrate – all’inizio del prossimo anno». Lazzarini ha detto anche che l’Unrwa «non è mai stata così sotto attacco come nell’ultimo anno».

Ieri si sono aggiunte le dichiarazioni di Marta Lorenzo Rodriguez: «Negli ultimi tempi abbiamo dovuto affrontare molte sfide e ora c’è anche tentativo del governo di Israele di cacciarci da Gerusalemme est, dove abbiamo la nostra sede da circa 70 anni». La responsabile per l’Europa afferma che «abbiamo un accordo tuttora in vigore con Israele, che si è impegnato a proteggere l’Onu e le sue strutture, ma tempo fa abbiamo ricevuto dall’Autorità per la terra un ordine di sfratto con la richiesta di evacuare i nostri uffici». E ancora: «Dopo gli assalti del 7 ottobre, Israele ha accusato Unrwa sostenendo che alcuni suoi dipendenti avessero avuto responsabilità o ruoli nei blitz di Hamas. Una tesi respinta dalle Nazioni unite non essendo stata fornita alcuna prova».

NEL MAGGIO scorso la sede dell’Unrwa a Gerusalemme est era stata attaccata da coloni israeliani che avevano appiccato due volte il fuoco in prossimità della struttura, determinandone la chiusura temporanea. Da un anno a questa parte il quadro è divenuto però ancora più difficile. «A Gaza abbiamo assistito alla morte di oltre 42mila persone. Nella regione sono state bombardate infrastrutture civili, comprese scuole gestite da Unrwa: quello che sta accadendo non ha precedenti». Tra gli uccisi, anche dipendenti e operatori dell’agenzia: «Solo tra i colleghi del nostro staff i morti sono stati già 226».

L’Unrwa dal 1949 fornisce assistenza umanitaria e protezione ai rifugiati palestinesi. Opera in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, Striscia di Gaza, Giordania, Libano e Siria. Ogni anno aiuta circa 3,6 milioni di rifugiati palestinesi con i suoi servizi sanitari, fornisce assistenza sotto forma di cibo o denaro a circa 1,7 milioni di persone e, attraverso le scuole che gestisce, garantisce un’istruzione a oltre 540mila bambini.

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