È scomparso a 54 anni Bruno Pompa, iconico direttore artistico del Cassero, storica sede dell’Arcigay nazionale. Gli ultimi anni della sua vita non sono stati semplici a causa di una lunga malattia che lo costringeva all’immobilità, contrastata leggendo tragedie greche, «per mettere tutto in una giusta prospettiva», diceva.

Bruno è stato una delle anime e delle menti del mondo Lgbtq, anche a lui si deve la transizione del Cassero da porta Saragozza alla Salara: non solo un cambio di indirizzo, ma una vera e propria rivoluzione inclusiva che aveva fatto diventare quel circolo dell’Arcigay un luogo simbolo in Europa, e un punto di riferimento per tutta la comunità Lgbtq, e non solo.

Bruno era riuscito a creare un ponte fra l’universo gay e quello etero, usando la musica per abbattere i reciproci pregiudizi e diffidenze, ed aveva trasformato la pista da ballo in un terreno d’incontro.

L’INTERO APPROCCIO di Bruno è sempre stato visionario, come la gestione di «Miss Italia alternative», creatura ereditata da Stefano Casagrande, altro caposaldo del movimento Lgbtq: il «concorso di bellezza riservato a giovanotti e signorine», uno spettacolo di beneficenza per finanziare le associazioni che si occupano di lotta all’Aids, e che ha avuto presidenti di giuria blasonati come Jean Paul Gaultier.

Proprio questo mese Vogue Italia ha dedicato un lungo articolo al Cassero definito come «un luogo di sperimentazione», regalando a Bruno un sorriso di orgoglio, consapevole di essere uno dei motori principali di quell’ingranaggio capace di produrre cultura in modo molto poco convenzionale.

Prima di internet, prima di ogni social network, Bruno era stato pioniere di una modernità antichissima lavorando alla fine degli anni Ottanta come moderatore nella più importante chat gay del Videotel Sip, e, a ben vedere, questo ha sempre voluto essere: un comunicatore con una sete inestinguibile di innovazione e di relazione comunitaria.

Bruno era un personaggio pubblico, ma per chi lo conosceva da vicino era la tenerezza, l’intelligenza, l’acume, le battute folgoranti, le notti passate a parlare di massimi sistemi e a ridere, le lunghissime cene che preparava per le persone che amava, la sua immensa famiglia che lo sta piangendo ricordando una serie infinita di aneddoti.

COME QUANDO, intervistato sul tema dell’identità gay, alla domanda se la sua omosessualità fosse sempre stata visibile, aveva risposto: non parlerei di visibilità, piuttosto di «fluorescenza gay».

Con tutte le persone che aveva vicine, che fossero donne, uomini, gay, etero, Bruno aveva un rapporto d’amore unico, non incasellabile negli stereotipi convenzionali, ma era amore, lo stesso amore appassionato che portava sulle piste da ballo, nel centro documentazione, nella trasmissione radiofonica «Radio gays» che aveva tenuto per anni su Radio città del Capo, nella politica.

Bruno era ardentemente di sinistra, appassionato lettore e sostenitore del Manifesto che ha letto ogni giorno per trentacinque anni, con la passione che aveva e che creava attorno a sé.

I FUNERALI si terranno giovedì 15 settembre alla Salara di Bologna, dalle 14 alle 16,30, con chi lo ricorda con gli occhi lucidi di chi vive una mancanza, e col sorriso di chi ha goduto di una eccezionale presenza.

Errata Corrige

I funerali di Bruno si terranno giovedì 15 settembre e non mercoledì 14 come erroneamente segnalato nell’edizione in edicola. Ce ne scusiamo con i lettori