Visioni

«The Palace», una grottesca pochade nel vortice del Millenial Bug

«The Palace», una grottesca pochade nel vortice del Millenial BugJoaquim De Almeida e Oliver Masucci – foto di M. Abramowska

Venezia 80 Roman Polanski fuori concorso, con un film ambientato il 31 dicembre 1999, ma la maestria non c'è

Pubblicato circa un anno faEdizione del 3 settembre 2023

Roman Polanski al Lido non c’è. Non solo perché ha deciso di non venire di persona, ma perché è difficile rintracciare la maestria di un regista come lui in The Palace, il suo nuovo film presentato fuori concorso. Un racconto che ci porta al 31 dicembre 1999 quando si temeva il cosiddetto millennial bug, lo sconvolgimento planetario legato alle difficoltà dei computer nel cambiare data cui si era aggiunto qualche buontempone che, in ossequio a Nostradamus, presagiva addirittura la fine del mondo. Eccoci quindi in Svizzera, in un lussuosissimo albergo alpino, agli ordini di Hansueli Kopf, direttore in grado di affrontare e risolvere qualsiasi inguacchio (interpretato benissimo da Oliver Masucci) coadiuvato dal capo concierge Tonino (Fortunato Cerlino). Ai loro ordini chef, camerieri, facchini, donne delle pulizie, insomma un esercito che deve combattere contro le bizzarrie di ricchi eccentrici clienti. Ecco la marchesa che dà caviale al cagnolino (purtroppo Fanny Ardant) e rimorchia l’idraulico per una sveltina che neppure nelle «nostrane vacanze».

UN MANIPOLO di russi che abbondano in denaro, donne facili, guardie del corpo e bevute di vodka che assistono alle dimissioni di Yeltsin in tv e all’insediamento di Putin che promette libertà. Un traffichino texano fallito (Mickey Rourke) che intorta un bancario svizzero di nome Tell, per fortuna di nome fa Caspar (Milan Pescher), per una truffa da fusi orari, salvo vedersi piombare in albergo la dimessa famigliola del figlio slavo, mai conosciuto. Poi c’è il multimiliardario (John Cleese) con signora ventiduenne sovrappeso al seguito in occasione del primo anniversario celebrato con tanto di pinguino benaugurante. Non manca il dottor Lima, chirurgo plastico (Joaquim De Almeyda) con moglie alzheimerata osannato da clienti mostruose.

C’è poco del genio del regista in un’ opera che suona come la summa di luoghi comuni

INFINE, l’attore porno (Luca Barbareschi) dotato di potente attrezzatura professionale, purtroppo ormai inutile. E alla festa serale, oltre a caviale in quantità industriale, partecipa anche un tale Madoff. Schierato questo parterre di «personaggi e interpreti» ci si sarebbe aspettati zampate di causticità, battute al vetriolo, forse anche frammenti di scontro di classe come ci aveva suggerito la trama e come aveva magnificamente fatto Altman con Gosford Park. Purtroppo i riferimenti sono a In viaggio col morto, agli amplessi canini il tutto con echi da cinepanettone.

No, da Roman Polanski non solo è lecito, ma anche giusto aspettarsi di più e di meglio di una insipida pochade grottesca con retrogusto noir solo perché qualcuno schiatta. The Palace pur nella sua presunta esclusività suona come la summa di luoghi comuni, in cui tutto suona male come l’albergo che sembra uscito da un film d’animazione disneyana. La governante kapò, i facchini canterini, i camerieri sempre pronti al «vediamo cosa possiamo fare» di fronte a capricci evidenti. Nonostante Skolimowski accreditato come sceneggiatore e Desplat alle musiche, rimane solo quella sporcizia sul pavimento dopo la festa a ricordare un altro finale di Polanski (Frantic) e anche di Leone, in cui arrivava il camion della spazzatura a fare pulizia delle miserie del mondo.

E SU QUELLO scorrono i titoli di coda dove Barbareschi, anche produttore del film, ringrazia Roman Polanski. Ha ragione perché il film suona come più in sintonia con il produttore che con il regista. Barbareschi che lamenta come i francesi non abbiano partecipato né alla produzione né alla distribuzione, nonostante i risultati e i premi ottenuti con L’ufficiale e la spia film dedicato al caso Dreyfus. Ingrati, visto che Roman è nato proprio a Parigi, novanta anni fa, il 18 agosto del 1933.

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