La 72esima invasione militare israeliana di Jenin (dal 7 ottobre) si è conclusa ieri dopo 40 ore di violenze. Il bilancio finale è di 12 palestinesi uccisi. Tra loro quattro bambini. Venticinque i feriti. I testimoni raccontano di spari in strada, di uno dei ragazzini – Mahmoud Hamadna – colpito mentre in bici lasciava la scuola, dell’insegnante Allam Jaradat centrato nella sua auto, del medico Usaeed Jabarin colpito da un cecchino davanti l’ospedale.

Ieri si sono svolti i funerali, dopo che i carri armati israeliani se ne sono andati. All’ospedale di Jenin una lunga folla si è messa in fila per prestare omaggio al chirurgo. I droni hanno volato per due giorni sopra il campo, i bulldozer hanno spianato altre strade e la casa di Ahmed Barakat, sospettato di un attacco contro un civile israeliano lo scorso anno. Una decina di abitazioni sono state danneggiate, alcune irrimediabilmente, scrive l’Afp. Per ore sono saltate elettricità e linee telefoniche.

I combattenti palestinesi del campo hanno risposto al fuoco, gli scontri armati hanno costretto migliaia di persone a chiudersi in casa. Nella notte tra mercoledì e giovedì, molti giovani e adulti sono stati arrestati: in un video si vedono inginocchiati, spogliati, bendati e poi picchiati dai soldati. Tra gli arrestati anche un paramedico e una donna. Decine le case perquisite e derubate. Dal 7 ottobre in Cisgiordania esercito e coloni hanno ucciso 518 palestinesi, 129 bambini.