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A Gaza la guerra per fame colpisce le nuove generazioni

A Gaza la guerra per fame colpisce le nuove generazioniPalestinesi in fila per il cibo a Rafah – foto Ap

Israele/Palestina Già prima del 7 ottobre la malnutrizione per difetto era una realtà. Più dell'80% della popolazione dipendeva da aiuti umanitari, la metà dei bambini era anemica

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 12 marzo 2024

Già prima del 7 ottobre la malnutrizione per difetto era una realtà a Gaza: per diversi studi e rapporti un numero rilevante di bambini presentava ritardi di crescita e carenza di vitamine e minerali. Più dell’80% della popolazione dipendeva dagli aiuti umanitari, almeno la metà dei bambini era anemica e 1.6 milioni di persone nei territori occupati soffriva di insicurezza alimentare: avevano accesso al cibo ma in quantità insufficienti, o senza sapere per quanto tempo, per cui riducevano quantità, qualità e varietà per sopravvivere. Il blocco imposto da Israele su Gaza in passato ha fatto sì che si creasse questa condizione, e gli ultimi 5 mesi l’hanno aggravata esponenzialmente.

A Dicembre 2023 l’Ipc (Integrated Food Security Phase) ha pubblicato un report stimando che oltre il 90% della popolazione stava vivendo «alti livelli di insicurezza alimentare acuta». Le cifre erano considerate prudenti, ciò nonostante Israele ha rigettato il report e l’accusa di affamare Gaza.

Oltre all’insicurezza alimentare, abbiamo a Gaza il problema della malnutrizione. Questa è il divario tra assunzione e fabbisogno di energia e/o di nutrienti, per eccesso o per difetto: si assume troppo o troppo poco rispetto a quello che serve. Se l’assunzione è ciò che mangiamo e assorbiamo, il fabbisogno è ciò che ci è richiesto per vivere, ma è importante sapere che aumenta in alcune fasi della vita (infanzia, pubertà, gravidanza, allattamento), e in caso di tumori, ustioni, interventi chirurgici, perché aumentano le richieste e si demolisce la massa muscolare. Insomma, se il cibo è poco e i fabbisogni sono aumentati a causa di ferite, ustioni e malattie, la malnutrizione è certa.
Ciò che spesso si sottovaluta è che gli effetti non si vedono solo sul momento (e a volte neanche ad occhio nudo, infatti è errato dire «quella persona non sembra malnutrita»), ma si riflettono sul futuro della persona e di intere generazioni: la malnutrizione infatti si può «trasmettere»+ in un continuum dall’adulto al bambino, e viceversa. I primi 2 anni di vita e la pubertà sono finestre di opportunità per l’adulto del futuro, e interferenze come la malnutrizione non fanno raggiungere il pieno potenziale genetico di crescita.

Si rischiano così problemi in età adulta e nell’immediato, come carente risposta immunitaria, ritardi nello sviluppo mentale, crescita staturale non adeguata. Quest’ultima è un esempio pratico di quanto la malnutrizione interessi l’intera comunità: è lo specchio della salute del bambino, ma anche un indicatore dello stato socio-economico della popolazione, tanto che un miglioramento in questo dato indica un progresso negli indici delle condizioni socioeconomiche di un Paese.

Al momento nel nord di Gaza ogni 6 bambini sotto i 2 anni, uno soffre di malnutrizione acuta, e le strutture non possono contrastare ciò che eufemisticamente «arresta la loro crescita» e taglia le gambe alle nuove generazioni. I bambini malnutriti hanno un rischio di morte 11 volte superiore di quelli ben nutriti, a causa di polmonite e diarrea (che peggiora il quadro della malnutrizione), i cui casi sotto i 5 anni sono aumentati di circa il 2.000% dal 7 ottobre secondo l’Unicef.

Se tutto ciò, e la sospensione di aiuti da parte di alcuni Paesi all’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino Oriente) non bastasse, da settimane manifestanti israeliani tentano di bloccare i pochi aiuti autorizzati ad entrare nella Striscia, aggravando la posizione di Israele, dato che lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale – all’articolo 8(2)(b)(xxv) – definisce il crimine di guerra di fame come «affamare intenzionalmente, come metodo di guerra, i civili privandoli dei beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso il fatto di impedire volontariamente l’invio dei soccorsi previsti dalle Convenzioni di Ginevra». Ma del resto l’arma dell’affamamento non è nuova al colonialismo e alla guerra.

Intanto proprio mentre ha inizio il mese sacro del Ramadan, le persone cominciano a morire per malnutrizione: per il ministero della Sanità di Gaza almeno 25 persone, di cui almeno la metà bambini, sono morte per malnutrizione e disidratazione nella Striscia finora. Il conto dell’Unrwa è fermo a qualche giorno fa a 18 morti.

*pediatra nutrizionista di Nutrizionisti Senza Frontiere

Errata Corrige

Claudia Penzavecchia fa parte di Nutrizionisti senza frontiere, non di Medici senza frontiere come comparso per errore nell’edizione in edicola il 12 marzo 2024.

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