In una COP27 in cui i paesi più fragili reclamano a gran voce risorse finanziarie in dimensioni enormemente superiori a quanto concesso fino ad oggi dalle economie più avanzate, l’Italia fa un passetto in avanti per allinearsi almeno ai livelli di impegno nella finanza per il clima degli altri principali paesi europei.

Il nuovo governo sembra quindi voler mantenere l’impegno preso da Draghi a Glasgow e formalizzato nella legge di bilancio 2022.

Con una conferenza organizzata oggi 7 novembre a Sharm el Sheik, in Egitto, è stato ufficializzato il lancio del Fondo Italiano per il Clima: 4,2 miliardi di euro (in 5 tranche annuali di 840 milioni ciascuna, con 40 milioni all’anno per interventi a dono finalizzati alla preparazione dei progetti) destinati specificamente a sostenere iniziative in ambito climatico di mitigazione e adattamento realizzate in paesi in via di sviluppo, attraverso un mix di strumenti che vanno dai prestiti ai governi al finanziamento di progetti privati, al rilascio di garanzie, alla partecipazione in fondi di investimento.

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Una modalità di intervento già praticata da decenni da altri paesi occidentali ma poco conosciuta in Italia. Una modalità ora più attenta alla sostenibilità economica delle iniziative finanziate e con dimensioni maggiori per singolo intervento rispetto alla più tradizionale opera di cooperazione a dono mirata soprattutto a contesti emergenziali.

Durante la presentazione, è stato enunciato un obiettivo che in particolare oggi sembra piuttosto arduo da raggiungere, quello della mobilitazione dei tanto sospirati capitali privati, che nel contesto economico attuale non sembrano particolarmente interessati ai paesi emergenti, men che meno a quelli più fragili.

Vedremo se gli strumenti messi a disposizione dal Fondo italiano per il clima riusciranno nell’impresa. La redditività del fondo, cioè gli interessi che verranno fatti pagare ai soggetti finanziati, viene ancorata al livello di impatto ambientale positivo dei progetti; il costo dell’intervento potrà cioè ridursi fino a sparire laddove le iniziative risultino particolarmente rilevanti dal punto di vista ambientale.

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Cassa Depositi e Prestiti si farà carico di selezionare le singole iniziative, ma l’effettiva approvazione delle stesse sarà compito di comitati composti da rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, del Ministero degli Esteri e del Ministero dell’Economia.

Non sono i trilioni di cui ormai si parla, ma certamente il Fondo rappresenta una interessante novità. Quanto lo strumento sarà in grado di portare l’Italia nel novero dei paesi più attivi in ambito climatico lo vedremo nel prossimo futuro, auspicando una adeguata trasparenza e pubblicità su cosa verrà effettivamente finanziato.