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Adozioni, «i giudici devono interpretare la legge»

Adozioni, «i giudici devono interpretare la legge»

Adozioni Il ministro Orlando zittisce il collega Costa: «Niente automatismi, si valuta caso per caso»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 17 maggio 2016

«La legge non prevede nessun automatismo ma chiede al giudice di apprezzare il caso concreto, per assicurare la continuità affettiva al minore». Nella polemica sulle adozioni sollevata da ministro per la Famiglia Costa, che ha accusato i giudici di adottare «sentenze creative» per quanto riguarda le adozioni da parte dei coppie gay, interviene il ministro della Giustizia Andrea Orlando smentendo clamorosamente il collega di governo. «E’ la legge che chiede di essere interpretata» ha spiegato ieri il Guardasigilli intervenendo in commissione Giustizia della Camera, aggiungendo di non ritenere che «competa al governo dare indicazioni ai magistrati su come addivenire alle sentenze».

Le parole di Costa tradiscono quanto nelle file di governo e maggioranza la stepchild adoption rappresenti ancora un problema non superato. «Non vorrei che rientrasse dalla finestra quello che è uscito dalla porta», aveva detto Costa riferendosi alle tante sentenze dei tribunali dei minori che fino a oggi hanno consentito a coppie gay di adottare il figlio del partner. Parole che ieri gli sono state ancora una volta contestate da Monica Cirinnà, la senatrice del Pd che ha dato il suo nome alle legge sulle unioni civili. «Il ministro dovrebbe sapere che restano applicabili tutte le norme on materia di adozione. I giudici non hanno le mani legate e possono continuare a fare il loro lavoro per il bene dei bambini». Da parte sua Costa ha preferito evitare ulteriori polemiche limitandosi a un «La mia posizione è nota non ho altro da aggiungere».

L’audizione a Montecitorio del ministro della Giustizia è stata occasione per fare anche il punto sulle adozioni in Italia e soprattutto sull’avvio di una banca dati dedicata ai minori adottabili e ai coniugi aspiranti all’adozione. Dopo anni di ritardi, dovuti alle difficoltà legate alla costruzione del sistema informatico complesso, la Banca dati dovrebbe essere completata entro settembre, entrando così definitivamente a regime. «Ad oggi possiamo dire che funziona», ha spiegato Orlando. «Dove è stata attivata c’è la possibilità di individuare immediatamente il bacino territoriale ed eventualmente, se non è sufficiente, vedere nei bacini contigui. Questo meccanismo ha consentito di migliorare la percentuale di adozioni andate a buon fine, soprattutto nelle situazioni più critiche dal punto di vista delle patologie che spesso hanno i bambini interessati».

I numeri parlano di una flessione nel numero delle adozioni sia a livello nazionale che internazionale. Per quanto riguarda l’Italia, ha spiegato il Guardasigilli, si registra «una significativa flessione delle domande di adozione da parte di coniugi dichiarati idonei ad adottare, a fronte di un numero complessivo stabile di minori dichiarati adottabili»: sono circa 300 i minori che, pur potendo, non sono riusciti ad avere una famiglia. Spesso si tratta di bambini con più di 15 anni e di minori stranieri.

Un andamento analogo si registra per quanto riguarda i procedimenti relativi alle adozioni internazionali: 3.189 nel primo semestre del 2015 contro gli 8.540 del 2012, i 7.421 del 2013 e i 6.739 del 2014. Un trend in costante discesa che riguarda anche i paesi di origine dei minori dati in adozione. «Il Brasile ad esempio – ha spiegato Orlando – è passato da 543 minori concessi in adozione all’estero nel 2006, a 238 nel 2013; la Cina da 14.434 a 2.931 nel 2013; l’India da 1.076 minori adottati nel 2003 ai 363 del 2012; la Federazione Russa da 9.472 minori del 2004 ai 2.483 del 2012». A rendere maggiormente più tangibili le difficoltà, c’è il dato degli Stati uniti, primo paese di accoglienza, che in dieci anni ha fato registrare un calo del 70% delle adozioni, passando dai 22.508 casi del 2005 agli appena 6.408 dell’anno scorso. Dopo gli Usa, l’Italia resta comunque il secondo paese al mondo per quanto riguarda l’accoglienza di bambini attraverso l’adozione internazionale.

Diverse le cause che sono alle origine di questa crisi, e valide sia per le adozioni internazionali che per quelle nazionali. Si va dalla sempre maggiore preparazione che viene richiesta alle famiglie adottati in considerazione del fatto che si troveranno probabilmente di fronte a bambini sempre più grandi di età, ma anche a numerosi fratelli e a bambini con particolari esigenza sanitarie, ai costi delle adozioni internazionali, alle lunghe attese e ai percorsi complessi che deve affrontare una coppia decisa ad avere un bambino in adozione. Un aiuto potrebbe arrivare dall’istituzione dell’Agenzia italiana per le adozioni internazionali, che dovrebbe fornire assistenza giuridica, sociale e psicologica alle coppie.

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