Nell’ultimo giorno di presidenza Trump il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell ha detto che gli insurrezionisti sono stati «nutriti di bugie» e «incitati dal presidente e da altre persone potenti». Intanto al Congresso era cominciata la corsa alle udienze di conferma per i candidati al gabinetto di Biden.

Ad apparire davanti al Senato, sia virtualmente che in un Campidoglio blindato e fortificato, sono state le scelte per i vertici dei dipartimenti della sicurezza interna, del tesoro, degli esteri e della difesa.

Le commissioni del Senato hanno ascoltato i candidati: Janet Yellen segretaria al tesoro, Avril Haines direttore dell’intelligence nazionale, Anthony Blinken segretario di Stato, Lloyd Austin segretario alla difesa e Alejandro Mayorkas segretario del dipartimento per la sicurezza interna.

Prima che le audizioni cominciassero ufficialmente, l’emittente televisiva ABC News ha diffuso una copia della dichiarazione di apertura preparata dal candidato alla Homeland Security, Mayorkas, che dovrebbe diventare il primo ispanico e immigrato a ricoprire quella posizione: «Se dovessi avere l’onore di essere confermato – ha detto riferendosi all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio – farò tutto il possibile per garantire che la tragica perdita di vite umane, l’assalto alle forze dell’ordine, la profanazione dell’edificio che è uno dei tre pilastri della nostra democrazia e il terrore provato da voi, dai vostri colleghi, dal personale e da tutti i presenti non si ripeta».

Nella sua udienza Haines si è pronunciata con forza contro la tortura e in particolare il waterboarding, la tattica di interrogatorio più controversa usata contro i sospetti di terrorismo detenuti sotto l’amministrazione di George W. Bush: «Credo che il waterboarding sia, stando alle leggi, una tortura – ha detto Haines, avvocata e vicedirettrice della Cia con Obama – E tutte quelle tecniche che usano trattamenti crudeli e inumani sono illegali e non devono essere utilizzate indipendentemente dal fatto che siano efficaci o meno».

Biden ieri ha anche annunciato la nomina del principale funzionario sanitario della Pennsylvania, Rachel Levine, come assistente segretaria alla salute. Se confermata, diventerà il primo funzionario federale transgender a ottenere il via libera del Senato Usa.

Quando oggi Biden presterà giuramento, però, non avrà ancora nessun candidato confermato al governo. Al contrario, quando aveva prestato giuramento Trump nel 2016, un Senato controllato dal Gop aveva già tre candidati pronti a lavorare il giorno dell’inaugurazione, anche se il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell all’epoca aveva incolpato i Democratici per il numero a suo dire risicato di posizioni confermate in confronto al primo giorno in carica dell’allora presidente Barack Obama, che poteva contare su sette candidati confermati.

La colpa di questo ritardo per l’amministrazione Biden è da ricercarsi nell’ostracismo di cui è stata oggetto da parte di The Donald, che ha meticolosamente ritardato enormemente qualsiasi normale prassi burocratica. Trump se ne va, quindi, sbattendo la porta, lasciando una Washington militarizzata e in stato di emergenza, un Paese diviso su cui pende il pericolo del terrorismo interno e 400.000 vittime di una pandemia che il governo federale non ha mai voluto affrontare.

Gli Usa hanno registrato oltre 24 milioni di casi di Covid-19 e la contea di Los Angeles, una delle aree più colpite, ha superato un milione di infezioni; in questo contesto il segretario della salute e dei servizi umani di Trump, Alex Azar, ha detto che il governo non ha scorte di vaccini nonostante giorni fa avesse annunciato che avrebbe rilasciato tutte le dosi disponibili in modo che gli idonei potessero ottenere la prima dose al più presto.
Sembra, però, che non ci sia nulla da rilasciare.