A migliaia contro il Ddl Sicurezza. A Roma e in trentasei piazze d’Italia
Fanno Pena La giornata indetta dalla Rete Liberi di lottare. Si parla di «unire questa lotta a quelle contro autonomia e premierato»
Fanno Pena La giornata indetta dalla Rete Liberi di lottare. Si parla di «unire questa lotta a quelle contro autonomia e premierato»
«Ci siamo riusciti, abbiamo riempito via dei Fori imperiali»: mentre nuvoloni neri si addensano, dal camion del corteo contro il Ddl sicurezza scrutano il corteo. La testa si trova quasi all’ingresso di piazza Venezia, la coda ha appena finito di percorrere via Cavour e piega sulla storica via romana.
La manifestazione, dunque, può dire di aver raggiunto il suo obiettivo, anche se tutti sono consapevoli che la strada per bloccare il provvedimento del governo che inasprisce le pene e introduce nuovi reati che colpiscono praticamente ogni forma di dissenso è ancora lunga.
Ieri a Roma si sono ritrovati sindacati di base (Usb e Si Cobas su tutti), movimenti di lotta per la casa, studenti e migranti. Spesso queste figure si intersecano tra di loro: è ormai noto che molti dei lavoratori che lottano nei centri nevralgici della logistica del nord Italia sono spesso migranti o che il popolo che si organizza contro la rendita e in difesa del diritto all’abitare è meticcio e intreccia le nuove forme del precariato metropolitano.
«Siamo capaci di produrre una mobilitazione permanente come quella di oggi come le altre città che si sono mobilitate» dicono i promotori. E ancora: «Se incrociamo le nostre lotte a quelle contro autonomia differenziata e premierato riusciamo a cacciare via il governo. Adesso anche chi si oppone in parlamento deve fare la sua parte. Serve un nuovo momento di confluenza delle lotte».
Circola l’ipotesi di indire uno sciopero «generale e generalizzato», allargato alle figure non sindacalizzate. Anche perché da Usb esplicitano la relazione tra politiche sociali e disegni repressivi: «Questo disegno di legge colpisce il conflitto mentre il governo con la legge di bilancio incrementa le disuguaglianze: per questo sanno che la protesta è destinata ad allargarsi».
Usb sottolinea che non c’è stata «nessuna risposta sul miglioramento delle condizioni di vita e dei diritti delle persone, non resta evidentemente che tentare di criminalizzare l’emergenza sociale». Dunque, dal prossimo sciopero di lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego previsto per il 31 ottobre, alla mobilitazione dell’industria dell’8 novembre, i momenti di lotta devono continuare».
Si contano altre trentasei piazze contro il Ddl, da Trieste a Reggio Calabria passando per Cagliari.
A Milano la protesta si è unita alla manifestazione per la Palestina: circa duemila persone si sono mosse da Porta Venezia a piazzale Loreto. A Napoli, dove per il 28 ottobre è prevista un’assemblea nazionale sul tema. i No Ddl hanno sfilato insieme alla contestazione al G7 dei ministri della difesa. A Livorno la manifestazione si è conclusa con l’occupazione dell’ex cinema Grande.
«In questa giornata di lotta contro il Ddl 1660 abbiamo deciso di occupare, seppur solo temporaneamente – spiegano i promotori di Asia Usb ed Ex Caserma occupata – Lo abbiamo fatto per evidenziare come il vero degrado siano i posti lasciati vuoti. Oggi vogliamo restituire alla città uno di questi luoghi; vogliamo condividerlo con un momento assembleare nel pomeriggio, ed un momento conviviale nella serata».
A Pisa e Firenze l’appuntamento era davanti alla prefettura: «Nel mirino del decreto ci sono tutte le forme di lotta e di organizzazione della protesta – dicono – dal movimento ecologista alle lotte studentesche, dal movimento dei lavoratori alla lotta per la casa, fino a quella per i diritti delle donne e dei migranti».
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