A ottobre assemblee nelle città. Crescono le distanze con Campo progressista
L'assemblea della coalizione civica a Milano Sfuma il tentativo di pacificazione (ma non con Mdp) Sono ancora le alleanze a dividere
L'assemblea della coalizione civica a Milano Sfuma il tentativo di pacificazione (ma non con Mdp) Sono ancora le alleanze a dividere
Assemblee tematiche in ogni città, «preparate bene», «per cominciare a costruire un programma dal basso», «con tutti quelli che vorranno».
Tomaso Montanari, uno dei due promotori dell’assemblea del Teatro Brancaccio di Roma (l’altro era l’avvocata Anna Falcone, era lo scorso 18 giugno) lancia il week end «programmatico» di quest’area in costruzione, «Coalizione civica», la definisce lui stesso. I due lo hanno fissato in quello del 30 settembre e del primo ottobre. L’annuncio arriva mercoledì scorso, a sera tarda, al termine di un’affollata assemblea alla camera del lavoro del capoluogo lombardo, presenti seicento persone. Due ore e mezza di interventi aperti e chiusi dallo storico dell’arte che nell’introduzione ha salutato la presenza in sala di Gad Lerner, uno degli uomini più vicini a Giuliano Pisapia.
L’ex sindaco di Milano alla riunione del Brancaccio non aveva partecipato. «Non ci sono le condizioni politiche per esserci», aveva fatto rispondere all’invito degli organizzatori. Come dire: non ci sono le premesse per la lista unica di sinistra auspicata dai «civici».
MA ANCHE L’OCCASIONE per una riconciliazione, o almeno per un avvicinamento, sfuma e si trasforma nel suo contrario. Montanari ripercorre gli errori dei vari governi di centrosinistra, da Prodi a Renzi-Gentiloni, e invita l’area del sindaco a verificare se nonostante le differenze di partenza (oltre all’analisi del passato, e le eventuali futuribili alleanze con il Pd, c’è il fatto che Pisapia ha votato sì al referendum costituzionale) è possibile guardare avanti «e camminare insieme».
LERNER SCEGLIE DI NON GIRARCI intorno. A proposito di alleanze spiega che a Milano preferisce essere governato da una giunta Sala-Majorino piuttosto che da una Parisi-Salvini. Il riferimento è alle ultime comunali: la sinistra radicale non ha votato l’ex commissario Expo al primo turno (ma in gran parte lo ha votato, e salvato dalla sconfitta, al ballottaggio). Battere le destre è un’urgenza, avverte il giornalista. E anche sul referendum spiega perché ha votato sì: «Ho valutato che la vittoria del no sarebbe stata utilizzata in forma travolgente dalla destra. E per giudicarne davvero gli effetti dovremo aspettare il voto». È l’analisi opposta a quella dei «civici», che fissano la loro nascita ideale nei comitati del No (Montanari ne era un leader) e proprio nel successo di quella battaglia campale («Volevano sfigurare definitivamente la Costituzione»). Ma la platea rumoreggia. Lerner scende dal palco senza aggiunge altro.
NELLE SUE CONCLUSIONI Montanari controreplica: «Il ricatto dell’alleanza con il Pd per evitare la vittoria delle destre ormai è spuntato: la sinistra al governo ha fatto cose di destra». Va segnalata la posizione di Onofrio Rosati, coordinatore milanese di Mdp, l’alleato di Campo progressista nello schieramento «Insieme». Rosati raccoglie l’invito all’unità dei «civici» ma «se questo è l’obiettivo non ha senso partire dall’elenco delle differenze, ci vuole uno scatto di generosità da parte di tutti».
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