Tatsuya Mori è uno fra i giornalisti e documentaristi giapponesi più conosciuti, sia in patria che all’estero, spesso impegnato ad affrontare con la penna e con la videocamera tematiche delicate e poco coperte dai media tradizionali. Forse i suoi documentari più noti a livello internazionale sono A e A2, usciti rispettivamente nel 1998 a nel 2001, in cui il regista seguiva la routine quotidiana di alcuni adepti della setta Aum Shinrikyo, responsabile dell’attacco con gas sarin nella metropolitana di Tokyo nel marzo del 1995. Ma anche Fake del 2016 su un musicista che in realtà non è tale ma che s’è finto compositore per moltissimi anni, e tre anni più tardi : Documentary of the Journalist, in cui esplorava la figura di Mochizuki Isoko, una giornalista che si è più volte opposta ai poteri forti del proprio paese.
Il nuovo lavoro di Mori, Fukuda-mura jiken, sarà il suo primo lavoro di finzione ed è dedicato alle vicende accadute subito dopo il grande terremoto che distrusse Tokyo e le zone circostanti il primo febbraio 1923. Più di centomila persone perirono nel cataclisma e nei giorni seguenti alla grande scossa ci furono dei massacri di coreani, perpetrati da gruppi di vigilanti giapponesi convinti che questi stavano avvelenando i pozzi acquiferi e compiendo razzie tra le macerie.

LA PENISOLA coreana era al tempo sotto il dominio imperiale giapponese ed era presente ed attivo un movimento di resistenza clandestino che tentava di liberarsi dell’invasione nipponica. Questo movimento di resistenza, che non aveva legami con i coreani residenti in Giappone peraltro, fu una delle scuse con cui la polizia giapponese giustificò il non intervento per fermare, ed in alcuni casi perfino la partecipazione, ai massacri dei coreani.

Il dialetto venne confuso per la lingua coreana e la follia e l’insensata rabbia di alcuni si sfogò contro queste famiglie venute da lontano

Fukuda-mura jiken (Gli avvenimenti del villaggio di Fukuda) tratta di un specifico caso di questa violenta isteria di massa e cercherà di assumere il punto di vista degli autori delle uccisioni avvenute in un villaggio, oggi nella prefettura di Chiba, il 6 settembre del 1923.
La particolarità dei tremendi fatti successi in questo villaggio è che le persone uccise da questi gruppi di vigilanti non furono coreani, bensì giapponesi membri della comunità burakumin, cioè dei sottocasta, la setta degli intoccabili che di solito svolgevano i lavori ritenuti più umili e «sporchi» come quelli legati alla macellazione delle carni e alla lavorazione delle pelli. Questo gruppo di persone si era recato nella zona del Kanto, dove si trova Tokyo, da una zona periferica per vendere i loro prodotti su bancarelle, durante una festa locale.

IL DIALETTO venne confuso per la lingua coreana e la follia e l’insensata rabbia di alcuni si sfogò contro queste famiglie venute da lontano, una decina di persone furono così trucidate con fucili e spade, tra cui una donna incinta ed un bambino. Secondo Mori, questo specifico episodio non è menzionato nei documenti ufficiali sui fatti successi dopo il grande terremoto del 1923 e questa paura e rabbia verso il diverso potrebbe, sempre secondo il regista, facilmente emergere di nuovo, qualora un grande terremoto dovesse colpire la capitale giapponese, oggi popolata di persone con radici miste e diverse.
Mori, che ha iniziato a girare il film lo scorso 20 agosto, difficilmente riuscirà a raccogliere fondi provenienti dal proprio paese, ma il lungometraggio è stato recentemente selezionato dall’Asian Cinema Fund di Busan, città dove si svolge il più importante festival cinematografico asiatico. La speranza del regista è quella di poter completare Fukuda-mura jiken in tempo per il centenario del grande terremoto del 1923, il settembre del prossimo anno.

matteo.boscarol@gmail.com