900 israeliani uccisi, Gaza paga il prezzo: bombe a tappeto
Sangue su sangue Distrutto il campo profughi di Jabaliya, colpiti ospedali e moschee: settecento vittime. Miliziani di Hamas ancora dentro Israele
Sangue su sangue Distrutto il campo profughi di Jabaliya, colpiti ospedali e moschee: settecento vittime. Miliziani di Hamas ancora dentro Israele
L’invasione di terra di Gaza potrebbe avere inizio nelle prossime 24-48 ore. Lo prevede il Washington Post ma lo pensano un po’ tutti dopo la mobilitazione di 300mila riservisti e i raid aerei su Gaza incessanti e devastanti che ieri avrebbero colpito e distrutto 2.400 obiettivi di Hamas. Più di tutto lo indicano le dichiarazioni dei leader israeliani intenzionati a punire Gaza e non solo Hamas per il bagno di sangue compiuto sabato dai miliziani del movimento islamico e i suoi alleati: 900 israeliani uccisi – 260 erano a un raduno musicale – assieme a cittadini stranieri, oltre 2.300 feriti e più di cento persone, tra cui donne e bambini, trascinate in ostaggio a Gaza.
«RIMARRANNO senza elettricità, senza cibo, senza carburante, chiusi dentro. Stiamo combattendo contro animali con sembianze umane e agiamo di conseguenza», ha avvertito il ministro della difesa Yoav Gallant annunciando il blocco totale di Gaza. Per gli israeliani e gli europei, il massacro compiuto da Hamas è un nuovo Bataclan, un altro 11 Settembre. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha detto che non era mai accaduto che fossero trucidati tanti ebrei in un solo giorno dai tempi dell’Olocausto.
Si levano anche voci diverse in queste ore drammatiche. «Quella che sta attuando Israele è una punizione collettiva che colpisce un milione di minori palestinesi, ovvero la metà della popolazione di Gaza. L’attacco contro Gaza non è una reazione al terrorismo che pure io condanno con forza. Israele non può negare quanto serve per far funzionare gli ospedali», spiegava ieri alla Bbc Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council, una delle ong umanitarie più importanti.
Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha riconosciuto che Israele ha «legittime preoccupazioni per la sua sicurezza» ma ha anche ricordato a Israele che «le operazioni militari devono essere condotte in conformità con il diritto internazionale umanitario». Appelli che non si rintracciano nelle parole del primo ministro Netanyahu: «I bombardamenti aerei sono solo l’inizio», ha detto in un messaggio al paese.
IERI SERA il bilancio aggiornato di palestinesi uccisi dai bombardamenti su Gaza era di 687, tra i quali 140 bambini e 105 donne, e di quasi 4mila feriti. Non è chiaro se questi numeri dati dal ministero della salute, includano tra gli uccisi i miliziani e i civili che li avevano seguiti in Israele. Secondo fonti non ufficiali sarebbero centinaia. Il territorio tra Gaza e il sud di Israele è un inferno. Hamas e altre organizzazioni lanciano ondate di razzi che il sistema Iron Dome ferma solo in parte. Ieri hanno raggiunto anche la periferia di Gerusalemme, facendo alcuni feriti.
LA CITTÀ è vuota, girano pochissime persone, le strade sono occupate da ingenti forze di polizia. Non è diversa Tel Aviv. Si è appreso che diverse località nel sud di Israele potrebbero essere evacuate per consentire all’esercito e alla polizia di «snidare», così dicono i media locali, i militanti di Hamas che sono ancora in territorio israeliano e che non riescono a rientrare a Gaza come hanno fatto gli altri.
Gli attacchi su Gaza dell’aviazione israeliana avvengono con brevi intervalli di tempo: sono i più violenti di sempre. A Gaza city, Khan Yunis, Rafah e altre località si alzano continuamente nuvole di fumo da palazzi e case colpiti in pieno. La popolazione, senza energia elettrica, denuncia il massacro di 15 famiglie rimaste sotto le macerie delle loro case senza aver ricevuto alcun preavviso. Uno dei più gravi è stato il bombardamento della casa degli Al-Zaanin che ha provocato la morte di 20 cittadini. Un’altra strage è stata quella che ha subito la famiglia Abu Quta di Rafah: 18 morti tra cui bambini. Nel campo profughi di Jabaliya si sono vissuti momenti di terrore per un bombardamento violento che avrebbe ucciso decine di palestinesi. Le Nazioni unite intanto riferiscono che gli sfollati a Gaza sono già 123.538. Tanti si sono rifugiati nelle scuole, mentre le bombe israeliane distruggevano tre campus universitari, due ospedali e una decina di moschee. «D’ora in poi, qualsiasi operazione nemica contro il nostro popolo sarà seguita dall’esecuzione di un civile (israeliano) in ostaggio tra quelli che tratteniamo e la trasmetteremo in audio e video», ha minacciato ieri Abu Obeida, il portavoce dell’ala militare di Hamas.
PAROLE DURE che seguono la notizia secondo la quale il ministero degli Esteri del Qatar, in coordinamento con gli Stati uniti, sta mediando tra Hamas e Israele un possibile scambio di prigionieri.
SI IPOTIZZA la liberazione di tutte le israeliane e dei minori sequestrati sabato in cambio della scarcerazione di 36 donne palestinesi. Israele nega che ci siano negoziati in corso per uno scambio di prigionieri. «Dovremmo vedere per quanto tempo terranno gli ostaggi se nei prossimi giorni non ci sarà acqua, elettricità, cibo, medicina per tutta la popolazione di Gaza», ha detto Eran Lerman, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale, aggiungendo che nessun israeliano cederà alle condizioni dei sequestratori alla luce del sanguinoso attacco di sabato. Tuttavia, non pochi pensano che la reazione israeliana sia parzialmente frenata proprio dalla presenza nella Striscia di tanti ostaggi.
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