A Foggia la destra è divisa e contenta, tra saluti romani e parentele scomode
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A Foggia la destra è divisa e contenta, tra saluti romani e parentele scomode

Il caso Alle urne dopo lo scioglimento per mafia
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 20 ottobre 2023

È il 9 giugno del 2019, a Foggia. Franco Landella, di Forza Italia, è eletto sindaco per la seconda volta alla guida di una coalizione di centro-destra. Un anno e due mesi dopo, è il 23 agosto del 2020 quando il leader della Lega, Matteo Salvini, viene accolto in municipio dal primo cittadino Landella che gli consegna simbolicamente le chiavi della città, e dice: «su questo campanile d’ora in poi svetterà la bandiera della Lega», comunicando così il suo passaggio al partito di Salvini insieme ad altri tre consiglieri comunali.

ORA, però, quell’auspicio sembra solo un ricordo sgualcito, a guardare i simboli delle liste che sono state presentate alle prossime amministrative di Foggia che si terranno il 22 e 23 ottobre. E non solo perché qualche mese dopo quell’annuncio, il sindaco fu costretto a dimettersi, arrestato per corruzione e travolto nel febbraio del 2021, insieme a mezza maggioranza, da una tempesta giudiziaria per cui è tuttora in corso un processo. Ma, soprattutto, e veniamo all’oggi, perché il simbolo della Lega non compare (sostituito da quello di Prima Foggia) tra quelli della coalizione che sostiene il candidato sindaco del centrodestra, Raffaele Di Mauro. Di quest’ultimo, dicono senza timore di smentita diverse fonti che ben conoscono l’universo politico cittadino: «è il delfino di Landella, non potevano scegliere persona a lui più vicina». E, in effetti, a sfogliare l’album di famiglia della Forza Italia cittadina, i due si ritrovano spesso fianco a fianco, sorridenti, abbracciati nella celebrazione delle vittorie elettorali, e nella quotidianità che vede il neo-candidato sindaco Di Mauro commissario politico cittadino di Fi e capogruppo di maggioranza in consiglio comunale.

È IN UN CLIMA di familismo amorale che l’allora sindaco di Foggia finì nei guai, indagato e poi imputato per corruzione insieme alla moglie, dipendente comunale sospesa e finita con lui a processo. È in un ambiente da restaurazione, invece, che oggi il maggiorente di Forza Italia in Puglia, il senatore Mauro D’Attis, vice-presidente della commissione parlamentare antimafia, ha voluto fortemente la candidatura di Raffaele Di Mauro. Quest’ ultimo non è mai stato indagato, né il suo nome compare in alcun modo nella relazione della prefettura di Foggia che ha portato allo scioglimento del municipio. Ma le liste del centro destra sono piene zeppe di ex amministratori dell’era Langella.

IL QUOTIDIANO locale L’immediato ha rivelato l’esistenza di altre ombre sul candidato, facendo riferimento alla parentela della moglie del candidato sindaco del centro destra con il boss Franco Spiritoso (ucciso nel 2007) e con suo fratello Giuseppe, nome pesante della «Società Foggiana». Di Mauro si è difeso affermando di non aver mai conosciuto i boss, perché ha sposato la moglie soltanto nel 2015. Ma, forse, si poteva considerare l’opportunità politica di questa scelta, in un contesto dove esiste «un fenomeno criminale a lungo sottovalutato che rappresenta l’espressione più pericolosa e insidiosa delle mafie pugliesi, uno dei motivi di maggior allarme sociale in ambito nazionale», come ha ribadito il pg della Cassazione Luigi Salvato. Un altro candidato sindaco, Giuseppe Mainiero, esponente indipendente della destra dura e pura, ha qualche chance di giocarsela in un eventuale ballottaggio. Mainiero ha fondato in città Fratelli d’Italia, ma poi ne è uscito, giudicando il partito troppo moderato.

PARENTELE SCOMODE e saluti romani sembrano essere una costante della politica foggiana: anche Mainiero ne ha una, rinnegata pubblicamente, con un esponente del clan Sinisi-Francavilla. Qui, a Foggia, dove fino a due anni fa sedeva tra i banchi del consiglio comunale, con Fratelli d’Italia, Liliana Iadarola, compagna di Fabio Delli Carri del clan Francavilla-Sinesi, ritratto in varie foto della polizia mentre faceva saluti romani in un bar, e anche mentre posava insieme ad altri consiglieri di maggioranza, come Pasquale Rignanese, oggi di nuovo candidato, e Raffaele Di Mauro. Tutti sorridenti, in piazza insieme per una protesta contro il governo Conte. Perché da queste parti, si sa, occorre cambiare tutto per non dover cambiare niente.

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