Dopo il Tribunale di Brescia un mese fa, ora anche quello di Padova riconosce il diritto dei bambini figli di coppie formate da due donne di avere il cognome di entrambe le madri sull’atto di nascita. Ieri il Tribunale civile patavino ha infatti dichiarato inammissibili i 37 ricorsi sollevati dalla Procura contro la registrazione all’anagrafe sia della madre biologica che di quella intenzionale per i bimbi, concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi nati in Italia, di altrettante coppie omoaffettive.

POSTO CHE LA FECONDAZIONE artificiale è ancora vietata in Italia per le coppie omosessuali (non lo è più per quelle etero grazie ad una sentenza della Consulta che ha spazzato il divieto dalla legge 40), il sindaco di Padova Sergio Giordani aveva deciso di registrare entrambe le genitrici all’anagrafe. Dei 41 atti, però la procura ne ha impugnati 37, dopo l’ordine del governo Meloni di non trascrivere i certificati di nascita esteri diramato un anno fa a tutti i prefetti. Ora il primo cittadino patavino incassa la “vittoria”: «Oggi vince l’amore – dice – e l’interesse primario dei piccoli».

In realtà la sentenza del Tribunale di Padova si aggiunge ai tanti pronunciamenti di giudici che di volta in volta decidono diversamente su casi analoghi. Un mese fa, per esempio, il giorno prima della decisione dei giudici di Brescia in linea con quelli di Padova, la corte civile d’Appello di Milano aveva stabilito, al contrario, che il Ministero dell’Interno (e il pm che ne aveva fatto richiesta) avevano ragione: gli atti di nascita dei figli delle tre coppie lesbiche che avevano iscritto la «doppia maternità dei bambini» andavano rettificati.

PER LA CORTE DI PADOVA invece non si può modificare un atto ufficiale di stato civile all’anagrafe se non nei casi previsti dalla legge o stabiliti dalle sentenze che hanno fatto giurisprudenza: «I procedimento di rettificazione degli atti di stato civile – si legge nell’ordinanza – è ammesso solo nei casi in cui debba disporsi l’integrazione di un atto incompleto, o la correzione di errori materiali, o l’eliminazione di eventuali omissioni nelle quali si sia incorsi nella redazione dell’atto, quando debba provvedersi alla ricostruzione dei registri distrutti o smarriti». Al di là di questi casi, quando si deve procedere ad accertamenti costitutivi «influenti sullo stato delle persone», il giudizio «deve svolgersi nelle forme del processo ordinario di cognizione, con la partecipazione dei soggetti che hanno interesse a contraddire alla domanda». Il tribunale civile, facendo riferimento alle sentenze della Cassazione numero 951 del 1993 e 13000 del 2019, spiega: «In altri termini, nell’azione di rettificazione degli atti di stato civile occorre escludere che lo stato che si vuol documentare sia oggetto di controversia. Perché mentre per il procedimento di rettificazione l’oggetto formale immediato del giudizio è l’atto, nel giudizio di stato la (eventuale) rettifica dell’atto di stato civile sarà la conseguenza del giudizio svolto sul fatto posto a suo fondamento».

MA PER EVITARE che ci siano delle trascrizioni accettate in alcune città e in altre no, occorre una legge. La chiede lo stesso sindaco Giordani: «Ora spero che il Parlamento prenda atto con urgenza che esiste un grave vuoto normativo e legiferi per tutelare queste famiglie». E lo ribadiscono la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, e il segretario di +Europa, Riccardo Magi, secondo il quale «serve una legge che colmi questo vulnus con il resto d’Europa, dove ormai i matrimoni egualitari sono legge ovunque. Una proposta di legge che rende automatico il riconoscimento in Italia dei figli delle coppie omogenitoriali è già depositata a mia firma: invito tutte le opposizioni – conclude – a unirsi a portare in aula questa norma di civiltà».

PURE LA SEGRETARIA del Pd Elly Schlein ricorda al Parlamento, dove è depositato anche un loro ddl sul tema, di avere l’«importante responsabilità» di «rispondere al monito formulato dalla Corte costituzionale fin dal 2021 e approvare una legge che riconosca pari dignità a tutte le famiglie». Per il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari invece il «tribunale di Padova non è entrato nel merito» della vicenda e si sarebbe espresso solo su «questioni di procedura». «Oggi non ci sono vittorie da festeggiare né sconfitte di cui rammaricarsi. La questione resta aperta e andrà definita con gli atti necessari». E la promessa non lascia presagire nulla di buono.