Al via mega finanziamento Bei per il gasdotto Tap
La Banca europea degli investimenti (BEI) ha approvato ieri un prestito di 1,5 miliardi di euro per contribuire a finanziare il Gasdotto Trans-Adriatico. TAP è l’ultimo segmento del Corridoio Sud […]
La Banca europea degli investimenti (BEI) ha approvato ieri un prestito di 1,5 miliardi di euro per contribuire a finanziare il Gasdotto Trans-Adriatico. TAP è l’ultimo segmento del Corridoio Sud […]
La Banca europea degli investimenti (BEI) ha approvato ieri un prestito di 1,5 miliardi di euro per contribuire a finanziare il Gasdotto Trans-Adriatico. TAP è l’ultimo segmento del Corridoio Sud del Gas, il mega-gasdotto che correrà dall’Azerbaigian all’Italia—e in particolare alla costa del Salento—attraversando Turchia, Grecia e Albania.
Il prestito rappresenta il contributo più alto mai corrisposto ad un’unica opera da parte della BEI, che è la banca ufficiale dell’Unione Europea e proprietà dei suoi Stati membri.
La costruzione del Corridoio è stata fortemente appoggiata da diverse istituzioni europee, tra le quali il Consiglio dei ministri, la Commissione e il Parlamento europei, i quali lo hanno definito strategico per la politica energetica del continente, includendolo nella lista dei “Progetti di interesse comune”.
Tant’è che quello concesso ieri è già il secondo grande finanziamento pubblico al Corridoio: segue infatti il prestito di 500 milioni di dollari a TANAP, il tratto turco del mega-gasdotto, concesso dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) nell’ottobre scorso.
Il compito della Banca è quello di fornire supporto tecnico e finanziario per progetti di investimento sostenibile che siano in linea con le politiche europee. Ed è precisamente a questo suo ruolo che hanno fatto appello i molti attivisti e ricercatori che ormai da diversi anni si oppongono alla costruzione di TAP, ritenendolo inutile e dannoso.
Tra questi, Anna Roggenbuck, portavoce di Bankwatch, una rete di professionisti che monitorano le attività delle istituzioni finanziarie pubbliche e i loro impatti su ambiente e diritti umani: “è davvero inquietante che la BEI non abbia reso pubblica alcuna valutazione della compatibilità tra TAP e gli obbiettivi che l’Unione Europea si è data in occasione dell’Accordo di Parigi.”
Roggenbuck è di ritorno dal Lussemburgo, dove ha preso parte a quella che, dice, è stata l’unica consultazione pubblica su TAP che la BEI abbia organizzato prima del voto di oggi.
“L’industria del gas genera profitti (privati) più che sufficienti ad autosostenersi,” aggiunge, “mentre i finanziamenti pubblici dovrebbero essere diretti verso le energie rinnovabili.”
La notizia di ieri arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio commissionato da Bankwatch a tre ricercatori del Politecnico della Catalogna e dell’Osservatorio del Debito nella Globalizzazione.
Lo studio identifica nove possibili scenari in cui il gas trasportato da TAP viene distribuito nel mercato europeo, e conclude che in cinque di questi l’impatto ambientale delle emissioni di metano che previste nel processo di trasporto e stoccaggio sorpassa quello del carbone, il combustibile fossile più inquinante.
La lotta al cambiamento climatico viene così messa in secondo piano rispetto alla presunta sicurezza energetica dell’Unione.
Maroš Šefčovič, il vicepresidente della Commisione europea, ha più volte ribadito che l’Europa ha bisogno di trovare nuovi fornitori di energia per ridurre la propria dipendenza dalla Russia.
Šefčovič non ha mai fatto mistero del suo progetto di estendere la rete di gasdotti a cui attinge l’Europa fino al Turkmenistan.
In quest’ottica, l’avvallo a TAP e al Corridoio rappresenterebbe una tappa intermedia.
È chiaro che questi obbiettivi vanno in direzione del tutto contraria alla transizione prospettata dall’Accordo di Parigi, e avranno conseguenze decennali sulla struttura del mercato energetico europeo.
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