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Alla canna del gas, la campagna elettorale fa i conti con la realtà

Alla canna del gas, la campagna elettorale fa i conti con la realtàCarlo Calenda – Ansa

Energia Chiusura record, sopra i 300 euro al megawattora sulla piazza di Amsterdam. Proposta shock di Calenda: «Fermiamoci»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 26 agosto 2022

Grazie alla corsa del prezzo del gas la realtà irrompe in una campagna elettorale che sembrava essere tornata indietro nel tempo, identica a quella del 2018 come se nel frattempo non fosse cambiato tutto e gli assilli degli elettori fossero quelli di 4 anni fa. Ieri, per la prima volta sulla piazza di Amsterdam, il gas ha chiuso con il massimo storico di 321,4 euro al megawattora. Una crescita del 10% rispetto al giorno precedente e la soglia dei 300 euro al megawattora è sfondata.

Il prezzo dell’energia elettrica per oggi si aggira intorno ai 718,71 euro al megawattora contro i 614,76 euro di ieri. Lo scarto dice tutto da sé e non ci sono elementi tali da autorizzare speranze in un raffreddamento a breve. Al contrario la corsa rischia di accelerare via via che si avvicina il 31 agosto, quando scatterà la chiusura per tre giorni del gasdotto North Stream da parte dei russi, l’ennesima sospensione, ufficialmente sempre per «interventi di manutenzione». Ci si mette un po’ anche la sfortuna perché il terminal Usa di Lng in Norvegia, chiuso dopo un incidente, dovrà restare fermo un altro mese.
CON UN CINGUETTIO su TwitterCalenda lancia una proposta shock: «Fermiamo la campagna elettorale. Le forze politiche si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio». Per il leader di Azione solo una terapia d’urto può evitare la recessione in settembre: «Gas a prezzo calmierato, disaccoppiare le rinnovabili dal gas, 10 miliardi per le imprese gasivore e 30 miliardi per le famiglie». Le prime due voci però non sono possibili a livello solo nazionale e la partita europea non si preannuncia né rapida né facile. La manovra da 40 miliardi renderebbe inevitabile lo scostamento di bilancio, cioè quel che Draghi ha voluto e quasi certamente ancora vuole evitare a ogni costo.
MA IL TEMA, ORA o in autunno con il nuovo governo, quando però rischia di essere già tardi, è questo e a sbatterlo ruvidamente sul tavolo è Giorgetti: «Con le sanzioni abbiamo dichiarato guerra alla Russia e la Ue non ha valutato le conseguenze. Ora deve mettere un tetto al prezzo del gas e sganciare il prezzo dell’energia dal prezzo massimo del gas. Se non lo fa, noi non possiamo evitare di porre il tema dello scostamento di bilancio». Salvini rintuzza di brutta il leader di Azione: «Vuole fermare la campagna elettorale perché sa di avere già perso.

Il governo è in carica e Draghi può mettere il tetto senza bisogno di fermarla». Picchia anche Conte: «Si vede che la campagna elettorale ha svegliato Calenda. Del prezzo del gas noi ne parliamo da mesi». Schermaglie da comizio o da talk show. Calenda puntualizza: «Non dico di fermare le elezioni: solo di fermarci per un giorno per dare una mano a Draghi a prendere dei provvedimenti».
Non sarebbe una proposta assurda quella del leader di Azione. Con il sostegno di tutti i partiti e con alle spalle il discorso di scioglimento delle Camere di Mattarella, che prevedeva la possibilità di dover prendere decisioni rapide, il governo potrebbe effettivamente adottare una terapia d’urto. Ma dovrebbe introdurre il price cap senza aspettare la Ue: a differenza di Spagna e Portogallo non è in condizioni da poterlo fare. Dovrebbe accettare lo scostamento di bilancio: eventualità che pare remota.
IL GOVERNO SPERA ancora di evitare ogni razionamento anche se si prepara per ogni evenienza a introdurre la misura minima prevista, l’abbassamento del riscaldamento sino a 19 gradi e per un’ora in meno al giorno e con accensione dei termosifoni ritardata di 15 giorni, senza ancora considerare il passaggio allo stato d’emergenza che imporrebbe tagli ai consumi molto più drastici. Alcuni aiuti alle circa 120mila aziende a rischio dovrebbero invece essere varate, con rateizzazione dei pagamenti e credito di imposta per quelle ad alto consumo di gas. La strategia di Draghi si basa soprattutto sull’accelerazione nella costruzione dei rigassificatori, oltre che sulla diversificazione degli approvvigionamenti, e ieri da fratel La Russa è arrivato il sostegno a quello di Piombino. Ma di aumentare la tassa sugli extraprofitti non parla nessuno e anche solo far pagare davvero quella del 25% già introdotta sembra impossibile.

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