A Bibi non basta il terrore: unità nazionale ma senza ultradestra
Israele E la banca centrale vende valuta
Israele E la banca centrale vende valuta
Israele avrà un governo di unità nazionale per fare la guerra a Hamas, è quasi una certezza. Ma non oggi. Neanche le modalità atroci dell’attacco di Hamas hanno permesso allo screditato premier Benjamin “Bibi” Netanyahu di arruolare su due piedi l’opposizione sotto le bandiere della sua prontissima dichiarazione di guerra.
L’incontro tra i rappresentanti del Likud di Netanyahu e quelli del National Unity Party di Benny Gantz si è concluso con la proposta di formare un gabinetto di guerra, che faccia solo quella e niente altro – esplicitamente escluso ogni tema che non riguardi il conflitto, per tutta la sua eventuale durata, e soprattutto esclusa la tremenda riforma della giustizia contro cui in Israele si manifesta da mesi – ma senza gli attuali ministri di ultradestra Ben-Gvir e Smotrich. Che solo poche ore prima avevano invitato invece l’opposizione a unirsi a Netanyahu in un nuovo governo ma con loro dentro, come ora, rispettivamente ministri della sicurezza e delle finanze. Anche il leader di Yesh Atid ed ex alleato di Gantz, Yair Lapid, subito dopo l’attacco si è detto disponibile a un governo di unità nazionale ma senza Ben-Gvir e Smotrich. Il solo Avigdor Lieberman, del partito anti-arabo Israel Beitenu (Israele casa nostra) si dichiara disposto a ogni e qualsiasi governo che prometta di cancellare Hamas.
Benny Gantz è stato ramatkal (capo di stato maggiore generale) delle forze armate israeliane, ministro della difesa e vicepremier, Lapid guida il principale partito di opposizione. Non sarà facile eluderne le richieste anche se il momento è scabroso, e Netanyahu in serata ha fatto proprio appello a «una unità nazionale senza precondizioni». E la storia di Israele è costellata di momenti militar-patriottici: quando scoppiò la guerra dei Sei Giorni, nel ’67, persino gli studenti che occupavano le università tornarono immediatamente a casa. Il governo di unità nazionale era stato appena formato.
Anche i giornali israeliani osano continuare a criticare il capo del governo, e editoriali su Haaretz invitano a impedire che un leader con un’inchiesta criminale e devoto solo alla propria sopravvivenza la passi liscia, ma solo «dopo che questo fuoco sarà spento».
Il fuoco intanto si estende all’economia. Per la prima volta nella sua storia, la Banca di Israele ha annunciato che venderà parte delle riserve di valuta. Sono 30 miliardi di dollari, messi sul mercato per sostenere il pericolante shekel. La moneta israeliana era già pericolante da molti mesi, anche grazie al discredito su Netanyahu.
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