Nel centrosinistra pugliese e nazionale si intrecciano in queste ore due ragionamenti che derivano dalla mossa del ministro Piantedosi di attenzionare il Comune di Bari per eventuali infiltrazioni mafiose. La reazione emotivamente forte del sindaco Antonio Decaro e l’abbraccio della piazza di Libera danno forza a chi, come il responsabile sud di Sinistra italiana Nico Bavaro, pensa che quello della destra sia stato «un autogol». Che avrà ricadute non solo in Puglia. E potrebbe proiettare Decaro, già presidente Anci, ancora di più sulla ribalta politica nazionale, dalla quale in questi anni si è tenuto prudentemente alla larga.

ORA CHE LA SUA CANDIDATURA alle europee appare sempre più concreta («È una possibilità, seguiremo le indicazioni del partito», fanno sapere dal suo staff), l’essere diventato il bersaglio del governo di destra potrebbe diventare un aiuto anche in termini di preferenze personali: fino a prefigurare un possibile sorpasso su Schlein nella circoscrizione sud che lo rafforzerebbe come possibile aspirante alla segreteria.

Per ora si tratta solo di suggestioni, visto che Schlein (che non ha ancora formalizzato alcuna decisione sulla candidatura europea) appare ben salda in sella, tonificata dalla vittoria in Sardegna e anche dal risultato del Pd in Abruzzo, pur nella sconfitta. Ma basta guardare i social per capire che la mossa di Piantedosi è stata una iniezione di popolarità per il sindaco di Bari. Che viene visto da molti sostenitori della mozione Bonaccini come il candidato ideale in caso di default della segretaria. Lui non ci pensa neppure a mettersi in contrapposizione con la leader: non è nel suo carattere e neppure gli converrebbe, in questa fase. Ma i suoi supporter fanno notare come a Bari, dopo dieci anni di governo, il campo largo sia già bello e pronto: il centrosinistra che terrà le primarie il 7 aprile va da Sinistra italiana a Calenda, compresi i 5 stelle.

A BARI SI RESPIRA UN CERTO ottimismo sull’esito delle primarie. Nel Pd pensano che «lo schiaffo del governo abbia offeso tutta la città» e dunque si confida che possa aumentare la partecipazione ai gazebo. Un primo assaggio si vedrà domani mattina a piazza del Ferrarese, centro di Bari, dove ci sarà una manifestazione promossa anche dalla Cgil dal titolo eloquente «Giù le mani da Bari», con l’hashtag ormai popolare sui social #iostocondecaro.

«Le decisioni delle ultime ore, prese dal ministro e sollecitate dai parlamentari pugliesi di destra, suonano come un atto ostile non nei confronti dei boss, ma di chi i boss li combatte ogni giorno da anni sul territorio», spiega Bavaro. «Se pensano che i baresi si facciano influenzare dal venticello delle calunnie si sbagliano. A Bari e in Puglia non sono passati 20 anni di amministrazione invano sul versante della lotta alla mafia. E sabato ci sarà in piazza un popolo che dimostrerà la cultura di legalità». «In città sta montando una diffusa indignazione», gli fa eco il segretario regionale del Pd Domenico De Santis che si aspetta per domani una «larga partecipazione di popolo». Tra i dem c’è chi sorride: «Antonio due settimane fa era arrivato all’80% di gradimento tra i baresi, ora rischia di eguagliare Putin…».

IL PROSSIMO APPUNTAMENTO sono le primarie. L’accordo tra Pd e M5S (poco abituati a questo strumenti) è stato complicato: alla fine si voterà in sei seggi, i cittadini non dovranno pre-registrarsi ma presentarsi ai gazebo dotati di codice fiscale. Una procedura piuttosto rigida, mai utilizzata prima dal Pd. In passato bastava un documento di identità. Alle primarie per eleggere il leader nazionale, nel febbraio 2023, in città si presentarono ai seggi in 7mila. Ora si punta a raggiungere almeno quota 10mila.

I DUE SFIDANTI SONO VOLTI noti a Bari. Vito Leccese, già esponente dei Verdi e parlamentare, è il capo di gabinetto di Decaro, sostenuto dal sindaco uscente, dal governatore Emiliano, da Pd, Azione, Verdi e civiche. L’avvocato Michele Laforgia, uno dei più noti penalisti della città, è appoggiato da Sinistra italiana, M5S e Italia Viva. Uno è diretta emanazione della giunta uscente, l’altro ha un profilo più civico. In queste ore nessuno osa fare previsioni: Leccese potrebbe essere premiato dalla solidarietà verso Decaro: «Bari si rifiuta di diventare ostaggio di una parte politica che ha deciso di vincere le elezioni truccando la partita», attacca.

A destra sono ancora in alto mare: ballano nome di Fdi e Lega, c’è anche il magistrato Stefano Dambruoso, eletto alla Camera nel 2013 con Monti. Nessuno sembra avere troppa voglia di mettere la faccia in una partita che si considera persa a tavolino.