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Al Gay Pride la lotta per l’aborto libero. Ma serpeggia la paura

Al Gay Pride la lotta per l’aborto libero. Ma serpeggia la pauraLa parata del Pride a New York aperta dalla protesta per il ribaltamento di Roe vs Wade – John Nacion/Star Max

Stati uniti A New York bastano dei petardi per creare il panico da sparatoria. Intanto gli stati dem si muovono per tutelare la scelta femminile. Il prossimo campo di battaglia legale saranno le pillole abortive: la richiesta è già quadruplicata

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 28 giugno 2022

La prima parata del Pride dal 2019 è stata aperta a New York da uno striscione rosa di Planned Parenthood, la principale organizzazione Usa che si batte per la legislazione dell’aborto, l’educazione sessuale e la contraccezione.

In una manifestazione gioiosa e multiculturale, persone di tutte le età, provenienti non da tutto il paese, hanno affollato i marciapiedi, si sono affacciate dalle scale antincendio e arrampicate sulle impalcature per assistere alla parata, ma non c’era dubbio che l’evento di quest’anno, nonostante tutta le sua espressione di gioia, avesse assunto un’urgenza e un significato diverso.

«CHI CANCELLA il diritto delle donne di gestire il proprio corpo è un nemico – dice Brett, 73 anni, attivista Lgbtq – Questa Corte suprema, il partito repubblicano, i reazionari di ogni tipo, devono sapere che non staremo a guardare mentre cancellano i diritti civili. Il Pride nasce come lotta per i diritti civili, ed è quella lotta che si celebra oggi; non è mai stata una parata per me».

La sensazione di vivere un momento storico buio è aumentara in serata, quando a Washington Square Park, storico parco del Greenwich Village che si era riempito di manifestanti stremati e festanti, dei rumori di fuochi di artificio sono stati scambiati per colpi di arma da fuoco, scatenando il panico collettivo. La scena che ne è seguita è stata quella di una corsa in cerca di riparo nei locali delle strade adiacenti, mentre arrivavano polizia, ambulanze ed elicotteri.

I PROPRIETARI DEI LOCALI, intanto, facevano entrare le persone spaventate da quello che pensavano essere una sparatoria in corso, mettendo in atto i protocolli previsti in caso di shooting: «Accogliere le persone, rifugiarle nel retro, chiudere le porte e spegnere le luci – spiega Nicola, proprietario di un ristorante italiano – È chiaro che qua abbiamo tutti i nervi a fior di pelle».

In altre città la tensione è scoppiata tra polizia e manifestanti. Sebbene molte proteste siano state pacifiche, dei manifestanti in South Carolina e Oregon sono stati arrestati, e la polizia ha usato la forza nel gestire le piazze di Phoenix, Arizona, e di Los Angeles. Un video, immediatamente circolato online, ha mostrato la polizia di La bloccare un gruppo di manifestanti e buttare violentemente per terra un 40enne reo di avere in mano un megafono.

IN RHODE ISLAND la candidata del Gop, Jeann Lugo, è stata costretta a chiudere la sua campagna elettorale per il Senato, dopo avere attaccato fisicamente la candidata democratica Jennifer Rourke, durante uno scontro sul tema del diritto all’aborto.

Il timore che questi episodi si ripetano è condiviso da base di attivisti e dai politici, e le amministrazioni dem hanno accelerato i processi di difesa dei diritti all’aborto. A New York gli aborti sono ancora legali fino alla 24esima settimana di gravidanza, e anche successivamente, in circostanze speciali. I politici locali hanno già adottato misure per consolidare ulteriormente l’accesso all’aborto in modo simile a quanto ha fatto il vicino New Jersey.

Entrambi gli stati potrebbero vedere presto un maggiore afflusso di donne che arrivano da luoghi in cui l’aborto è illegale o limitato. Odile Schalit, direttrice esecutiva della Brigid Alliance, ha affermato di essere preoccupata per la prospettiva che, per aver aiutato le donne non newyorkesi ad abortire, la sua organizzazione venga colpita da una serie di costosissime cause legali. «C’è una ragione reale per essere preoccupati che le organizzazioni di supporto pratico siano le prossime a venire presi di mira».

PER QUESTO MOTIVO New York ha varato leggi speciali per proteggere i medici da denunce di negligenza o accuse di cattiva condotta professionale per avere praticato aborti, e sono state approvate leggi per proteggere le donne provenienti dalle azioni legali interstatali, vietando anche alle forze dell’ordine di collaborare alle indagini o di arrestare chiunque abbia praticato un aborto o aiutato qualcuno ad abortire. Un’altra legge consente di citare in giudizio chiunque tenti di interferire con i diritti protetti a New York.

La governatrice Hochul ha annunciato stanziamenti di milioni di dollari destinati alle cliniche che praticano aborti, e così stanno facendo New Jersey, Connecticut e altri stati dem, mentre la California sta lavorando per fare dell’aborto un diritto garantito dalla costituzione statale. E ieri un tribunale della Louisiana ha bloccato, almeno per ora, l’implementazione del trigger ban in vigore nello stato: le tre cliniche rimaste potranno riprendere a operare.

Altra questione è quella delle pillole abortive: in Usa ce ne sono 2, approvate per l’uso fino a 10 settimane di gravidanza. Sono sicure, efficaci e possono essere prescritte anche per via telematica e spedite a casa anonimamente. Più di 12 stati ne hanno ristretto l’accesso, ma una di queste, Mifepristone, è approvata dalla FDA, agenzia federale per il farmaco, generando un problema legale che probabilmente arriverà in tribunale. Nel frattempo, le richieste di pillole abortive sono quadruplicate.

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