Alessandria, la Casa delle donne ha una nuova sede. Occupata
“Non ci avete visto arrivare”. Con questa citazione della Segretaria del Pd Elly Schlein si conclude il comunicato di “Non una di meno” di Alessandria che ieri mattina all’alba ha […]
“Non ci avete visto arrivare”. Con questa citazione della Segretaria del Pd Elly Schlein si conclude il comunicato di “Non una di meno” di Alessandria che ieri mattina all’alba ha […]
“Non ci avete visto arrivare”. Con questa citazione della Segretaria del Pd Elly Schlein si conclude il comunicato di “Non una di meno” di Alessandria che ieri mattina all’alba ha occupato un nuovo stabile nel centro della città piemontese per riaprire la “Casa delle donne” sgomberata nell’agosto dello scorso anno.
L’esperienza della “Casa”, durata 4 anni in Piazzetta Monserrato, era stata attraversata da moltitudini di voci, storie e progetti divenendo uno spazio di lotta, accoglienza, ascolto e produzione politica transfemminista per Alessandria e per tutta la provincia. Lo stabile era, però, di proprietà di un ente (in liquidazione) compartecipato dalla Regione Piemonte che, dall’atto dell’insediamento della Giunta di centro destra guidata da Alberto Cirio, ne aveva chiesta l’alienazione. All’inizio dello scorso anno il braccio di ferro tra Questura (su richiesta della Regione) ed occupanti si era fatto sempre più difficile con il Comune di Alessandria, guidato allora dal sindaco leghista Gianfranco Cuttica, che decise di sposare la stessa linea della Giunta Regionale facendo diventare la “Casa delle donne” un tema della campagna elettorale imminente.
Da una parte il centro destra parlava di legalità da ripristinare, dall’altra le occupanti rivendicavano la storia e il futuro della loro “Casa”. Qualche mese dopo, anche grazie all’aperto sostegno alle richieste di “Non una di meno” il centro sinistra guidato da Giorgio Abonante si impose, a sorpresa, al ballottaggio riportando il Pd alla guida della città. La Regione continuò però, per tutta l’estate, a chiedere lo sgombero della “Casa delle donne”. Ad agosto si presentarono le forze dell’ordine per eseguire lo sgombero che avvenne, in accordo con le occupanti, solo grazie a un documento, firmato dal Sindaco Abonante, nel quale il Comune si impegnava ad entrare in possesso dello stabile per poi assegnarlo a Non una di meno costituitasi in associazione per lo scopo. Dopo nove mesi, però, nessun segnale né di riapertura né di individuazione di nuovi spazi per la Casa è arrivato.
Dentro questo contesto nasce la nuova occupazione, a poche ore dall’enorme corteo del Pride cittadino che ha sfilato per le vie della città, passando proprio a pochi metri dalla nuova “Casa delle donne”. Il nuovo spazio si trova nella sede della Circoscrizione Nord del quartiere Orti in viale Teresa Michel, una struttura che per decenni è stata di proprietà pubblica e che poi il Comune ha deciso di vendere ai privati per fare cassa. La struttura è stata poi rivenduta recentemente ad un ente pubblico, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, all’interno del progetto del nuovo Campus. Progetto che prevede l’abbattimento dello stabile.
“Siamo arrivate a occupare un nuovo spazio dopo mesi nei quali l’amministrazione cittadina ha fatto rimbalzi con la Regione sul vecchio spazio e su tutte le opzioni alternative che ci hanno, loro stessi, proposto: nessuna si è concretizzata. A questo punto abbiamo deciso di rimettere in gioco i nostri corpi riportando alla vita pubblica uno spazio abbandonato che potrebbe essere addirittura abbattuto” dice Anita Giudice di NUDM “vogliamo ricostruire qui uno spazio che possa continuare le nostre lotte attraverso la lente del transfemminismo, dell’intersezionalità e della difesa dei diritti Lgbtq+ ed è anche per questo che la nuova occupazione abbiamo deciso di farla nel giorno del Pride cittadino”. Nel pomeriggio di ieri, prima della partenza della parata dell’orgoglio Lgbtq+, il Sindaco Abonante ha incontrato nella nuova sede della Casa le occupanti. “Molte parole ma nessuna proposta concreta” commenta Giudice. Intanto l’occupazione continua, evidentemente neanche dall’Amministrazione alessandrina le avevano viste arrivare.
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