Quale sarà il futuro della nave Golar Tundra di Snam, che fino al 2025 sarà attraccata al porto di Piombino per svolgere la sua funzione di rigassificatore? Sarà spostata” a Vado Ligure, vicino Savona, come hanno annunciato il governatore della Liguria Toti, neo-commissario straordinario per la ricollocazione della Golar Tundra, e Stefano Venier, ad di Snam? In teoria la società di San Donato Milanese avrebbe dovuto dare una risposta a questo interrogativo entro il 26 giugno scorso, ma, dopo aver sondato la location del porto di Genova, ha annunciato insieme a Toti il nuovo posizionamento. L’11 luglio lo stesso Toti aveva ammesso che «servono approfondimenti sulle condutture e occorre aprire un tavolo di trattativa con sindaci, regione e governo per i ritorni che riteniamo debbano essere importanti per la cittadinanza in termini di convenienza nell’utilizzo del prodotto e per le imprese che devono essere sicure di avere una fonte energetica privilegiata».

Il 18 luglio la Toti e Venier hanno annunciato la ricollocazione, d’accordo con l’Autorità portuale del Mar ligure occidentale. Senza passare dai comuni di Vado, Quiliano e Savona, interessati dall’opera, sono stati comunicati tutti i dettagli del progetto: la collocazione a 4 chilometri dalla costa, i collegamenti con i gasdotti esistenti, tutti dati apparentemente solidi che andranno verificati e dovranno essere valutati dalla popolazione oltre che da adeguate procedure di valutazione d’impatto ambientale. Il governatore sta inoltre pensando di collocare a Vado Ligure anche i cassoni necessari per la costruzione della nuova (e contestata) diga foranea di Genova. Il neo-commissario aveva provato a rassicurare tutti con il suo intervento dell’11 luglio scorso in Consiglio regionale, sette giorni prima di svelare l’opera. Evidentemente il coinvolgimento di cui parlava Toti al Consiglio si farà a cose già fatte.

QUALCHE OSSERVATORE HA GIÀ FATTO NOTARE che la Liguria occidentale non è il luogo più adatto a ospitare il rigassificatore attualmente a Piombino, dato che la regione è collegata alla dorsale del gas italiana a Panigaglia, vicino La Spezia, a oltre 100 chilometri di distanza. Per immettere nella rete di trasporto del gas quello che dovrebbe essere rigassificato a Vado Ligure, in futuro si dovrà quindi realizzare un nuovo gasdotto che sfregerà un’altra porzione di territorio. Le autorità escludono questa ipotesi ma devono spiegare come si potrà fare con le infrastrutture esistenti.

LE ASSOCIAZIONI LOCALI SONO SUL PIEDE DI GUERRA. «A Vado abbiamo un’eccessiva incidenza di inquinanti pregressi e attuali. Vorremmo dati attualizzati, abbiamo un alto numero di aziende a rischio di incidente rilevante, ogni amministratore non può non sapere quale sia la situazione», è il grido di allarme di Stefano Milano, esponente della rete Fermiamo le Fonti Fossili. «Per non parlare poi delle emissioni dirette e fuggitive di metano. Vado e Savona non possono essere ulteriormente usate come luoghi di sacrificio, questa volta con il gas liquido». Milano fa riferimento alla centrale di Tirreno Power, poi diventata anche a gas, ma che per anni ha bruciato carbone, con presunti gravissimi impatti sulla salute della cittadinanza. Nel 2010, grazie a un esposto del comitato locale Uniti per la salute iniziarono le indagini sul caso di disastro ambientale che hanno portato alla chiusura della centrale per un lungo periodo di tempo, alla chiusura nel 2016 delle due unità a carbone e nel 2019 all’inizio del processo nei confronti di numerosi manager della società, per il quale è attesa in autunno la sentenza di primo grado.

ANCHE SULL’ITER PARLAMENTARE DEL TRASLOCO del rigassificatore di Piombino è controverso. In un primo momento era stato infilato nel Decreto Alluvione, predisposto dopo il disastro in Emilia Romagna. Poi è spuntato il disegno di legge Rigassificatori, confluito nel decreto Omnibus. Le commissioni permanenti Affari costituzionali e quella Bilancio, tesoro e programmazione sembra stiano dando luce verde, prorogando il regime di semplificazioni e i pieni poteri ai commissari anche in caso di spostamento dei rigassificatori in altra sede. Le commissioni non sono entrate nel merito, anche perché un disegno di legge del generesarebbe da analizzare e licenziare in altre commissioni molto più attinenti alla materia energetica. Come già avvenuto per il dl alluvione, il disegno è partito nelle commissioni sbagliate, garantendo un dibattito preliminare monco.

Intanto, proprio quando il primo carico di 90 milioni di metri cubi di gas targati Eni è arrivato a Piombino, il governatore della Toscana Eugenio Giani si è detto soddisfatto di aver ottenuto una promessa di spostamento del rigassificatore entro tre anni.

* ReCommon