Davvero è destinato a sparire dalle carte geografiche diventando il simbolo della desertificazione della Sicilia oppure il lago di Pergusa con la sua storia millenaria può essere salvato? Fanno effetto le immagini di questo bacino naturale ridotto quasi a pozzanghera dalla siccità che sta assetando la provincia di Enna ma anche i territori di Agrigento, Caltanissetta e molte zone interne delle province di Palermo e Trapani con una serie gravi conseguenze: animali portati al macello, campi aridi, frutti bruciati dall’afa, piante agonizzanti, il business delle cisterne sopra i tetti delle case, i turisti in fuga dai b&b con i rubinetti a secco, i pozzi abusivi e il mercato nero dell’acqua.

A ENNA I GIOVANI DEL PD hanno tappezzato la città di manifesti a lutto: «E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il lago di Pergusa. La sua straordinaria bellezza ha alimentato la fantasia di scrittori con Claudiano, Ovidio, Cicerone, Livio e Didoro Siculo e il poeta inglese John Milton». Poi il funerale provocatorio all’autodromo di Pergusa, tutt’attorno la desolazione del lago senz’acqua. Sui social gira una pellicola del 1962, digitalizzata dai registi Antonella Barbera e Fabio Leone dopo averla scovata da un rigattiere di Enna, mostra le immagini di un gran premio con centinaia di persone che assistono alla corsa delle auto e sullo sfondo l’imponente lago con il suo carico d’acqua cristallina. Com’è possibile che si sia ridotto così? L’inconsistenza delle piogge è un fattore fondamentale, è fuor di dubbio. Ma per Giuseppe Maria Amato, referente per la gestione delle risorse idriche di Legambiente Sicilia, ci sono altre responsabilità come «la disattenzione e l’inerzia degli enti che sarebbero dovuti intervenire, perché il lago è di proprietà della Regione, innanzitutto, e nessuno ha mosso un dito».

«La situazione è molto seria e continuando con queste condizioni di siccità idrologica, non potrà che peggiorare – sostiene Gabriele Freni, docente alla facoltà di ingegneria ambientale dell’università Kore di Enna -Tutto ciò è dovuto principalmente alla sua stessa caratteristica visto che il lago di Pergusa è di origine endoreica, ovvero, non avendo immissari significativi, la sua unica fonte di approvvigionamento è quella delle acque piovane che quest’anno stanno completamente mancando. Ma un altro fattore sta incidendo tantissimo: è quello delle alte temperature che favoriscono l’evapotraspirazione e determinano una progressiva riduzione dello specchio d’acqua». Per gli ambientalisti era tutto già scritto, purtroppo. «Lo avevamo predetto, entro luglio il lago Pergusa sarebbe scomparso e la scomparsa è giunta prima, con il solstizio d’estate – dice Giuseppe Maria Amato – abbiamo chiesto per anni il ripristino del sistema di monitoraggio ambientale, fondamentale per aggiornare le conoscenze sullo stato del lago, e la pulizia dei diversi canali che dal bacino naturale del lago portano l’acqua verso lo stesso».

Manifesti funebri per il Lago Pergusa come iniziativa del Pd a Enna foto Getty
Manifesti funebri per il Lago Pergusa come iniziativa del Pd a Enna foto Getty

LA PULIZIA SAREBBE AVVENUTA SOLO in parte «e in modo poco coordinato tra gli enti, tanto che sul fondo dei canali si osservano ancora accumuli di materiale solido che interrompono la discesa dei liquidi verso il lago». Per Legambiente se si fosse agito per tempo «oggi avremmo almeno i dati della condizione in cui versa la falda, avremmo finalmente stabilito la vera dimensione del bacino sotterraneo, avremmo compreso se e come, in un futuro non troppo lontano acque extra bacino avrebbero potuto essere introdotte. Invece il governo regionale non ha compreso l’importanza di questo prezioso patrimonio di biodiversità e cultura e stanno condannando il lago ed il suo vasto comprensorio a una lenta agonia». Secondo il professor Freni «ad oggi non si intravedono soluzioni a breve termine se non quella della speranza di un’estate più piovosa del normale e temperature più miti» mentre «sul lungo periodo, serve una più avanzata gestione delle risorse idriche e i necessari investimenti sulle infrastrutture di accumulo e distribuzione delle acque dovranno portare ad una complessiva riduzione nello sfruttamento dell’acqua (progressivamente sempre meno sostenibile) consentendo di preservare risorse per gli usi ambientali e la salvaguardia degli habitat acquatici delle aree interne».

FUORI DAL CORO c’è Francesco Paolo Patrinicola, geologo di 87 anni. «Il lago è in sofferenza, questo è ovvio, ma non sta sparendo e chi lo dice è perché non ne conosce gli aspetti geologici, idrogeologici, morfologici e geo-finisici – afferma – Molti parlano a vanvera, c’è persino chi ha proposto di prendere l’acqua dalla diga Ancipa e riversala. Follia. Non è solo la pioggia ad alimentare il lago, sotto c’è una falda acquifera. E fino a quando esisterà la fossa, esisterà il lago. Il problema è che si sono accumulati dei detriti, saturi d’acqua che impediscono alla falda di alimentare la fossa. Ci sono tutte le condizioni affinché il lago possa vivere ancora migliaia di anni».

PER SALVAGUARDARE IL BACINO con la relativa presenza floro-faunistiche fu costituita la riserva naturale di Pergusa. Un vero e proprio tesoro naturalistico. Di origine tettonica, ha un perimetro di 4,5 chilometri, una profondità media di 3,50 metri e massima di 12 metri, non avendo immissari ed emissari, il lago ha un livello legato al regime pluviometrico e all’evaporazione soprattutto estiva, che rendono tra l’altro le acque leggermente salmastre. Rappresenta da sempre un ambiente di notevole interesse, area strategica per il flusso migratorio e sosta per molte specie svernanti quali le garzette, gli aironi cenerini, i mignattai, l’alzavola, il mestolone e il fischione o anche uccelli acquatici quali il moriglione e la folaga. E’ inoltre zona di nidificazione della coturnice sicula.

L’AREA OSPITA UNA RICCA COMUNITÀ di anfibi, rettili (le tartarughe palustri), mammiferi che trovano nel lago un ristoro soprattutto nella stagione estiva. Il paesaggio attorno al lago è caratterizzato da zone coltivate a seminativi e uliveti. La vegetazione ripariale è rappresentata dalla dominanza della cannuccia di palude, del giunco marittimo e del giunco pungente. Più esternamente esemplari di tamerici, di sambuco, del salice comune. Un ecosistema che rischia di estinguersi.