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Alessandria, il citofono suona per i giallorossi

Alessandria, il citofono suona per i giallorossiGiorgio Abonante

Piemonte Al secondo turno Abonante sostenuto anche da "Azione"

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 28 giugno 2022

Parafrasando Bob Dylan non bisognava essere dei meteorologi per capire che ad Alessandria era cambiato il vento. La prova era arrivata, plasticamente, giovedì sera quando Matteo Salvini giunto in città per sostenere il suo sindaco, Gianfranco Cuttica, che cercava la riconferma, si è trovato una piazza con meno di 200 persone davanti. Per farsi forza il leader della Lega dal palco, insieme al suo capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari e al governatore piemontese Alberto Cirio, aveva provato a contare anche i curiosi che, nel quartiere popolare e popoloso del Cristo, stavano seguendo il suo comizio dalle finestre di casa.

Era il 2017 quando lo stesso Matteo Salvini, insieme a Cuttica e Molinari, si aggirava nel quartiere denunciando la mancanza di servizi (dalla rete fognaria alla fibra ottica) e inaugurava la «caccia al citofono». In Via Gandolfi, tra le case popolari abitate da migranti, intere palazzine erano sprovviste dei campanelli e, tra una battuta e una promessa solenne, il leader del Carroccio aveva assicurato che con loro al governo tutto sarebbe cambiato.

Cinque anni dopo, come denunciato in un video dai 5 Stelle, né i citofoni né la rete fognaria né la fibra ottica avevano toccato quelle zone della città. Sta anche qui uno dei motivi del successo di Giorgio Abonante, candidato del Pd e dei 5 stelle che, al secondo turno, ha potuto beneficiare anche dell’appoggio del centrista Giovanni Barosini che, dopo aver mollato a febbraio il posto in giunta con Cuttica, al primo turno aveva raccolto il 15%. Anche se nulla è stato ufficializzato, l’appoggio di Barosini al centrosinistra pare sia frutto di un accordo per un assessorato e la presidenza del consiglio comunale per lo stesso Barosini che, nel mentre, è stato nominato vice segretario regionale di Azione e sogna già un seggio in parlamento.

Un campo progressista larghissimo si è quindi imposto ad Alessandria, la prima città piemontese ad aver avuto, nel lontano 1993, una sindaca leghista, Francesca Calvo. Se il vento ad Alessandria indicava una certa direzione, a Cuneo la partita probabilmente non si è mai davvero giocata, infatti, la candidata sindaca del Pd, l’ex senatrice Patrizia Manassero, non eletta per un soffio già al primo turno, ha quasi doppiato lo sfidante di centrodestra Franco Civallero raccogliendo il 63% contro il 37% dell’avversario.

Cuneo è da sempre un feudo centrista che, in alleanza con il Pd, governa il capoluogo della Granda da trent’anni. A contribuire al successo di Manassero, prima donna sindaco della città, sono arrivati anche molti voti di Luciana Toselli, la candidata del polo civico della sinistra e degli ambientalisti (16% al primo turno) la quale aveva invitato i propri elettori a non disertare le urne al ballottaggio.

Questo secondo turno in Piemonte, dopo la riconferma ad Asti del forzista Maurizio Rasero, ha quindi visto prevalere i candidati di centrosinistra che, oltre ad Alessandria e Cuneo, si sono imposti anche nelle cintura torinese, a Chivasso con la riconferma del sindaco uscente Claudio Castello e ad Omegna nel Verbano Cusio Ossola con Alberto Soressi. Nella città di Gianni Rodari c’è stata un’altra sconfitta per il Carroccio con il sindaco uscente Paolo Marchioni battuto dal candidato di Pd e sinistre, Alberto Soressi che, trionfante con il 52% dei voti, ha riportato il centro sinistra alla guida di una realtà storicamente progressista.

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