Il sindaco di Milano Beppe Sala ha promesso di farne una battaglia politica, «serve una legge» ha detto ieri spiegando perché Milano dovrà interrompere la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali. La strada parlamentare però è più che in salita. Un assaggio lo si è visto ieri in Senato dove la maggioranza ha bocciato la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali e l’adozione di un certificato europeo. E se la destra non ha alcuna intenzione di recepire le indicazioni che arrivano dall’Europa figurarsi se metterà mano alla legislazione sul riconoscimento dei figli delle coppie con due papà o due mamme.

Anzi, dopo lo stop a Milano le associazioni Lgbtq temono una stretta peggiore. «Il governo vuole allineare l’Italia a Paesi come l’Ungheria, dove alla negazione dei diritti corrispondono tassi di violenza altissimi e un clima sociale persecutorio ai danni delle persone Lgbtq» ha commentato Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay. Il Circolo Mario Mieli chiama alla piazza: «Dobbiamo tutti stringerci attorno alle famiglie arcobaleno e unirci alla lotta che Sala e altri sindaci d’Italia hanno annunciato di voler portare avanti».

Nello specifico il comune di Milano riconosceva i figli di due uomini nati attraverso la cosiddetta gestazione per altri praticata in alcuni Stati esteri, e di figli nati da due donne con ricorso alla procreazione medicalmente assistita praticata all’estero ma nati in Italia. Il governo ha richiamato all’ordine Milano prima con una circolare inviata il 19 gennaio 2023 nella quale il ministero dell’Interno chiedeva ai Prefetti di allineare i sindaci ad alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione, poi il 10 marzo con una circolare del prefetto di Milano Renato Saccone che ribadiva al sindaco che in Italia non è consentita la registrazione nell’atto di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso.

Il sindaco Sala ieri mattina nel suo podcast Buongiorno Milano ha ricostruito la vicenda evidenziando che questa indicazione rappresenta un «passo indietro sia dal punto di vista politico che sociale». Sala ha spiegato che il Comune non potrà più procedere alla trascrizione come fatto finora. Secondo il sindaco di Milano «dovrebbe essere il legislatore a consentire con legge come avviene in altri Paesi anche europei, ad esempio in Spagna e Danimarca, la registrazione del figlio di coppie dello stesso sesso a prescindere dal più oneroso e ad oggi davvero travagliato procedimento dell’adozione in casi particolari».

In parlamento però neanche le maggioranze con dentro Pd e 5S erano riuscite a votare una legge sui figli delle famiglie arcobaleno, figurarsi questa maggioranza di destra. «Abbiamo appreso con profondo sconforto la notizia consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali» ha commentato Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno. «Questa notizia fa tristemente coppia con la decisione di bocciare anche la possibilità di un Certificato europeo di filiazione. I bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione. Ogni giorno vanno a scuola, entrano negli studi pediatrici, giocano nei parchi e nei campi sportivi, frequentano corsi di musica, come tutti i loro coetanei, senza avere i diritti di tutti i loro coetanei».

A Milano ci sono circa 300 coppie omogenitoriali riconosciute con i loro figli dal Comune, altre erano in attesa. «Abbiamo dovuto chiamare le famiglie di neonati che aspettavano l’appuntamento per il riconoscimento, essere noi a dire loro che non si può più, che non possiamo più» ha spiegato affranta l’assessora ai servizi civici di Milano Gaia Romani. «Il parlamento non ha il coraggio di parlarne e legiferare. Tutto questo è miope e crudele. Questa settimana incontreremo le famiglie una per una approfondendo la situazione caso per caso per suggerire la via migliore per la loro situazione».