Si è mischiato a giornalisti e fan a caccia di un autografo. In testa una corona di carta con il nome della sua vittima: Lee Jae-myung. Ancora una volta le democrazie dell’Asia orientale sono costrette a fare i conti con un attentato politico. Dopo l’omicidio dell’ex premier giapponese Shinzo Abe nel luglio 2022, stavolta è toccato al leader dell’opposizione della Corea del sud venire attaccato. Lee, capo del Partito democratico, è stato accoltellato al collo durante un evento stampa a Busan, dove si era recato a visitare il cantiere di un nuovo aeroporto. Il tutto a meno di cento giorni dalle elezioni parlamentari del 10 aprile, test cruciale per l’importante alleato asiatico degli Stati uniti.

L’ASSALITORE, un 66enne di nome Kim, ha approfittato della confusione per avvicinarsi. Il fendente ha colpito Lee nei pressi della vena giugulare causandogli una ferita di circa un centimetro e il rischio di una massiccia emorragia. Se fosse stato colpito alla carotide la sua sorte sarebbe stata probabilmente segnata. Nelle immagini diffuse dai media si vede Lee dolorante a terra mentre gli viene premuto un fazzoletto sul collo.

L’OPERAZIONE chirurgica è durata più del previsto e nella tarda serata Lee si trovava ricoverato in terapia intensiva, ma non in pericolo di vita dopo che è stata contenuta la gravità dell’emorragia coi primi soccorsi all’ospedale di Busan dove è stato trasportato d’urgenza in elicottero. L’attentatore è stato arrestato sul posto e ha subito confessato l’intenzione di uccidere Lee, utilizzando un’arma che dice di aver comprato online. La polizia ha formato una squadra speciale per indagare sul movente, mentre la polemica si è subito spostata sulle misure di sicurezza. In Corea del sud non sono previste cautele particolari per i politici, tranne che durante le ultime due settimane di campagna elettorale.

Forse troppo poco visto il clima di tensione che da qualche tempo caratterizza l’Asia orientale. Non a caso, il ministero dell’interno fa sapere che saranno rafforzati i dispositivi di sicurezza per scongiurare nuovi incidenti. Promessa fatta anche in Giappone dopo l’omicidio Abe, ma che non ha evitato l’attentato (fallito) al premier Fumio Kishida dello scorso marzo. Nella stessa Corea del sud, negli ultimi anni sono stati attaccati l’ambasciatore americano Mark Lippert e il precedente leader dell’opposizione, Son Young-gil.

L’ATTENTATO rischia di lasciare profonde ferite su una scena politica già molto polarizzata, con potenziali ripercussioni sulla stabilità di Seul, che ospita circa 29mila militari statunitensi. Lee, soprannominato “Bernie Sanders sudcoreano” e sconfitto di misura alle presidenziali del 2022, si è più volte scagliato contro il presidente conservatore Yoon Suk-yeol. A settembre era stato a lungo in ospedale a causa di uno sciopero della fame avviato per protestare contro la linea (definita «antidemocratica») dell’amministrazione. Il parlamento si è opposto all’ultimo momento a un mandato di arresto per corruzione contro di lui, che l’opposizione ritiene sia motivato politicamente. Anche ieri il Partito democratico ha definito l’accoltellamento «un attacco alla democrazia».

YOON SI È DETTO preoccupato per un «atto di violenza che non può essere tollerato», ma sa che l’episodio può rafforzare ulteriormente le proteste dell’opposizione, che negli scorsi mesi è più volte scesa in piazza contro le sue politiche economico-sociali. Ma anche contro la traiettoria diplomatica intrapresa da Seul, che ha abbandonato il già complicato dialogo con la Corea del nord rafforzando l’alleanza militare con Washington e operando un contestato disgelo col Giappone su pressing della Casa bianca. Il tutto persino a patto di rinunciare alla pretesa dei risarcimenti per gli abusi della dominazione coloniale: una «umiliazione» per tanti sudcoreani e per l’ex presidente Moon Jae-in, che ieri Lee avrebbe dovuto incontrare a pranzo.

Il leader dell’opposizione è stato ferito, ma il presidente Yoon teme ora di restare azzoppato dalle urne di aprile.