Il bello, o il brutto, viene oggi. Stamattina alle 10.30 come ultimo atto delle velocissime consultazioni del presidente della Repubblica, al Quirinale salirà la delegazione del centrodestra. Unita, malgrado le divisioni siano state così evidenti, e soprattutto così chiaramente ascoltabili, negli ultimi giorni. Berlusconi, secondo le regole di ingaggio, sarà ridotto al silenzio. Parla solo Giorgia Meloni che, senza imbarazzi, dovrà dire che la coalizione ha indicato al capo dello Stato proprio se stessa come presidente del Consiglio. Ma è già accaduto che il Cavaliere si trovasse in posizione subalterna all’uscita delle consultazioni davanti ai giornalisti, nell’aprile del 2018, e quel video della sua performance in cui prima si mette a contare sulle dita i punti del programma come a dettarli a Salvini e poi con una piroetta agguanta comunque i microfoni, è ormai un classico.

Le consultazioni finiscono oggi prima di pranzo, dunque, dopo di che il segretario generale del Quirinale farà sapere che il presidente ha convocato Meloni per conferirle l’incarico e nel pomeriggio la leader di Fratelli d’Italia uscirà per annunciare che ha accettato l’incarico senza riserva – come è accaduto solo nel 2008 quando Berlusconi fu in grado di comunicare immediatamente la lista dei ministri – o com’è più probabile con la riserva di prassi da sciogliere positivamente a stretto giro. Verosimilmente già domani, per giurare poi domani stesso (anche qui i precedenti non mancano, ultimo il governo Gentiloni che giurò solo quattro ore dopo lo scioglimento della riserva) o comunque entro lunedì. Perché, come hanno già stabilito le conferenze dei capigruppo di camera e senato, le dichiarazioni programmatiche della presidente del Consiglio e il voto di fiducia sul nuovo governo ci sarà martedì a Montecitorio e mercoledì a palazzo Madama.

Ieri dunque è stata una giornata soprattutto di attesa. Nessuna sorpresa si attendeva e nessuna sorpresa c’è stata nella sfilata sul Colle dei gruppi della coalizione di centrosinistra, dei 5 Stelle e di Azione Italia viva, che si preparano a fare opposizione. Voteranno ovviamente tutti contro la fiducia Solo gli autonomisti hanno lasciato aperta la possibilità di astenersi (ma hanno anche espresso preoccupazioni per i precedenti nazionalisti di Fratelli d’Italia). E così come da tradizione sui divani dello studio alla Vetrata, o nel più grande salone degli arazzi di Lille dove sono state fatte accomodare le delegazioni più ampie, attorno a un tavolo, gli ospiti di Mattarella hanno proposto ognuno altri temi. Più volte la necessità che il nuovo governo sia atlantista ed europeista, l’hanno fatto Calenda ed Enrico Letta che poi lo hanno riferito alla stampa. Anche Conte ha voluto battere su questo tasto ed è stato l’unico che ha chiesto esplicitamente che il ministro degli esteri non sia del partito di Berlusconi, visto quello che il Cavaliere ha detto di Putin. Ma, naturalmente, di ministri il capo dello Stato parla e parlerà con la presidente incaricata e non con l’opposizione.

Al Quirinale si è anche materializzato il fantasma della legge elettorale. A chi ha sollevato il tema, i rappresentanti del gruppo misto del senato, della componente di Sinistra/Verdi della camera e della componente di +Europa della camera, è parso di trovare orecchie attente. Il capo dello Stato sa che il Rosatellum è tutto tranne che una legge priva di difetti e che c’è un legame stretto tra una legge che non consente libertà di scelta e il crollo della partecipazione al voto. «Abbiamo ricordato al presidente un dato – ha detto il capogruppo del Misto al senato, il senatore di Sinistra/Verdi Peppe De Cristofaro – il centrodestra ha il 59% dei seggi ma solo il 43% dei voti: sono una maggioranza solo in virtù di una legge elettorale che è la peggiore nella storia della Repubblica. Uno dei primi impegni del nostro gruppo è presentare una proposta di legge per il ritorno al proporzionale che cancelli le distorsioni clamorose che si sono determinate in questi anni e blocchi la crescita esponenziale dell’astensionismo». Nel pomeriggio è stata la volta del presidente di +Europa Riccardo Magi, salito con la delegazione del gruppo misto della camera. «Noi riteniamo la legge elettorale nettamente incostituzionale – ha detto – anche guardando alle recenti pronunce della Consulta. Crediamo che questa debba essere una priorità di questa legislatura, da affrontare in modo che si arrivi a un risultato e quindi non nelle ultime settimane». Se ne riparlerà intanto nelle giunte per le elezioni di camera e senato che presto saranno formate e che sono competenti sui ricorsi dei non eletti, come sui reclami contro il Rosatellum presentati direttamente dagli elettori ai seggi.