«Abusivo l’allargamento della Rwm», la fabbrica di bombe perde ancora
Armi d'Italia Il Consiglio di stato conferma lo stop all'allargamento dello stabilimento a Domusnovas, nella Sardegna sud occidentale. Il 3 marzo parte il processo penale contro l'ad italiano dell'azienda per falso e violazioni ambientali
Armi d'Italia Il Consiglio di stato conferma lo stop all'allargamento dello stabilimento a Domusnovas, nella Sardegna sud occidentale. Il 3 marzo parte il processo penale contro l'ad italiano dell'azienda per falso e violazioni ambientali
È abusivo l’ampliamento della fabbrica di Domusnovas, nella Sardegna sud occidentale, dove Rwm, società del gruppo tedesco Rheinmetall, produce le bombe per aereo che Arabia Saudita ed Emirati Arabi acquistano in Italia e utilizzano, anche contro i civili, nella guerra in Yemen. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato, che l’altro ieri ha confermato, in via definitiva e senza possibilità di appello, quanto associazioni, comitati, sindacati e cittadini sostengono ormai da sei anni, e cioè che l’iter amministrativo con il quale il comune di Iglesias ha dato il via libera alla costruzione di nuovi impianti nel sito industriale di Domusnovas non ha rispettato le leggi e le norme vigenti.
Già nel 2019 il Consiglio di Stato aveva stabilito che le licenze concesse nel 2017 alla Rwm per allargarsi e quindi per produrre più armi erano irregolari. L’azienda però aveva presentato ricorso, allegando alla richiesta di riesame una relazione tecnica che avrebbe dovuto dimostrare che tutto era stato fatto regolarmente. Ci sono voluti più di due anni perché dai giudici arrivasse una nuova sentenza, ancora a svantaggio della Rwm e stavolta in via definitiva. Secondo il Consiglio di Stato il progetto di ampliamento dello stabilimento di Domusnovas (attraverso la realizzazione dei due nuovi reparti R200 e R210 e di un campo prove per testare le armi) doveva obbligatoriamente essere sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Cosa che, invece, non è avvenuta. Da qui l’irregolarità delle autorizzazioni concesse dal Comune di Iglesias alla Rwm, con la conseguenza – secondo la sentenza del Consiglio di Stato – che quanto costruito nell’isola dalla società controllata dal colosso tedesco degli armamenti è da considerarsi a tutti gli effetti un abuso edilizio. «Sono serviti tanti anni e numerosi ricorsi – scrive Italia Nostra, che insieme con l’Usb ha ingaggiato la battaglia legale con Rwm – per dimostrare quanto appariva ovvio da subito e cioè l’illegittimità delle autorizzazioni rilasciate con troppa disinvoltura da pubblici funzionari, alcuni dei quali rischiano sanzioni giudiziarie».
Italia Nostra si riferisce al fatto che sulle irregolarità legate all’ampliamento della fabbrica della Rwm già nel 2017 la procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un’inchiesta, conclusasi a novembre con nove rinvii a giudizio. La prima udienza del processo si terrà il 3 marzo. Dovranno comparire in aula l’amministratore delegato di Rwm Fabio Sgarzi, il vice Leonardo Demarchi e i tre tecnici incaricati dall’azienda di redigere i progetti di espansione Palmiro Palmas, Ignazio Pibia e Mauro Pompei. A processo anche i funzionari comunali che hanno rilasciato le autorizzazioni per l’ampliamento: il responsabile dello sportello unico per le attività produttive e per l’edilizia (Suape) del comune di Iglesias, Lamberto Tomasi, così come i tecnici Elsa Ghiani, Anna Rita Perseu e Giuseppe Matzei. Secondo la procura di Cagliari l’allargamento degli impianti della Rwm a Domusnovas è avvenuto senza le necessarie autorizzazioni urbanistiche, ambientali e paesaggistiche. Nel capo di imputazione spiccano reati di falso e una trentina di presunte violazioni alle norme edilizie e ambientali. L’inchiesta era nata da una serie di querele presentate da diverse associazioni pacifiste ed ecologiste, comitati e organizzazioni sindacali. Molte di queste associazioni si sono costituite parte civile.
La Rwm ha due stabilimenti in Italia: quello di Domusnovas e quello di Ghedi (in Lombardia). È delle scorse settimane la notizia che, attraverso un alleggerimento delle restrizioni all’export di armi verso l’Arabia Saudita precedentemente imposte dai due governi Conte, la premier Giorgia Meloni sta lavorando con Bin Salman per rilanciare le forniture di Roma a Riyadh ai livelli record del governo Renzi, in aperto contrasto con la legge 185 del 1990, con le risoluzioni Ue in materia di export militare del 2008 e con il Trattato Onu sul commercio di armi del 2014.
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